La BeneLiga introdurrà i campionati sovranazionali nel calcio?
L’ipotesi sempre più concreta dell’unione tra i campionati di Belgio e Olanda può essere l’inizio di una nuova e più ampia tendenza
Da tempo nel calcio europeo si discute di come rendere i campionati più attrattivi e le coppe più appetibili, partendo dal presupposto che, nonostante il calcio sia lo sport più diffuso al mondo, i suoi eventi possano essere economicamente ancora più remunerativi per club e federazioni. Sul tema le divisioni sono piuttosto nette e i maggiori contrasti sono tra chi è favorevole alla creazione di tornei più esclusivi e chi invece ritiene che il calcio debba essere sempre aperto a tutti, anche nei suoi ambiti più competitivi.
In un momento in cui si attende la riforma con la quale la Champions League dovrebbe cambiare completamente formato, riducendo il numero di partite ritenute scontate e poco rilevanti, in Belgio si è tenuta una votazione che potrebbe cambiare l’assetto del calcio europeo da un altro lato, quello dei campionati nazionali. I club professionistici del Belgio hanno infatti dato il loro consenso unanime al progetto di un campionato che includa anche le squadre olandesi. Il progetto è in discussione ormai da anni e quest’ultima votazione sembra essere il primo atto concreto di un percorso ancora piuttosto indefinito, che se completato porterebbe alla creazione di una cosiddetta BeneLiga, campionato il cui nome farebbe riferimento all’unione commerciale e geografica tra Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo nota come Benelux.
Secondo la stampa locale, la BeneLiga potrebbe iniziare nel 2025, anno in cui scadono gli attuali accordi sui diritti televisivi della Eredivisie, la prima divisione olandese, e della Pro League, la massima divisione belga. Il nuovo campionato verrebbe composto da dieci squadre olandesi e otto belghe, scelte tenendo conto del “peso” dei club e dei risultati ottenuti negli ultimi anni. Secondo il primo criterio, le olandesi già certe di un posto sarebbero Ajax, PSV Eindhoven, Feyenoord, AZ Alkmaar, Utrecht e Vitesse; a rappresentare il Belgio ci sarebbero invece Club Brugge, Anderlecht, Standard Liegi, Gent, Genk e Charleroi. Le altre sei verrebbero scelte in base ai recenti piazzamenti in classifica.
I motivi all’origine del progetto sono di natura sportiva ed economica e riguardano principalmente il raggiungimento di un nuovo livello di competitività a cui i due campionati nazionali non possono pensare di ambire per conto proprio. Secondo le società di consulenza coinvolte negli studi di fattibilità, i diritti televisivi della BeneLiga potrebbero valere circa 400 milioni di euro a stagione, più del doppio dei circa 190 milioni di euro che i due campionati ricevono complessivamente adesso. Le maggiori entrate derivate dai diritti televisivi andrebbero a ingrossare i bilanci dei club, i quali nel frattempo beneficerebbero anche dell’opportunità di giocare in un campionato più competitivo dove confrontarsi più spesso con avversari di livello.
I benefici sembrano evidenti ma ci sono degli interrogativi che riguardano principalmente le qualificazioni alle coppe europee e il sistema di retrocessioni e promozioni, uno dei requisiti necessari per ottenere il riconoscimento di UEFA e FIFA. Attualmente Belgio e Olanda dispongono di dieci accessi complessivi alle tre coppe europee organizzate dalla UEFA, ed è improbabile che il nuovo campionato possa mantenerli tutti e dieci: in tal caso squadre abituate a giocare le coppe continentali sarebbero costrette e rinunciarci. Per quanto riguarda le composizioni delle serie minori, soltanto il Belgio ha già pensato a un piano che prevede l’istituzione di un unico campionato professionistico nazionale che dovrebbe iniziare con le squadre rimaste escluse dalla BeneLiga.
Nel frattempo, la votazione delle squadre belghe sembra abbia rispolverato progetti simili da tempo in discussione in altre regioni europee. Il più concreto è quello della cosiddetta Atlantic League, un campionato sovranazionale che comprenderebbe squadre irlandesi, scozzesi, danesi, svedesi e norvegesi (le squadre gallesi verrebbero invece escluse, dato che fanno parte della federazione inglese). Non ci sono ancora progetti concreti, ma se ne discute da oltre vent’anni e i risultati sempre più deludenti di queste squadre in ambito europeo richiedono una soluzione. Se queste proposte dovessero avere seguito, difficilmente la UEFA potrebbe negare il suo appoggio, per ora ostacolato formalmente da una norma che vieta competizioni tra diverse nazioni al di fuori delle coppe europee.
Un altro campionato sovranazionale da tempo ipotizzato, ma che non ha nulla di concreto, riguarda un torneo composto da squadre dell’ex Jugoslavia, alle prese con problemi economici e competitivi ancora più grandi di quelli dei campionati citati. Ma nel loro caso non esistono nemmeno i presupposti di un progetto in tal senso, data le situazione complicate dei vari campionati nazionali, la maggior parte dei quali composti ancora da squadre di proprietà statale, comprese Stella Rossa, Partizan Belgrado e Dinamo Zagabria, le tre più importanti e conosciute. C’è tuttavia un esempio da seguire: quello della Lega Adriatica, il campionato di basket formato da squadre slovene, bosniache, croate, montenegrine, macedoni e serbe.
La tendenza all’istituzione di campionati sovranazionali non riguarda ancora il calcio ma è già radicata in altri sport. Una BeneLiga esiste già nell’hockey su ghiaccio, per esempio, da quando nel 2015 Olanda e Belgio unirono i loro campionati. Sempre nell’hockey su ghiaccio, le sette migliori squadre italiane si giocano lo Scudetto all’interno della Alps Hockey League, il campionato sovranazionale composto anche da squadre austriache e slovene, mentre il Bolzano gioca addirittura nel campionato austriaco. Nel rugby, invece, le due migliori squadre italiane, Benetton Treviso e Zebre Parma, non giocano nella Serie A italiana ma in Guinness Pro14 insieme a squadre irlandesi, gallesi, scozzesi e più di recente anche sudafricane, accolte nel torneo senza basi geografiche ma con la prospettiva di aumentare ricavi e popolarità.