Il “sì” o il “no” che Facebook e Google non vogliono dire
È quello che risponde alla domanda se abbiano avuto in parte un ruolo nell'attacco al Congresso, posta loro da un deputato statunitense
Giovedì i tre CEO di Facebook, Google e Twitter sono stati interrogati da alcuni deputati della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti sulla possibilità che le loro piattaforme abbiano avuto delle responsabilità negli attacchi al Congresso del 6 gennaio scorso. Ai tre amministratori delegati, Mark Zuckerberg di Facebook, Sundar Pichai di Google e Jack Dorsey di Twitter, un deputato Democratico ha chiesto di rispondere soltanto con «un sì o un no» alla domanda:
Le vostre piattaforme hanno avuto delle responsabilità nel diffondere la disinformazione – in relazione alle elezioni e al movimento “Stop the Steal” – che ha portato all’attacco al Congresso? Sì o no.
Dei tre, soltanto Dorsey ha risposto come richiesto, pur fornendo una spiegazione accessoria:
Sì, ma bisogna prendere in considerazione anche un ecosistema più ampio. La questione non riguarda solo le piattaforme tecnologiche che sono state usate.
Zuckerberg e Pichai invece hanno tergiversato, evitando di rispondere con un sì o un no, e cercando di contestualizzare e di discolparsi: ma il deputato Democratico Mike Doyle, che aveva fatto la domanda, li ha bruscamente interrotti spiegando di non essere interessato a risposte simili. Nei pochi secondi avuti a disposizione, Zuckerberg ha detto che la responsabilità delle piattaforme è di costruire un sistema efficace per combattere la disinformazione. Più tardi ha aggiunto che la responsabilità è di chi ha partecipato all’assalto e diffuso disinformazione. Pichai ha detto che Google sente sempre un forte senso di responsabilità, e che per queste elezioni ha fatto un grande sforzo, nel controllare e limitare le notizie false. Poi ha detto che «è una domanda complessa», troppo per poter rispondere solo sì o no.
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— jack (@jack) March 25, 2021
L’interrogazione è durata in tutto oltre 5 ore. Oltre alle domande che riguardavano l’attacco al Congresso, ai tre è stato chiesto anche se le loro piattaforme abbiano aiutato a diffondere disinformazione sulla COVID-19 e sui vaccini contro il coronavirus, se in alcuni casi abbiano fomentato il razzismo e se danneggino la salute mentale dei bambini.
In generale, Zuckerberg, Pichai e Dorsey hanno detto di avere delle politiche precise su quali contenuti debbano essere rimossi dalle loro piattaforme, e che ogni caso viene giudicato secondo i loro regolamenti. In un lungo thread su Twitter, Dorsey ha illustrato la sua posizione, ribadendo tra le altre cose che «in ultima analisi stiamo gestendo un’azienda, e un’azienda vuole aumentare i suoi clienti. Applicare i termini di utilizzo è una decisione di business».