Mark Rutte è pronto per il quarto mandato
Il primo ministro dei Paesi Bassi è il favorito alle elezioni in corso, e potrebbe diventare uno dei leader più longevi d'Europa
Tra lunedì e mercoledì nei Paesi Bassi si tengono le elezioni generali per rinnovare la Camera dei Deputati ed eleggere un nuovo governo, dopo le dimissioni dell’esecutivo lo scorso gennaio a causa di uno scandalo legato a sussidi per le famiglie meno abbienti. Secondo i sondaggi Mark Rutte, il primo ministro dimissionario, è il favorito per ottenere un quarto mandato consecutivo, e il suo partito, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD), di centrodestra, dovrebbe ottenere più seggi alla Camera di chiunque altro.
Come avviene da decenni nei Paesi Bassi, e come è successo per tutti i tre mandati precedenti di Rutte, il nuovo governo sarà comunque un governo di coalizione: nessun partito dovrebbe arrivare nemmeno vicino a superare la soglia dei 76 seggi che costituiscono la maggioranza assoluta, e sarà necessaria un’alleanza tra tre o perfino quattro formazioni politiche per avere un governo. L’esecutivo uscente, nominato dopo le elezioni del 2017, era composto da quattro partiti ed erano stati necessari 225 giorni per trovare un accordo, un record nella storia del paese.
Le elezioni nei Paesi Bassi sono anche le prime elezioni generali in un paese europeo in cui sono in vigore misure restrittive contro la pandemia da coronavirus. Per evitare assembramenti e consentire a tutti di votare, il governo ha deciso di tenere le urne aperte per tre giorni consecutivi, da lunedì mattina fino a mercoledì notte, e ha fatto alcune concessioni: per esempio, è possibile andare a votare anche dopo il coprifuoco notturno, che nei Paesi Bassi comincia tutti i giorni alle 21.
– Leggi anche: Chi è Mark Rutte
Il governo Rutte si era dimesso due mesi fa a causa di uno scandalo che risale al 2012, ma che l’opinione pubblica considerò piuttosto grave. La crisi era legata a un rapporto parlamentare sull’approccio molto aggressivo utilizzato dallo stato per chiedere indietro a circa 20mila famiglie i sussidi mensili ricevuti come contributo alla crescita dei figli, accusandole di frode. Rutte al tempo era già primo ministro. Dopo molti anni si è scoperto che le famiglie in questione – metà delle quali erano formate da persone con la doppia cittadinanza, quindi di origine straniera – erano state perseguite per un errore burocratico. Nel frattempo però alcune di loro si erano indebitate per risarcire il governo, e in generale avevano gestito le accuse con grandissime difficoltà.
Nella conferenza stampa in cui annunciò le sue dimissioni, Rutte disse che per colpa del governo «persone innocenti sono state criminalizzate, e le loro vite sono state distrutte».
Il terzo mandato di Rutte era stato reso molto complicato anche dalle numerose e spesso violente proteste contro le misure di distanziamento fisico e le chiusure delle attività produttive, che sono diventate molto comuni negli ultimi mesi e che, secondo Bloomberg, sono stati i disordini più gravi degli ultimi quarant’anni nel paese. Le proteste sono continuate anche nel corso della campagna elettorale: ancora domenica, la polizia ha disperso migliaia di persone che si erano radunate all’Aia per protestare contro il lockdown.
– Leggi anche: I Paesi Bassi hanno imposto un lockdown molto rigido
Nonostante le difficoltà, Rutte è sempre rimasto stabilmente in testa ai sondaggi, soprattutto grazie all’apprezzamento della popolazione per la gestione della pandemia, e grazie all’effetto che gli esperti chiamano “rally ‘round the flag”, radunarsi attorno alla bandiera: nei momenti di crisi, la popolarità dei leader in carica aumenta, e Rutte è stato molto abile nel mantenerla alta.
Nel corso di una serie di dibattiti televisivi tra i candidati, Rutte è riuscito a presentarsi come il leader che ha gestito con stabilità ed esperienza la crisi, e i sondaggi danno le preferenze nei confronti del VVD in aumento: dovrebbe passare dagli attuali 33 seggi a circa 40, il doppio del secondo partito più votato, il Partito per la libertà (PVV) di Geert Wilders, di estrema destra, che dovrebbe passare da 20 seggi a 19.
Rutte è primo ministro dal 2010, e se dovesse riuscire a ottenere un quarto mandato sarebbe uno dei leader più longevi dell’Unione Europea, dopo Angela Merkel, la cancelliera tedesca, e Viktor Orbán, il primo ministro ungherese.
Il sistema elettorale dei Paesi Bassi è un proporzionale puro, in cui a ogni 0,67 per cento dei voti espressi è garantito uno dei 150 seggi alla Camera. Questo sistema da oltre un secolo genera molta frammentazione, che però non è mai stata un serio problema nella formazione di governi. Negli ultimi anni, tuttavia, la polarizzazione politica si è fatta sempre più accentuata, e così anche la frammentazione: alle elezioni di quest’anno competono 37 partiti, un record, e 15 potrebbero ottenere almeno un seggio.
Dopo le elezioni, se le previsioni dei sondaggi saranno confermate, Rutte potrebbe avere a sua disposizione numerose configurazioni di governo. Nell’esecutivo uscente il VVD era alleato ad Appello Cristiano Democratico (CDA), Democratici 66 (D66) e Unione Cristiana (CU), tutti partiti di centrodestra o liberali. È possibile che questa coalizione si ripeta, ma secondo gli analisti è probabile che si inserirà nelle trattative anche il Partito del Lavoro (PvdA), di centrosinistra, che dovrebbe passare da 9 a 12 seggi. I negoziati, in ogni caso, potrebbero essere lunghi e complicati, come già avvenuto nel 2017.
Il Partito per la Libertà di Geert Wilders, che è uno dei più noti e importanti leader sovranisti e nazionalisti d’Europa, dovrebbe in ogni caso rimanere fuori dalla coalizione di governo. Un altro partito nazionalista di cui si era molto parlato negli anni scorsi, il Forum per la Democrazia di Thierry Baudet, che nel 2019 era arrivato primo alle elezioni provinciali e aveva ottenuto un gran successo alle elezioni per il Senato (che è un organo con poteri molto limitati nei Paesi Bassi), a causa di una serie di scandali è crollato dal 15 per cento dei consensi a meno del 3 per cento, e dovrebbe ottenere un paio di seggi.