L’Unione Europea potrebbe vietare le esportazioni di AstraZeneca
L'obiettivo è evitare che milioni di dosi finiscano nel Regno Unito: se ne parlerà nel Consiglio Europeo di giovedì
Ormai da giorni nei paesi dell’Unione Europea si discute della possibilità di vietare le esportazioni di alcuni vaccini contro il coronavirus per fare fronte alle lentezze della campagna vaccinale europea, dovute anche alle mancate forniture di alcuni produttori, oltre che ai problemi organizzativi nei singoli stati.
Le discussioni si stanno concentrando in particolare intorno all’industria britannico-svedese AstraZeneca, che finora ha consegnato solo una parte delle dosi pattuite con l’Unione Europea, e sul Regno Unito, col quale invece AstraZeneca ha mantenuto i propri impegni.
Il primo ministro britannico Boris Johnson in queste ore sentirà al telefono diversi leader europei per cercare di evitare un divieto europeo alle esportazioni che potrebbe danneggiare seriamente la campagna vaccinale britannica; per giovedì 25 marzo è inoltre previsto un atteso Consiglio Europeo – l’organo dell’Unione che raduna tutti i capi di stato e di governo – in cui il divieto delle esportazioni sarà quasi certamente il tema principale.
Secondo gli ultimi dati resi pubblici dalla Commissione Europea, finora AstraZeneca ha fornito soltanto 30 milioni di dosi sugli 80 milioni previsti entro il primo trimestre del 2021, e sembra difficile che possa recuperare il ritardo nel trimestre successivo, da aprile a giugno: al momento è in grado di garantire solo 70 milioni di dosi sui 180 milioni pattuiti. I paesi e le istituzioni europee avevano puntato molto sul vaccino di AstraZeneca, sia perché era il più economico e facile da conservare, sia perché viene prodotto interamente in Europa.
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La riduzione della fornitura di dosi all’Unione Europea è stata spiegata sia con la spregiudicatezza dell’azienda britannico-svedese – che ha stipulato dei contratti senza avere la sicurezza di poterli rispettare – sia con alcuni imprevisti, come i ritardi nell’approntare uno dei due stabilimenti europei dove viene prodotto il vaccino, la fabbrica dell’azienda Halix a Leida, nei Paesi Bassi.
A ridurre ulteriormente le dosi di AstraZeneca a disposizione dei paesi europei ha contribuito il fatto che il Regno Unito si è rifiutato di esportare le dosi prodotte negli stabilimenti britannici, nonostante la possibilità fosse prevista dal contratto stipulato fra AstraZeneca e i paesi europei. Oggi il Regno Unito è uno dei paesi più avanti al mondo nella campagna vaccinale, con poco meno di 30 milioni di dosi somministrate su una popolazione di 66 milioni di abitanti.
Ora che lo stabilimento di Halix sembra vicino a ricevere la certificazione europea per produrre vaccini – secondo Reuters, AstraZeneca si aspetta un’approvazione definitiva per giovedì 25 marzo – i paesi europei vorrebbero tenersi per sé le dosi prodotte dallo stabilimento, circa 5 milioni al mese, mentre il governo Johnson chiede che vengano esportate anche nel Regno Unito.
Il Financial Times scrive che secondo alcune fonti Johnson sentirà a breve sia la cancelliera tedesca Angela Merkel sia il presidente francese Emmanuel Macron. Non è chiaro quali argomenti userà Johnson: nel contratto che il suo governo ha stipulato con AstraZeneca è previsto che il Regno Unito riceva dosi dallo stabilimento di Halix, ma i paesi europei potrebbero rifiutarsi di esportarle fuori dai propri confini, così come ha fatto il Regno Unito finora.
Va detto che finora i paesi europei si erano comportati in maniera molto diversa. Secondo un’analisi di Bloomberg, dall’inizio della campagna vaccinale l’Unione Europea ha esportato 41,6 milioni di dosi di vaccino fuori dai propri confini, fra cui circa 10 milioni di dosi verso il Regno Unito, in larga parte prodotte da Pfizer-BioNTech.
Ora però diversi esperti di sanità ritengono che l’Unione Europea sia stata troppo ingenua a fidarsi dei propri alleati: né il Regno Unito né gli Stati Uniti hanno infatti esportato forniture di vaccini verso l’Unione Europea. «Ci siamo fidati un po’ troppo del libero mercato», ha detto al New York Times Steven Van Gucht, virologo e principale consulente del governo belga sulla pandemia, lasciando intendere che l’Unione Europea abbia ragione a valutare un divieto delle esportazioni.
The latest figures for EU vaccine exports since it started collecting this data on Feb 1, via @business.
UK continues to be the primary destination.
Not counted here: 100+ developing or close-trade-relationship countries to which exports do not need to be declared pic.twitter.com/lEOBE1p5AI— Naomi O'Leary (@NaomiOhReally) March 22, 2021
Alla fine di gennaio l’Unione Europea aveva già approvato un «meccanismo di trasparenza» delle esportazioni verso i paesi sviluppati, che peraltro il governo italiano aveva utilizzato per bloccare 250mila dosi di vaccino di AstraZeneca che stavano per essere trasferite in Australia (in Italia è presente uno dei due stabilimenti europei che imbottiglia le dosi prodotte altrove). La Commissione aveva suggerito che in teoria il meccanismo sarebbe stato attivo anche verso l’Irlanda del Nord, ma aveva dovuto rimangiarsi la sua posizione dopo le proteste di Johnson e del governo irlandese, dato che il divieto di esportare verso l’Irlanda del Nord avrebbe comportato la costruzione di una barriera doganale al confine con l’Irlanda e quindi violato gli accordi su Brexit.
Fra i paesi europei circola però l’ipotesi che sia necessario un meccanismo più efficace e anche più mirato, dato che per esempio pochi governi vogliono inimicarsi Pfizer-BioNTech, che ha recuperato i ritardi iniziali e che anzi nel secondo trimestre consegnerà più dosi di quelle inizialmente pattuite. «Non ci sarebbe consenso per vietare l’export di Pfizer-BioNTech», ha detto un diplomatico europeo al Foglio.
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Secondo un’analisi del Guardian nei prossimi mesi il Regno Unito aspetta dai paesi europei circa 30 milioni di dosi da Pfizer-BioNTech, 30 milioni del vaccino di Johnson & Johnson e un numero imprecisato di dosi da AstraZeneca. Per il Regno Unito un divieto delle esportazioni dall’Unione Europea sarebbe un grosso problema, soprattutto se esteso a tutti i vaccini: comporterebbe un ritardo di due mesi nella campagna vaccinale britannica, mentre le dosi aggiuntive farebbero guadagnare all’Unione Europea circa una settimana rispetto alle previsioni attuali.
Non è ancora chiaro però se nel Consiglio Europeo di giovedì si deciderà effettivamente di vietare le esportazioni di vaccini, e se limitarli ad AstraZeneca: un quadro più chiaro della situazione si avrà soltanto a ridosso della riunione.