L’Italia offline

Nei circa duecento comuni dove non arriva internet, l'isolamento da pandemia ha avuto tutto un altro significato

di Isaia Invernizzi e Valentina Lovato

La mappa delle aree interne al confine tra Liguria e Piemonte (Foto di Valentina Lovato)
La mappa delle aree interne al confine tra Liguria e Piemonte (Foto di Valentina Lovato)

Molte delle persone che abitano a Isola del Cantone non riusciranno a leggere questo reportage, ma è una conseguenza assai secondaria del loro problema: da loro non c’è internet, oppure è terribilmente lento. Nella stessa situazione sono le decine di migliaia di persone che vivono nei comuni in cui non arriva una linea internet, una parte dei quali non è raggiunta nemmeno dalla rete mobile. Una condizione difficile anche solo da immaginare, specialmente dopo un anno in cui le comunicazioni online hanno reso più sopportabile l’isolamento legato alla pandemia.

Isola del Cantone è un comune di millecinquecento abitanti a poco più di mezz’ora da Genova, in Liguria. Non è sperduto in mezzo ai monti o difficile da raggiungere. Passeggiando in via Roma, la strada che attraversa il paese, si sente il rumore delle auto che entrano ed escono dal casello dell’autostrada A7, la Milano-Genova, e il fischio del treno riempie la valle con cadenza regolare. In poche centinaia di metri si trovano il municipio, la scuola, l’ufficio postale, la banca, la stazione.

Sembra non mancare nulla, eppure in gran parte del vasto territorio comunale non c’è uno dei servizi più essenziali della quotidianità contemporanea, che ha reso possibile negli ultimi dodici mesi didattica a distanza, smart working, acquisti online, videochiamate con gli amici, film in streaming, videogiochi, Immuni e Cashback. Un sogno, per chi dalle città sogna di evadere dagli aspetti più logoranti della vita online. Una grande fatica e una continua frustrazione, per le persone per cui la vita offline non è una scelta.

Basta chiederlo a chi vive in uno dei 204 comuni italiani “bianchissimi”, una definizione per una volta non legata a DPCM e coronavirus: per l’AGCOM, “bianchissimo” indica un luogo dove oltre il 10 per cento delle abitazioni non ha nessuna possibilità di connessione ad internet. In questi comuni la rete è antiquata, non copre tutto il territorio, e l’unico modo per connettersi è affidarsi ai ponti radio, una tecnologia meno stabile e veloce.

Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’autorità garante delle telecomunicazioni, 63mila delle 186mila persone che vivono in questi 204 comuni non hanno a disposizione una linea internet, fissa o con ponti radio, e 16mila non sono nemmeno coperte da rete mobile, cioè sono senza la possibilità di telefonare dal cellulare. Nell’elenco dei bianchissimi c’è anche Isola del Cantone.

– Leggi anche: In Italia 63mila persone non possono avere internet

La famiglia di Sonia Zuccarino abita qui da generazioni. Lei gestisce insieme alla sorella l’unico ristorante di Vobbietta, una frazione distante cinque minuti in auto dal centro del paese. Sul bancone del bar, oltre a bottiglie mezze vuote di grappa, amari e gel disinfettante, c’è anche un computer acceso. Il ristorante è uno dei pochi luoghi, a Vobbietta, dove arriva una linea internet: un’ADSL da pochi megabit al secondo in download. Spesso però la connessione non regge, come la pazienza. I clienti – sembra essere il posto preferito degli operai edili di tutta la zona – sanno che è meglio pagare in contanti perché con la carta di credito si va per le lunghe.

Il ristorante di Sonia Zuccarino a Vobbietta, frazione di Isola del Cantone (Foto di Valentina Lovato)

Per accedere a qualsiasi servizio online, che sia la banca, l’agenzia delle entrate o il fascicolo sanitario elettronico, Zuccarino preferisce tornare a casa sua, ma anche lì la linea è precaria. Dice che il primo lockdown è stato molto pesante per tutte le famiglie che abitano nella frazione. Ha una figlia di 12 anni, una di 9 e una nipote di 7: tutte e tre hanno utilizzato la stessa connessione per seguire la didattica a distanza.

Si è perso il conto delle volte in cui è saltata la rete. Spegnere il router, riaccendere, sperare che tutto torni a funzionare, entrare di nuovo nella videochiamata, capire quale parte della lezione è stata persa. «Un disastro», racconta Zuccarino. «È stato impossibile lasciare sole le mie figlie anche solo per pochi minuti. A giugno un guasto ha lasciato tutti senza internet per un mese e mezzo: per fortuna erano finite le scuole. Tutti noi avremmo preferito andare a fare una passeggiata, ma se devi stare chiuso in casa, senza internet sei scollegato dal mondo».

Negli ultimi mesi, a Isola del Cantone si sono trasferite molte persone in arrivo da Genova o da Milano. Oltre ad alcuni anziani, tra i nuovi isolesi ci sono anche giovani e qualche famiglia. Il sindaco, Natale Gatto, li ha accolti con entusiasmo anche se un anno fa i suoi concittadini temevano che i nuovi arrivati portassero il virus. Gatto è anche coordinatore dei piccoli comuni della Liguria per l’ANCI, l’associazione dei comuni italiani, ed è convinto che questa epidemia darà nuove opportunità di crescita alle aree lontane dalle grandi città. «È normale che ci sia un ritorno: qui si respira meglio e c’è meno rischio di ammalarsi», spiega il sindaco.

 

Con una connessione precaria e senza la fibra ottica, però, è difficile che giovani e famiglie riescano a trasferirsi definitivamente. Lavorare e studiare è più complicato. Secondo Gatto non è tollerabile vivere nel 2021 senza un servizio essenziale come internet. «Dobbiamo dare a tutti l’opportunità di lavorare da casa. Se non abbiamo una connessione decente siamo fregati», dice. «Negli ultimi anni anche molte aziende sono venute da me a lamentarsi. Lavorano con il porto di Genova e hanno bisogno di essere veloci per competere sul mercato. So che alcune si sono arrangiate in qualche modo, investendo risorse proprie in ponti radio, perché non potevano aspettare».

Natale Gatto, sindaco di Isola del Cantone (Foto di Valentina Lovato)

La rete precaria mostra tutti i limiti di un territorio dove stanno scomparendo molti servizi pubblici. Anche in comuni da oltre mille abitanti come Isola del Cantone, e non solo nei piccoli borghi da poche decine di persone, le banche chiudono gli sportelli oppure ne limitano le aperture a un paio di giorni a settimana, gli uffici postali sono stati sostituiti dai Postamat e lentamente se ne stanno andando anche i medici. Succede in tutta Italia, non solo in Liguria.

I comuni hanno pochi dipendenti e sempre meno soldi: quasi tutte le richieste dei cittadini finiscono ai sindaci, il contatto più immediato con lo Stato.

Durante il lockdown a Vobbia, un comune di 370 abitanti distante 12 chilometri da Isola del Cantone, è stata riaperta la vecchia scuola per ospitare lavoratori in smart working e studenti universitari che non riuscivano a connettersi dalle loro case. Uno spazio di coworking senza pretese, anche perché non c’erano alternative. «Da noi non c’è nessuna linea e in molte zone non arriva nemmeno il segnale radio», spiega il sindaco di Vobbia, Simone Franceschi. «Le famiglie hanno avuto moltissimi problemi durante la chiusura totale. Seguire la didattica a distanza è stato quasi impossibile».

Simone Franceschi, sindaco di Vobbia (Foto di Valentina Lovato)

Da qualche anno, in quest’area della Liguria si parla di una nuova rete in fibra ottica. Dovrebbe progettarla e realizzarla Open Fiber, società controllata da Cassa Depositi e Prestiti ed Enel, che ne detengono entrambe il 50 per cento. Su spinta del ministero dell’Innovazione, Open Fiber porterà la connessione internet ad alta velocità anche a Vobbia e Isola del Cantone, o almeno dovrebbe secondo i piani. «Al momento ne sappiamo poco. Credo che se ne riparlerà nel 2022» spiega Franceschi. A Vobbia la connessione più stabile è stata portata da due operatori – Eolo e BBBell – specializzati nella tecnologica wireless. Le antenne sono più semplici da installare rispetto ai cavi, anche se la velocità della connessione è condizionata dal vento e dagli alberi, soprattutto in queste zone dove gli alberi abbondano.

«Spesso non prende nemmeno il telefono. Per esempio, da qualche tempo Vodafone ha un segnale molto basso e diventa complesso gestire le emergenze», dice Franceschi. «Nel 2021 senza linea telefonica per il cellulare non puoi fare nulla. È difficile lavorare anche per i comuni: tantissimi dati vanno caricati sui portali dei ministeri, della Corte dei conti. Tutto passa da lì. Il caricamento si interrompe quando salta la linea e bisogna ripartire da capo. Non è il massimo quando hai scadenze importanti da rispettare».

Sembra un paradosso, eppure chi amministra i comuni bianchissimi sa quasi tutto di internet, di come si posano le reti, dei costi e delle innovazioni tecnologiche che si avvicendano rapidamente. Vivere con una mancanza così rilevante li costringe a studiare per trovare alternative. Carrega Ligure, in provincia di Alessandria, è il classico paese di montagna. Si trova sull’Appennino Ligure, in alta val Borbera, e nelle diciannove frazioni sparse tra i boschi vivono circa un centinaio di persone, che diventano tremila in estate quando arrivano le famiglie nelle seconde case. Negli ultimi anni la giunta – sindaco, vicesindaco e un assessore – ha provato in molti modi a portare una connessione internet. Sui tetti di molte case si vedono le antenne che ricevono il segnale di un ponte radio.

Quando è stata installata la prima antenna, è stata una festa. Internet qui è un bene ritenuto così prezioso che il comune ha regalato un anno di abbonamento gratuito a due giovani neogenitori quando è nato il loro bambino. Era un modo per cercare di convincerli a rimanere, ma non è bastato: in questi comuni la vita è faticosa. Tutto è lontano, non solo fisicamente. «Nel centro del paese riusciamo a lavorare con sette o al massimo otto mega in download, un lusso rispetto a prima quando non c’era nulla», spiega il vicesindaco Fausto Crosetti. «In molte frazioni invece non c’è internet e non prende il telefono». Nel municipio ricavato nella vecchia scuola del paese ci sono solo lui e il gatto del comune, Spelacchio. L’unica dipendente è malata e il vicesindaco fa tutto: apre, risponde al telefono, tiene d’occhio i bandi e invia documenti, quando la connessione lo consente.

Fausto Crosetti, vicesindaco di Carrega Ligure (Foto di Valentina Lovato)

L’anno scorso grazie alle pressioni del comune è stata installata un’antenna su un monte chiamato “delle Tre croci”. Per qualche mese ha garantito un collegamento, poi la neve caduta a fine novembre ha coperto il pannello fotovoltaico e il ponte radio ha smesso di funzionare. «Siamo stati senza linea fino al 22 gennaio», dice Crosetti.

Il caso più singolare riguarda l’antenna che avrebbe dovuto essere messa su un muro accanto al cimitero di Vegni, una frazione quasi disabitata sul versante opposto della montagna rispetto al centro di Carrega Ligure. La Soprintendenza ha fermato l’installazione perché l’antenna avrebbe potuto creare un danno al punto panoramico. «È un parere che ci può stare, per carità», spiega Crosetti. «Mi chiedo solo se quel modo di tutelare questo territorio sia corretto. È più un danno installare l’antenna oppure non installarla e così facendo non consentire di vivere davvero questi luoghi? Dobbiamo dare alle persone la possibilità di ricavare qui una nicchia di vita. Senza internet sarà impossibile».

Le foto di 20 o 30 anni fa mostrano un’altra Carrega Ligure. Le case non erano diroccate, i prati e i boschi curati. Ora la natura sta riguadagnando terreno, e l’impressione è che le strade scoscese non saranno percorse ancora a lungo, se non cambierà qualcosa.

Elvezia Guerinoni, bibliotecaria di Carrega Ligure (Foto di Valentina Lovato)

Elvezia Guerinoni si è trasferita a Carrega Ligure vent’anni fa con il marito. All’inizio è stato difficile, perché si sentiva isolata dal mondo. Come all’epoca, Guerinoni ha provato una sensazione di tristezza la scorsa estate, quando a causa dell’epidemia molte famiglie non hanno potuto raggiungere la loro casa in montagna e portare un po’ di movimento. Guerinoni ha allestito una piccola biblioteca al primo piano del municipio, dove ha ordinato qualche migliaio di libri e aperto un piccolo spazio dove i bambini possono leggere e giocare. Ha fatto da sola, raccogliendo libri qua e là da biblioteche che non li usavano oppure grazie alle donazioni, in un personale tentativo di limitare lo spopolamento.

In casa ha una connessione precaria, che le serve soprattutto per evitare i quasi quindici chilometri che separano Carrega Ligure da Cabella, dove ci sono il medico e l’ufficio postale. Lo scorso inverno ha prestato la sua rete a un bancario della provincia di Milano che vive per molti mesi a Carrega. «Era in smart working, ma siccome ha alcuni alberi davanti a casa, l’antenna non funziona. Quindi gli ho prestato il mio terrazzo, l’unico posto dove internet viaggia decentemente», spiega Guerinoni. Lo racconta con naturalezza, come se fosse ovvio avere questi problemi. Quando è arrivata la neve, internet se n’è andato e anche il vicino si è trasferito perché non riusciva più a lavorare. «È solo un piccolo esempio, ma spiega bene la nostra condizione. Solo con la connessione possiamo sperare che paesi come Carrega Ligure si ripopolino».

In Italia 63mila persone non possono avere internet