Come funzionano i “nastrini”
Breve guida ai simboli colorati di medaglie e decorazioni che si vedono sulle uniformi dell'esercito, e in particolare su quella del generale Figliuolo
Domenica il generale Francesco Paolo Figliuolo, da un paio di settimane commissario straordinario per l’emergenza COVID-19, è stato intervistato in collegamento durante la trasmissione televisiva “Che tempo che fa” per illustrare il nuovo piano vaccinale. Figliuolo indossava l’uniforme ordinaria invernale dell’Esercito italiano, e ha attirato una certa attenzione il gran numero di “nastrini” applicati sopra al taschino sinistro. Sono i simboli delle decorazioni militari e delle medaglie di cui si è insigniti nell’esercito, in stoffa e alti pochi millimetri, ricamati con colori diversi e sporadici elementi grafici, uno degli elementi più importanti dei vari e regolamentatissimi simboli che decorano e distinguono le uniformi militari italiane.
I nastrini possono essere montati in sequenza su un supporto rigido: metallico, nel caso delle barrette, o anche in plastica e tessuto. Ciascuno di essi riprende in genere i colori del nastro a cui la medaglia corrispondente è appesa, ma esistono anche decorazioni che non prevedono né medaglie né croci: in quel caso il nastrino riprende il colore della fascia.
In ambito militare, in Italia, i nastrini sono utilizzati in presenza di più decorazioni, per praticità, perché portare tutte le medaglie sull’uniforme sarebbe considerato inappropriato. La misura standard è 10×37 millimetri, ma se i nastrini sono più di 21 si utilizza la misura ridotta (5×20). L’insieme dei nastrini – disposti in righe successive di quattro o cinque – compone una sorta di medagliere che viene poi appuntato poco sopra il taschino sinistro della giubba o della camicia. L’uso dei nastrini sulle uniformi è obbligatorio, a meno che non si tratti di uniformi da combattimento, caso in cui le decorazioni rischierebbero di consentire più facilmente alle forze avversarie di identificare le persone di rango più elevato.
La pratica di appuntare medaglie, barrette o nastrini sulla parte sinistra del petto è piuttosto condivisa tra le forze armate di diversi paesi, e risale a tempi lontani. Gli storici tendono a ricondurla a un’usanza diffusa tra i Crociati, che indossavano distintivi d’onore del loro ordine sul lato del petto in cui si trova il cuore. La mano sinistra era inoltre quella che generalmente impugnava lo scudo, che doveva proteggere sia il cuore che le decorazioni. Il lato sinistro era anche quello del fodero in cui era riposta la spada, a sua volta simbolo di virtù.
Gli Stati Uniti istituirono un primo sistema di decorazioni militari nel 1782, quando George Washington ordinò di produrre la Purple Heart, una medaglia a forma di cuore appesa a un pezzo di seta viola, da appuntare sul lato sinistro del petto – la posizione del cuore – e assegnare in caso di “azioni singolarmente meritorie”.
Sull’uniforme del generale Figliuolo il nastrino più facilmente riconoscibile e individuabile è quello posto in cima, prima degli altri (in alto a destra dal punto di vista dell’osservatore). Attesta la decorazione di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia. In Italia quelle concesse da quest’Ordine – le altre sono Cavaliere di Gran Croce, Grande Ufficiale, Commendatore e Ufficiale – hanno sempre la precedenza su tutte le altre. Seguono poi i nastrini delle medaglie al Valor Militare e quelle d’oro, argento e bronzo al valore delle diverse forze armate (Esercito, Marina, Aeronautica, Arma dei Carabinieri, più il Corpo della Guardia di Finanza) e al valore civile.
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Poi seguono le onorificenze di guerra. Tra quelle più significative di Figliuolo ci sono una Croce d’Oro e una d’Argento al Merito dell’Esercito, poi il nastrino di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (è quello subito sotto il nastrino di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, nella stessa colonna). Dopo queste vengono le medaglie relative al servizio di comando prestato sul campo e all’anzianità di servizio. Nel caso di Figliuolo è visibile, tra le altre, quella commemorativa delle operazioni in Afghanistan, facilmente riconoscibile perché raffigura la bandiera italiana e quella dell’Afghanistan, accostate nello stesso nastrino. Si riferisce a una delle più rilevanti e citate esperienze militari internazionali di Figliuolo, tra ottobre 2004 e febbraio 2005.
Dopo i nastrini nazionali sono generalmente posti quelli relativi a decorazioni concesse da autorità estere. Tra i nastrini di Figliuolo ci sono, ben visibili a partire dalla quarta riga, le decorazioni della NATO (tra cui una Medaglia commemorativa NATO Bosnia Erzegovina). Il primo nastrino in terzultima fila, parzialmente coperto dal bavero, è la Legion of Merit, una decorazione militare statunitense istituita dal presidente Roosevelt nel 1942 e da allora concessa ai membri dell’Esercito nazionale e delle nazioni alleate. Al primo posto, in penultima fila, si nota infine una decorazione d’Onore della Bundeswehr – le forze armate della Repubblica Federale di Germania – istituita nel 1980 e aggiornata nel 2008 (quella di Figliuolo è una Croce d’Oro).
Nastrini a parte, sull’uniforme di Figliuolo erano visibili numerosi altri distintivi, mostrine, fregi e altri segni. Le due stellette militari a cinque punte, presenti sul colletto, indicano l’appartenenza alle forze armate italiane. Fino a un certo punto sono sempre state in metallo: l’usanza successiva di utilizzare il filato di tessuto – oggi frequente sulle tute mimetiche – viene ricondotta storicamente alla mancanza dei materiali necessari a produrre le stellette durante la Seconda guerra mondiale. Quelle metalliche sono sempre presenti nel caso dei soprabiti, sul colletto, per i militari di tutti i gradi.
Da novembre 2018 Figliuolo ricopre la carica di Comandante Logistico dell’Esercito. Il suo grado è indicato dal distintivo presente sulla controspallina, quello del “generale di corpo d’armata”: nel caso dell’Esercito italiano sono tre stellette e una greca (oltre al bottone a pressione). La “stelletta” a cinque punte è in uso sulle uniformi fin dal 1871, dapprima sulla divisa degli ufficiali di fanteria, ma le ragioni specifiche della scelta di questo simbolo sono oggetto di varie ipotesi storiche. Una di queste è che la stella a cinque punte sia stata scelta per distinguerla dalla stella dorata a sei punte tipica della tradizione asburgica.
Sulla parte destra – sinistra, dal punto di vista dell’osservatore – c’è poi una spilla in metallo argentato: è un distintivo di merito e indica il brevetto da paracadutista. Più in basso c’è il distintivo della brigata alpina “Taurinense”, l’unità dell’Esercito a cui appartiene il gruppo artiglieria “Aosta” presso il quale Figliuolo ebbe alla fine degli anni Novanta le sue prime esperienze di comando. È su fondo verde, con bordo in oro giallo, con al centro un toro rampante raffigurato su uno scudo a fondo azzurro. La Brigata alpina “Taurinense” ha il quartier generale a Torino e discende da un raggruppamento costituito nel 1923.
Sulla parte sinistra della giacca si trova invece il distintivo con lo stemma del Comando Logistico dell’Esercito. È a forma di scudo sannitico – con angoli arrotondati e una punta al centro nella parte inferiore – su fondo azzurro e con al centro l’immagine di un capitello ionico sotto la scritta “Comando Logistico dell’Esercito”. Sovrapposto al capitello, dello stesso colore, si intravede appena un nodo gordiano (o “nodo del giogo”): simboleggia la logistica intesa come sezione militare che tiene insieme le varie forze dell’Esercito.