La storia del presunto piano per attaccare l’uomo più ricco dell’Asia
Nelle ultime settimane il miliardario indiano Mukesh Ambani è finito al centro di una vicenda da film, su cui si sta ancora indagando
Da settimane in India sono in corso alcune indagini legate a un presunto piano per attaccare la famiglia di Mukesh Ambani, considerato l’uomo più ricco dell’Asia. Nella vicenda, che a tratti sembra la trama di un film, ci sono ancora diversi elementi poco chiari: c’entrano un’auto rubata contenente degli esplosivi, il suo proprietario trovato morto, un poliziotto che era appena tornato in servizio dopo una lunga sospensione e, secondo alcune teorie circolate negli ultimi giorni, le grandi proteste dei contadini indiani.
Ambani è il capo di Reliance Industries, un grande gruppo industriale che va molto forte nel digitale, e si stima abbia un patrimonio pari a circa 65 miliardi di euro. Dal 2012 vive in un palazzo di Mumbai di 27 piani che si chiama Antilia ed è considerato la residenza più costosa del mondo: tra le altre cose ha un garage che può ospitare 168 auto, un teatro da 50 posti e una “snow room” che produce neve artificiale.
La mattina del 25 febbraio, vicino al palazzo, è stato ritrovato un SUV dell’azienda automobilistica indiana Mahindra, modello Scorpio verde chiaro, all’interno del quale c’erano 20 candelotti di gelignite, un esplosivo. Secondo alcuni esperti di esplosioni e balistica citati da India Today, questo esplosivo avrebbe potuto tranquillamente distruggere un palazzo, se collocato opportunamente. Sempre nell’auto è stato trovato un messaggio di avvertimento indirizzato ad Ambani e alla moglie, che diceva: «La prossima volta collegheremo [gli esplosivi al detonatore, ndr] e colpiremo. Abbiamo fatto piani per far saltare in aria tutta la vostra famiglia».
Ambani ha un esclusivo servizio di sicurezza che di norma è concesso soltanto ai primi ministri: include 55 agenti di sicurezza, tra cui almeno 10 agenti della Guardia nazionale che pattugliano armati la sua residenza 24 ore al giorno. Dalla mattina del 26 febbraio, la presenza delle forze di sicurezza è stata ulteriormente rafforzata e sono cominciate le indagini sul presunto piano per attaccare la famiglia di Ambani, che hanno preso presto una piega piuttosto misteriosa.
Dall’analisi delle immagini delle telecamere di sicurezza, si è visto che la Scorpio era stata trainata sul posto la notte del 25 febbraio da un’altra auto, una Toyota bianca, ed era stata parcheggiata a poche centinaia di metri dalla residenza di Ambani. Dalla Scorpio era sceso un uomo che era poi salito sulla Toyota, prima di allontanarsi alle 2.30 del mattino, facendo perdere le proprie tracce.
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La polizia aveva identificato il presunto proprietario della Scorpio, Mansukh Hiran, titolare di un negozio di accessori per auto di Thane, poco fuori Mumbai. Interrogato dalla polizia, Hiran aveva ammesso però di non essere il vero proprietario dell’auto, che nel frattempo gli era stata rubata: originariamente l’auto apparteneva a una persona che non gli aveva pagato dei lavori e per questo lui se ne era «impossessato». Ad ogni modo Hiran aveva denunciato il furto dell’auto il 18 febbraio: aveva detto alla polizia che il giorno precedente aveva avuto dei problemi con lo sterzo e quindi aveva lasciato la Scorpio lungo una superstrada della città, con l’intenzione di andare a prenderla il giorno seguente. Quando era tornato, l’auto non c’era più.
La sera del 4 marzo, dopo essere tornato a casa dal lavoro, Hiran aveva detto alla famiglia di dover uscire per incontrare un certo «agente Tawde». Dopo alcune ore, non vedendolo rientrare, la moglie ne aveva denunciato la scomparsa. Il giorno seguente Hiran era stato trovato morto vicino a un fiume nei pressi di Mumbai.
Secondo un rapporto preliminare della polizia di Mumbai, Hiran è annegato, ma in attesa di chiarire esattamente cosa sia successo, la sua morte sta venendo trattata come possibile omicidio. Nel frattempo, delle indagini sul presunto piano per attaccare Ambani ha iniziato a occuparsi l’Agenzia nazionale di investigazione (NIA), un’unità federale antiterrorismo.
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Circa una settimana dopo la scoperta del cadavere di Hiran c’è stata un’ulteriore novità nelle indagini.
Il 13 marzo gli investigatori della NIA hanno arrestato un agente della squadra anticrimine di Mumbai, Sachin Waze, accusandolo di essere coinvolto nel piano per attaccare la famiglia di Ambani. Il giorno seguente la NIA ha trovato in un garage della polizia di Mumbai la Toyota bianca, che è risultata appartenere al settore della polizia criminale. La moglie di Hiran ha detto alla polizia che il marito conosceva bene Waze, e che i due andavano spesso in giro con la Scorpio verde. Waze ha negato di conoscere Hiran e ha detto di non sapere nulla della sua morte.
The Innova Car seized & in possession of NIA belongs to Mumbai Police Crime Branch. 4 members of CIU (2 drivers and 2 officers) were also called by NIA. They have come to join the investigation: Mumbai Police official
— ANI (@ANI) March 14, 2021
Waze era entrato in polizia nel 1990 e aveva fatto parte di un nucleo selezionato di specialisti (encounter specialist) che si occupavano di investigare su associazioni criminali e terroristi. Gli encounter specialist erano molto temuti dai criminali e in un certo senso invidiati dagli altri poliziotti per il lavoro che facevano; allo stesso tempo, i loro metodi erano molto criticati dalle associazioni per i diritti umani, che avevano accusato diversi agenti del nucleo di aver insabbiato numerosi omicidi sospetti che erano stati commessi durante gli incontri coi criminali.
Nel 2004 Waze era stato sospeso perché accusato di essere coinvolto nella morte di un ingegnere informatico di 27 anni, che era stato arrestato e apparentemente torturato dalla polizia. Nel 2008 si era unito a Shiv Sena, il partito nazionalista di destra che fa parte della coalizione di governo nello stato indiano di Maharashtra, dove si trova Mumbai; nella coalizione c’è anche il Partito Popolare Indiano (BJP) del primo ministro conservatore e nazionalista Narendra Modi, col quale in diverse occasioni Shiv Sena ha avuto alcuni conflitti.
Nel 2020, 16 anni dopo la sua sospensione, Waze era rientrato in servizio in una squadra di intelligence; la settimana scorsa è stato sospeso per una seconda volta e ora si trova sotto la custodia della polizia.
Nel frattempo, il capo della polizia, Param Bir Singh, è stato rimpiazzato e trasferito in un altro dipartimento per lo scandalo legato alla Toyota bianca.
Nelle ultime settimane attorno alla vicenda sono circolate diverse teorie e speculazioni anche di natura politica.
Un funzionario della polizia di Mumbai ha detto all’Hindustan Times che Waze ha confessato di fare parte del gruppo che aveva posizionato l’auto con gli esplosivi vicino a casa di Ambani, e secondo fonti citate da Quartz Waze avrebbe detto agli investigatori di essere soltanto «la punta dell’iceberg» nel caso. Ufficialmente Waze era rientrato in servizio perché la polizia era a corto di staff per via della pandemia da coronavirus, ma secondo alcuni era stato reintegrato per uno scambio di favori tra la polizia e Shiv Sena. Lo stesso partito ha peraltro criticato la scelta del governo di Modi di affidare le indagini alla NIA, sostenendo che in questo modo si creerebbe sfiducia nella polizia e instabilità all’interno dello stato.
Certi politici dell’opposizione sostengono invece che il caso sia stato montato appositamente dal partito di Modi con lo scopo di migliorare l’immagine di Ambani, che si ritiene essere un alleato del primo ministro: secondo alcuni, infatti, le contestate leggi sulla liberalizzazione del mercato agricolo in India, volute da Modi, favorirebbero l’ingresso in questo settore di alcuni imprenditori miliardari, tra cui appunto Ambani. Un importante funzionario del governo dello stato di Maharashtra, Nana Patole, ha sostenuto invece che il presunto attacco sarebbe stato inventato dallo stesso Ambani affinché potesse far atterrare gli elicotteri sulle piazzole del suo palazzo, che al momento sono inutilizzate perché il governo dello stato di Maharashtra non consente agli elicotteri di atterrare in aree densamente popolate.
Ambani non ha mai commentato la vicenda personalmente. Il 26 febbraio Reliance Industries aveva ringraziato la polizia di Mumbai per essere intervenuta dopo che era stata scoperta l’auto con gli esplosivi.
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