L’intricata saga dell’eredità di Rupert Murdoch
«L’ultimo grande magnate intercontinentale della stampa» ha 90 anni, ma cosa succederà dopo di lui è una questione aperta
L’11 marzo scorso l’imprenditore multimiliardario australiano Rupert Murdoch ha compiuto novant’anni. Nelle ultime settimane il suo nome e il suo ruolo nell’industria dei media hanno ottenuto nuove centralità e attenzioni sui giornali e nel lungo dibattito sul rapporto tra gli editori tradizionali e le piattaforme digitali. In base ad alcuni recenti accordi sia Facebook – per ora soltanto in Australia – che Google pagheranno per poter utilizzare i contenuti giornalistici delle testate di News Corp, il conglomerato di cui Murdoch è proprietario da oltre quarant’anni e a cui fanno capo centinaia di giornali e tabloid del mondo inclusi Wall Street Journal, New York Post, Times e Sun. A Murdoch, tramite l’altra grande società di famiglia, Fox Corporation, fa capo anche il popolarissimo e controverso network televisivo conservatore statunitense Fox News.
Di Murdoch, definito «l’ultimo dei grandi magnati intercontinentali della stampa», si parla da qualche tempo, comprensibilmente, anche in relazione alla sua eredità. Eredità intesa in termini non soltanto di patrimonio ma anche di potere e di influenze, quelle esercitate dai suoi media – che hanno posizioni generalmente conservatrici o ultra-conservatrici – sulla politica e sulle istituzioni di molti paesi.
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Alcune divergenze tra i figli, e tra i figli e il padre, a proposito della gestione delle principali società del gruppo lasciano sostanzialmente aperta la questione della successione e rendono concreta e realistica la possibilità di futuri scontri familiari per le quote di News Corp e Fox. Negli affari di famiglia nessuno dei figli ha infatti azioni con diritto di voto sufficienti per esercitare il controllo da solo. Alla famiglia Murdoch sono peraltro liberamente ispirate le vicende dei protagonisti della recente e apprezzata serie televisiva di HBO Succession.
I componenti della famiglia
Murdoch – oggi sposato con l’ex attrice e modella Jerry Hall, sua quarta moglie – ha sei figli, avuti durante i suoi tre precedenti matrimoni. La primogenita Prudence, nata nel 1958, è l’unica avuta dal matrimonio con l’ex assistente di volo australiana Patricia Booker, durato undici anni. Elisabeth, nata nel 1968, è la prima dei tre figli nati dal secondo matrimonio, quello con la giornalista scozzese Anna Mann. Gli altri due sono Lachlan, nato nel 1971, e James, nel 1972. Le ultime due figlie, Grace e Chloe, sono nate nel 2001 e nel 2003 dal terzo matrimonio, quello con l’imprenditrice americana Wendi Deng.
Prudence, la prima figlia di Murdoch, ha avuto diversi ruoli dirigenziali in News Corp e attualmente fa parte del consiglio di amministrazione dell’editore che pubblica il Times (Times Newspapers Ltd). Elisabeth ha fondato nel 2001 la società britannica di produzione di programmi televisivi Shine, del gruppo Fox, poi fusa nel 2015 con la tedesca Endemol e l’americana Core Media.
Lachlan occupò cariche dirigenziali già da metà degli anni Novanta e fu a lungo considerato il successore di Murdoch fino al 2005, quando lasciò News Corp per occuparsi di investimenti privati in Australia. Oggi però è ritenuto l’erede apparente e il Murdoch più influente dopo Rupert, perché tornò a gestire le principali aziende di famiglia nel 2014. Le sue cariche attuali sono quelle di direttore esecutivo e CEO di Fox Corporation e di co-presidente di News Corp. È inoltre direttore esecutivo della società australiana Nova Entertainment.
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L’ascesa e l’uscita di James
Dopo le dimissioni di suo fratello Lachlan nel 2005, James Murdoch rimase a lungo l’unico figlio maschio di Rupert con ruoli dirigenziali, responsabilità e coinvolgimenti diretti nelle più importanti società del padre. Già dal 2003, quando aveva trentuno anni, era CEO dell’importante gruppo televisivo britannico BSkyB (British Sky Broadcasting), di cui News Corp possedeva una quota di minoranza. La centralità di James nelle altre aziende di famiglia raggiunse l’apice nel 2015, quando subentrò al padre nel ruolo di CEO della 21st Century Fox, nata due anni prima come ramo di News Corporation concentrato sulle produzioni televisive e cinematografiche.
Ma l’influenza di James Murdoch nel «triumvirato dinastico» con suo padre e suo fratello, come lo definì il New York Times, cominciò a indebolirsi. Le cause furono in parte ideologiche: nel 2017 il testo di una nota interna da lui scritta e rivolta ai dipendenti di 21st Century Fox aveva in parte lasciato emergere alcune sue posizioni critiche nei confronti del presidente Trump, per altri versi tenacemente sostenuto dai giornali e dalle televisioni di famiglia.
All’epoca 21st Century Fox era la multinazionale dello spettacolo di Murdoch che teneva insieme gli studi televisivi e cinematografici di Fox, i canali FX e National Geographic, e altri network televisivi nel mondo tra cui Star India. Nel 2019, contestualmente all’acquisizione di 21st Century Fox da parte di Disney per 71,3 miliardi di dollari (63 miliardi di euro), i canali di news e sport di Fox furono scorporati ed esclusi dall’accordo, e rientrarono nella nuova società Fox Corporation: di cui però fu nominato CEO Lachlan, e non James.
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Ad agosto 2020, rimasto ormai soltanto nel consiglio di amministrazione di News Corp, James si dimise per «divergenze su alcuni contenuti editoriali pubblicati dalle testate dell’azienda e su altre scelte strategiche».
Le scelte di Lachlan
In occasione della vendita a Disney, scrive il Financial Times, Murdoch divise i beni di famiglia tra i suoi sei figli, regalando 2 miliardi di dollari a ciascuno di loro. Sembrò «un atto finale», ma restavano ancora fuori dagli accordi molti dei «giocattoli preferiti» di Murdoch. Uno è Fox News, diventato nel 2016 il canale via cavo più visto negli Stati Uniti. Gli altri sono le testate di News Corp (che controlla, tra le altre cose, circa il 70 per cento dei giornali in Australia), tanto più alla luce del recente sostegno ricevuto dalle istituzioni legislative internazionali nella contesa con le piattaforme digitali. Sia di Fox Corporation che di News Corp, Murdoch mantiene ancora il controllo.
L’accordo con Disney per la vendita di 21st Century Fox includeva una serie di vantaggi fiscali per la nuova Fox Corporation ma anche il divieto di vendita degli asset dell’azienda per due anni, un ostacolo legale inserito per impedire qualsiasi ripensamento da parte di Murdoch. Quel periodo scadrà nel mese di marzo 2021, e in molti prevedono che nuove audaci scelte di Murdoch – vendite, accorpamenti o entrambe le cose – potrebbero risistemare diversamente gli affari di famiglia, non necessariamente in accordo con Lachlan.
Nel caso di Fox la vendita è uno scenario possibile ma al momento ritenuto improbabile. Secondo la società di ricerca MoffettNathanson, Fox News potrebbe arrivare a rappresentare alla fine dell’anno l’80 per cento degli utili operativi – il risultato economico senza tener conto dei costi relativi alla gestione finanziaria e quelli straordinari – di tutta la rete. Ma Fox News è paradossalmente anche il principale ostacolo a un’ipotetica vendita.
«Il suo stretto rapporto con la Casa Bianca di Donald Trump ha generato indici di ascolto record ma ha allontanato inserzionisti e investitori», scrive l’Economist. E i tentativi recenti di porre limiti al sostegno verso Trump per non compromettere l’immagine del network hanno avuto l’effetto di preservare una minoranza ultra-conservatrice del pubblico di Fox News e, allo stesso tempo, deviarne una parte consistente verso gli emergenti network della destra radicale (Newsmax e One America News).
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Molto del futuro dei Murdoch, scrive il Financial Times, ruota intorno alla disponibilità di Lachlan a continuare a gestire Fox Corporation, che oggi è «un pesciolino da 20 miliardi di dollari in un mare di mega-conglomerati». Negli ultimi tempi, dando l’impressione di tenere molto in considerazione il lungo declino della tv via cavo, Lachlan – che ha 49 anni – ha destinato maggiori attenzioni ad aziende più attrezzate per il futuro. È stato lui, per esempio, a completare ad aprile 2020 per 440 milioni di dollari (circa 370 milioni di euro) l’acquisizione di Tubi, una piattaforma di video in streaming sostenuta dalle inserzioni pubblicitarie.
Persone a lui vicine sostengono inoltre che Lachlan si sia in generale stancato di dover gestire le continue controversie legate a Fox News. E per assolvere le numerose incombenze quotidiane ha da tempo scelto – in autonomia dal padre Rupert – di affidarsi a un ambizioso e ultraconservatore avvocato e studioso di diritto, Viet Dinh. Amico di lunga data dei Murdoch e padrino di uno dei figli di Lachlan, è stato vice procuratore generale tra il 2001 e il 2003 sotto l’amministrazione di George W. Bush. «Sta prendendo decisioni al posto di Lachlan», ha detto una fonte consultata dal Financial Times a proposito di Dinh, che in Fox ricopre le cariche di responsabile delle politiche aziendali e capo del team legale, con lo stesso stipendio di base di Lachlan.
Gli equilibri in famiglia
Un altro punto essenziale del dibattito sulle sorti dell’eredità di Murdoch riguarda i rapporti tra Lachlan e suo fratello James, che ha continuato a seguire un percorso indipendente dalle aziende di famiglia dopo le dimissioni da News Corp.
La famiglia Murdoch detiene quasi il 40 per cento delle azioni con diritto di voto in ciascuna società. Tutti e sei i figli sono equamente beneficiari di un fondo fiduciario di famiglia ma il diritto di voto, e quindi il potere di decidere nell’interesse della famiglia, è riservato soltanto ai primi quattro. Sono escluse da questo diritto Grace e Chloe, le due figlie di Rupert nate dal matrimonio con Wendi Deng, che hanno oggi 20 e 18 anni. Di fatto significa che per prendere qualsiasi decisione almeno due o tre fratelli dovranno essere d’accordo, scrive il Financial Times. Ma le divisioni interne sono tutt’altro che chiare.
Secondo alcune persone vicine ai Murdoch, James spera di potere coordinarsi con le sorelle Elisabeth e Prudence per ridare priorità a Fox News e alla divisione giornalistica australiana, se necessario contro il voto di Lachlan. Da questo punto di vista Elisabeth ha in passato espresso opinioni preoccupate, in linea con James, riguardo ai pericoli dei «profitti senza scopi» da parte dei media. Ma secondo altre persone, è piuttosto irrealistico che una figura sostanzialmente emarginata come James possa riottenere una significativa capacità di influenza. Dopo l’accordo del 2019 con Disney si era anzi persino parlato di un interessamento di Lachlan a rilevare la quota di James, possibilità poi esclusa a causa dei presunti costi dell’operazione.
La priorità di James e di sua moglie Kathryn, secondo il Financial Times, è sembrata non quella di ottenere ricavi immediati dalle risorse dei media di Murdoch bensì di attendere il momento in cui sarebbero stati in grado di condizionare la direzione delle società, per avviare una trasformazione radicale degli standard editoriali.