Hollywood, Australia
Sempre più produzioni cinematografiche si stanno spostando da Los Angeles verso un paese che offre grandi incentivi e quasi nessun caso di coronavirus
In Australia, da ormai diversi mesi, i nuovi casi giornalieri di contagio da coronavirus non sono mai più di 20. E ci sono stati anche molti giorni senza nessun nuovo caso. In un paese che ha circa 25 milioni di abitanti, dall’inizio della pandemia i casi totali rilevati sono stati meno di 30mila, e meno di mille persone sono morte. Per questo, l’Australia è diventata in molte occasioni la meta scelta dalle grandi produzioni cinematografiche di Hollywood per continuare a fare film e, di conseguenza, il luogo di residenza di alcuni tra i più famosi attori e attrici americani.
Già da prima della pandemia molti film venivano girati in Australia, per varie ragioni: innanzitutto è un paese in cui si parla inglese, e in secondo luogo dispone di grandi spazi aperti per ambientazioni “esotiche”, o quantomeno diverse da quelle disponibili nei dintorni di Hollywood, in California. Inoltre da qualche anno il governo australiano ha iniziato a offrire una serie di incentivi economici e sgravi fiscali a chi, dall’estero, decide di andare lì a girare il suo film o parte di esso. Nel marzo 2020, per esempio, Tom Hanks risultò positivo al coronavirus proprio mentre era nel Queensland, in Australia, per le riprese di un film sulla vita di Elvis Presley, diretto dal regista australiano Baz Luhrmann.
L’interesse di Hollywood verso l’Australia – un paese da cui arrivano alcuni tra i suoi più importanti rappresentanti – non è quindi una novità. Ma da quando il paese è diventato uno dei pochi posti al mondo in grado di tenere relativamente sotto controllo i contagi da coronavirus, il fenomeno ha assunto nuove proporzioni.
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Come ha scritto il New York Times, al momento in Australia sono in corso più di venti produzioni internazionali e, tra i tanti, si stanno girando il film Marvel Thor: Love and Thunder (in cui recitano Chris Hemsworth, Matt Damon, Natalie Portman, giusto per dirne tre), il film fantasy/romantico Three Thousand Years of Longing (con Idris Elba e Tilda Swinton), un film spinoff della serie Netflix Tiger King, e il nuovo film di Ron Howard sulla storia dei ragazzi thailandesi intrappolati in una grotta. E nelle prossime settimane inizieranno nel Queensland le riprese di Ticket to Paradise, con George Clooney e Julia Roberts.
Intanto, in Australia si sta anche girando la serie Nine Perfect Strangers, tratta da un romanzo di Liane Moriarty e interpretata dall’australiana Nicole Kidman e dalla statunitense Melissa McCarthy. Le riprese avrebbero dovuto essere in California, ma vista la complicata situazione legata alla pandemia è stato deciso di spostarle nel New South Wales, lo stato di Sydney.
Per quanto riguarda l’aspetto economico, già nel luglio 2020 – quindi quando le prime grandi produzioni provarono a ripartire dopo i primi lockdown – il governo australiano mise a disposizione incentivi pari a circa 300 milioni di euro, che si andarono a sommare agli oltre 100 milioni già annunciati due anni prima.
«Dal maggio al settembre 2020», ha scritto Deadline qualche settimana fa, «le richieste straniere per poter girare in Australia furono il 215 per cento in più rispetto a quelle dello stesso periodo dell’anno precedente». E sempre Deadline ha scritto che da allora «nove importanti produzioni internazionali hanno aperto i loro set in Australia, spendendo in tutto quasi 400 milioni di dollari statunitensi (circa 330 milioni di euro)».
«È davvero un successo», ha detto Kate Marks, amministratrice delegata di AusFilm, che si occupa di trovare location per film: «Il livello di interesse non era mai stato così alto». Marks ha spiegato che la quasi assenza del coronavirus in Australia è stato di certo un fattore importante ma ha aggiunto che «anche in una pandemia gli incentivi continuano ad avere un ruolo determinante». Incentivi che Deadline ha definito «tra i più attraenti al mondo», per la loro quantità e per le loro qualità.
Robert Thompson, professore universitario newyorkese esperto di cultura pop, ha detto al New York Times che «il fatto che molte star di Hollywood siano state trasportate verso quello che sembra quasi un altro mondo, dove quasi non ci sono i problemi legati alla pandemia» potrebbe «sgretolare ancora un po’ il mito di Hollywood». In effetti, sembra che alcuni importanti attori e attrici stiano decidendo di restare in Australia anche oltre la fine delle riprese dei loro film. Per la possibilità di vivere in un paese in cui la pandemia sembra quasi non esserci, e anche per poter essere vicini, nei prossimi mesi, a dove altri importanti set potrebbero essere aperti. Tra gli altri, sembra averlo deciso l’attore Zac Efron, il cui profilo Instagram – seguito da 44 milioni di utenti – è di recente molto “australiano”.
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In Australia, però, non tutti sono a favore dell’arrivo di attori e attrici di Hollywood. Per prima cosa perché c’è chi si dice contrario a quelle che sembrano essere state delle “corsie preferenziali” per far arrivare in Australia chi doveva lavorare ai film, mentre diversi altri cittadini australiani stavano avendo (e in parte ancora hanno) problemi a tornare nel paese.
C’è poi chi ritiene che l’arrivo di attori e attrici di Hollywood potrebbe cambiare l’atmosfera di alcune note località australiane, conosciute per un approccio piuttosto alla mano. Il New York Times, per esempio, ha fatto riferimento alla località di Byron Bay (una località della Gold Coast, nel New South Wales) e alla sua transizione «da località hippie a località fighetta» e al fatto che «gli abitanti del posto si siano lamentati di come negli ultimi tempi l’arrivo delle persone famose abbia irreparabilmente cambiato il posto».
Intanto, seppur in misura minore, qualcosa di simile sta succedendo anche in Nuova Zelanda. Un paese che con l’Australia condivide il fatto di avere pochissimi casi di contagio. E che sebbene non offra incentivi al livello di quelli australiani ha a sua volta a disposizione una serie di paesaggi e location alquanto difficili da ritrovare altrove.
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