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  • Martedì 9 marzo 2021

La bugia dietro l’omicidio di Samuel Paty

La raccontò una studentessa di 13 anni, avviando una serie di eventi che portarono alla decapitazione dell'insegnante francese

 (AP Photo/Lewis Joly)
(AP Photo/Lewis Joly)

Una studentessa di Samuel Paty, il professore francese decapitato il 16 ottobre scorso in attentato terroristico con l’accusa di aver mostrato ai suoi studenti alcune caricature del profeta Maometto, ha raccontato di aver mentito. Secondo gli investigatori, il falso racconto della studentessa fu la causa diretta che spinse il 18enne russo di origine cecena Abdullakh Anzorov a uccidere Paty, insegnante di storia e geografia nella scuola media Bois D’Aulne a Conflans-Sainte-Honorine, a nord di Parigi, in Francia. L’attentato fu poi al centro di enormi discussioni in Francia, e fu uno degli argomenti usati dal presidente francese Emmanuel Macron per promuovere l’approvazione della cosiddetta “legge sul separatismo religioso”.

– Leggi anche: Le azioni della Francia contro l’Islam radicale

Il giornale francese Le Parisien ha scritto che la studentessa, che ha 13 anni ed è stata identificata con il nome Z., raccontò a suo padre che il 6 ottobre Paty disse agli studenti musulmani della sua classe di uscire dall’aula perché voleva mostrare alcune immagini di Maometto nudo durante una lezione sulla libertà d’espressione.

Nel corso delle indagini seguite all’uccisione di Paty, la studentessa ha però confessato negli interrogatori di non essere stata presente in aula quel giorno. Questo è stato confermato anche da diversi suoi compagni di classe che hanno detto che Paty non aveva mai mostrato caricature di Maometto a lezione.

L’avvocato della studentessa, Mbeko Tabula, ha confermato la versione di Le Parisien ad AFPdicendo che la ragazza aveva mentito solo perché spinta dai suoi compagni di classe a raccontare questa storia. La ragazza aveva avuto diversi problemi disciplinari, rischiando di essere espulsa da scuola, e il 6 ottobre non era in aula proprio perché allontanata dal corso a causa dei suoi comportamenti.

Il padre della ragazza, Brahim Chnina, di origine marocchina, dopo aver ascoltato il racconto della figlia pubblicò un video su Facebook in cui denunciò il comportamento di Paty, chiedendo che fosse licenziato. Ne pubblicò in seguito un secondo in cui accusò Paty di “discriminazione” nei confronti dei musulmani. Chnina si lamentò del comportamento di Paty con la scuola e con la polizia, accusandolo di aver diffuso “immagini pornografiche” a lezione e di aver creato un clima di islamofobia.

Nei giorni seguenti i video di Chnina iniziarono a circolare molto sui social network e raggiunsero anche Abdullakh Anzorov, 18enne musulmano di origine cecena che viveva in Normandia con lo status di rifugiato politico, e che nell’ultimo anno si era radicalizzato. Il 16 ottobre Anzorov era quindi andato a Conflans-Sainte-Honorine e aveva pagato due studenti per avere informazioni su Paty; lo aveva aspettato nei pressi della scuola, dove poi lo aveva decapitato con un coltello. La polizia era intervenuta poco dopo, e aveva ucciso Anzorov che si aggirava ancora vicino al luogo dell’attacco e che aveva minacciato gli agenti con il coltello.

La studentessa ora è accusata di calunnia, mentre suo padre e un predicatore islamico che aveva rilanciato i messaggi di odio contro Paty sono accusati di complicità nell’omicidio.

Dopo l’omicidio di Paty, il presidente francese Emmanuel Macron aveva assegnato all’insegnante la legione d’onore (la massima onorificenza francese) postuma, e in tutto il paese c’erano stati grandi manifestazioni per ricordare e celebrare il professore. In seguito Macron aveva ordinato azioni molto dure per contrastare l’Islam radicale, chiudendo una moschea e espellendo centinaia di persone.