Quando torneremo a usare AstraZeneca
Giovedì, hanno detto Draghi e Macron, se le conclusioni dell'EMA sulla sicurezza del vaccino saranno favorevoli
Il governo italiano prevede di riprendere l’uso delle dosi di AstraZeneca giovedì 18 marzo, dopo che l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) avrà fornito ulteriori valutazioni sulla sicurezza del vaccino, e sempre che si esprimerà a favore del prosieguo della campagna vaccinale. La previsione è contenuta in un breve comunicato stampa del governo, diffuso martedì sera in seguito a un colloquio telefonico avvenuto tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron. La telefonata era stata organizzata per fare il punto sugli sviluppi della sospensione decisa lunedì dai rispettivi governi e da altri paesi europei come la Germania e la Spagna.
Draghi e Macron hanno definito «incoraggianti» le dichiarazioni preliminari dell’EMA fornite martedì, in attesa del completamento della revisione dei dati su alcuni casi sospetti e da verificare di problemi circolatori (trombosi) in persone che erano state vaccinate con AstraZeneca. Il governo italiano si è inoltre impegnato a «far ripartire speditamente la somministrazione del vaccino» nel caso di una «conclusione positiva dell’analisi dell’EMA».
La decisione di sospendere l’uso del vaccino di AstraZeneca a inizio settimana, dopo che alcuni paesi compresa l’Italia ne avevano già limitato l’utilizzo la settimana scorsa, ha fatto discutere anche perché è derivata più da valutazioni politiche che scientifiche. Fino a lunedì mattina, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) aveva mantenuto una posizione piuttosto netta parlando di un allarme “ingiustificato”. Le cose erano cambiate nel pomeriggio, in seguito ad alcune consultazioni informali con i governi di Germania, Francia e Spagna e la scelta del governo italiano di aderire alla sospensione delle somministrazioni.
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Dopo avere pubblicato un primo comunicato lunedì ripromettendosi di effettuare ulteriori verifiche sui dati entro il 18 marzo, martedì i responsabili dell’EMA hanno tenuto una conferenza stampa per aggiornare sulle indagini in attesa delle conclusioni che saranno comunicate giovedì. La responsabile dell’agenzia, Emer Cooke, ha confermato la scelta di autorizzare il vaccino e ha spiegato che continuano a non esserci “indicazioni” su eventuali nessi causali tra la vaccinazione ed eventi avversi come le trombosi.
Press conference by @EMA_News Executive Director Emer Cooke on the investigation on COVID-19 vaccine AstraZeneca and thromboembolic events. https://t.co/G81yzlfNcX
— European Commission (@EU_Commission) March 16, 2021
Cooke ha spiegato che le analisi sulle poche decine di casi segnalati su oltre 5 milioni di dosi somministrate stanno comunque proseguendo, ma ha precisato che l’incidenza delle trombosi tra i vaccinati non è superiore rispetto a quella che si riscontra in generale nella popolazione. Cooke ha anche ripetuto una frase ricorrente nei comunicati degli ultimi giorni dell’EMA sulla vicenda: «Mentre procedono le verifiche, a oggi, continuiamo a essere fermamente convinti che i benefici del vaccino di AstraZeneca nel prevenire la COVID-19, che può comportare ricoveri in ospedale e morte, superano i rischi».
Come succede con i farmaci, anche i vaccini possono comportare qualche effetto avverso, la cui entità viene valutata nel corso dei test clinici condotti prima dell’autorizzazione per l’impiego sulla popolazione. Gli effetti avversi più comuni per il vaccino di AstraZeneca sono febbre e mal di testa, che si risolvono dopo qualche ora dalla somministrazione. Per gli effetti avversi più rari le autorità sanitarie effettuano ulteriori controlli, per stabilire l’eventuale presenza di un nesso di causalità oltre a quello temporale. È una procedura piuttosto comune e viene svolta anche per gli altri vaccini e più in generale per i farmaci.
Considerato l’andamento delle somministrazioni nelle settimane scorse e ipotizzando una ripresa delle vaccinazioni tra giovedì e venerdì, la sospensione potrebbe comportare circa 200mila somministrazioni in meno. Le modalità per il loro recupero non sono ancora chiare, ma potrebbero essere necessarie almeno un paio di settimane per assorbire il ritardo. La maggiore disponibilità di dosi del vaccino Pfizer-BioNTech dovrebbe comunque consentire di compensare un minimo.
Il nuovo piano vaccinale italiano contro il coronavirus definito dal Commissario straordinario per l’emergenza COVID-19, il generale Francesco Paolo Figliuolo, ha l’obiettivo piuttosto ambizioso di arrivare all’80 per cento della popolazione vaccinata entro la fine dell’estate. Per riuscirci sarà necessario vaccinare circa mezzo milione di persone al giorno a partire da metà aprile. Il ritmo di vaccinazione del periodo compreso tra il primo e il 10 marzo è stato di 170mila somministrazioni al giorno, in media.
A oggi i vaccinati con due dosi sono circa il 3,6 per cento della popolazione. L’arrivo da aprile del vaccino di Johnson & Johnson, seppure in quantità limitate, potrebbe consentire di accelerare la campagna vaccinale. Il piano prevede di utilizzare nel secondo trimestre 10 milioni di dosi AstraZeneca e altri 24,8 milioni nel terzo trimestre.