Com’è fatto il Canale di Suez
Per capire meglio la storia della nave incagliata e perché è così difficile liberarla
Da giorni si parla del caso della nave incagliata nel Canale di Suez, in Egitto. La nave portacontainer Ever Given si è incagliata e messa di traverso martedì mattina, e secondo alcuni esperti potrebbero volerci giorni o addirittura settimane per riportarla a galla e sbloccare il passaggio. Non è la prima volta nella storia del Canale che una nave si incaglia, ma nei casi precedenti erano bastate poche ore per far riprendere la navigazione.
Il Canale di Suez è una delle più importanti rotte commerciali al mondo, in particolare per il petrolio, ma ha anche un forte valore strategico dal punto di vista militare. La sua costruzione comportò il taglio dell’istmo di Suez, una porzione di terra che collegava la parte africana dell’Egitto con quella asiatica. Con il taglio dell’istmo si riuscì a collegare per la prima volta il Mar Mediterraneo al Mar Rosso, consentendo alle navi commerciali di evitare di circumnavigare l’Africa per viaggiare tra Europa e Asia.
Per costruire il Canale si realizzò prima un canale più piccolo che collegava il delta del fiume Nilo al lago di Timsah, nei pressi della città di Ismailia, a nord dei Laghi amari. Questo permise di far giungere acqua dolce nell’arida valle a est del Nilo, e facilitare la costruzione di quello che sarebbe poi diventato il Canale di Suez.
Si procedette poi alla costruzione di due rami a sud e a nord del Lago di Timsah: il primo di Ismailia verso la città di Suez, sul Mar Rosso; e il secondo verso il Lago Manzala, un lago salmastro nei pressi del delta del Nilo, pochi chilometri a ovest di Porto Said, sul Mar Mediterraneo. Questi due rami vennero successivamente uniti e si completò quindi il Canale di Suez, che andava da Porto Said a Suez.
Quando fu inaugurato nel 1869, il Canale era profondo appena 8 metri, largo 22 metri sul fondo e da 61 a 91 metri in superficie. Data la strettezza del Canale, per far sì che vi transitassero più navi alla volta furono costruite baie ogni 8-10 chilometri, in cui si potesse alternare il traffico da nord a sud e viceversa. Ciononostante, la ristrettezza e la tortuosità del canale fece sì che tra il 1870 e il 1884 circa 3mila navi vi si incagliassero. Per questo motivo a partire dal 1876 iniziarono nuovi lavori di ampliamento e miglioramento che andarono avanti per decine di anni.
Oggi il Canale di Suez è lungo 190 km e largo fino a 313 metri in superficie e fino a 225 metri a 11 metri di profondità, con una profondità massima di 24 metri. Consente il passaggio delle navi solo in una direzione per volta (da nord a sud o viceversa) tranne che in una parte, grazie a una seconda corsia parallela lunga 35 km inaugurata nel 2015, che permette il transito delle navi in entrambe le direzioni contemporaneamente.
Dal 1947 la navigazione nel Canale avviene con un sistema a carovane, grandi gruppi di navi tutte in fila, due dirette verso sud e una diretta verso nord, che procedevano in senso unico alternato, grazie ai passaggi negli slarghi che erano stati creati lungo il tragitto.
Con l’apertura del nuovo canale nel 2015, questo sistema è cambiato e le partenze da sud e nord sono sincronizzate in modo che le carovane si incontrino nella zona a doppia corsia nello stesso momento: la carovana diretta a nord usa la corsia nella parte orientale mentre quella diretta a sud quella nella parte occidentale. In una giornata tipo, transitano tre convogli, due verso sud e uno verso nord. Il viaggio dura in media tra le 11 e le 16 ore ad una velocità di circa 8 nodi (15 km/h).
Gli incidenti e i casi di navi incagliate nel Canale di Suez non sono insoliti, ma si risolvono in genere nel giro di poche ore. L’ultimo era stato nell’ottobre del 2017, quando la nave portacontainer OOCL Japan, delle dimensioni della Ever Given, aveva avuto un guasto meccanico e si era incagliata nella sabbia. In quel caso, dopo alcune ore di lavoro, le navi da rimorchio erano riuscite a rimetterla a galla e la nave aveva ripreso il suo viaggio.
Il caso della Ever Given è però diverso da tutti quelli precedenti: la nave non si è solo incagliata nel fondo sabbioso del Canale, un tipo di incidente per cui basterebbero delle navi da rimorchio per trascinarla e rimetterla diritta. Da quanto sembra, infatti, la prua della Ever Given ha sbattuto contro le rocce posizionate lungo gli argini del Canale per impedire l’erosione della costa o eventuali inondazioni. Per di più ha incuneato nella sabbia il bulbo di prua – la parte della prua che si trova sotto la linea di galleggiamento – complicando ulteriormente le operazioni di rimorchio.
I rimorchiatori non bastano a trascinare la nave e per questo fin dalle prime ore successive all’incidente sono arrivati sul posto escavatori che hanno cercato di rimuovere le rocce e la sabbia in cui la Ever Given si era incastrata. Le autorità del Canale hanno detto giovedì che avrebbero dovuto rimuovere tra 15mila e 20mila metri cubi di sabbia per raggiungere una profondità di 12-16 metri, sostenendo che così la nave potrebbe galleggiare di nuovo. Secondo diversi esperti questo però potrebbe non bastare a liberare la nave, che sembra essersi incastrata così in profondità da non poter essere sbloccata semplicemente togliendo la sabbia.
La soluzione che si sta studiando è di alleggerirla per poi riprovare a portarla a galla. Per prima cosa dovrebbero essere tolti l’acqua di zavorra, che serve a mantenere la stabilità dello scafo, e il carburante. Ma se questo non dovesse bastare si dovrà procedere a togliere parte dei 20mila container che la nave trasporta: questa è la peggiore delle ipotesi perché, secondo gli esperti di logistica, potrebbe richiedere anche diverse settimane.