Senza Zingaretti, a gestire il PD è Valentina Cuppi
È la sindaca di Marzabotto e la presidente del partito, e in attesa dell'assemblea generale le spetta l'amministrazione ordinaria
Valentina Cuppi, sindaca del comune emiliano di Marzabotto, è la presidente del Partito Democratico che, dopo le annunciate dimissioni del segretario Nicola Zingaretti, avrà il compito di guidare il partito fino all’Assemblea Nazionale che si terrà il prossimo 13 e 14 marzo, e forse anche per le settimane successive.
La nomina di Cuppi a presidente – al posto di Paolo Gentiloni, nel febbraio 2020 – era stata presentata da Zingaretti come l’inizio di un nuovo corso per il partito, più inclusivo e aperto a sinistra. Dopodiché, di Cuppi non si era mai parlato molto, se non per la sua presenza nella delegazione del PD alle consultazioni con Mario Draghi. Ma in quell’occasione c’erano state critiche per il suo ruolo apparentemente marginale: «Non ho mai cercato visibilità e ho lavorato, lavorato e ancora lavorato in quest’anno così difficile. Non sono alla ricerca di un like. Faccio politica alla vecchia maniera, sulle cose concrete», aveva replicato lei.
Cuppi ha 37 anni ed è insegnante di storia e filosofia. Ha cominciato a fare politica con Sinistra Ecologia Libertà, che alle elezioni politiche del 2013 l’aveva candidata alla Camera dei deputati: Cuppi non risultò però eletta. Dal 2009 al 2014 è stata consigliera con delega alla Pace e alla Memoria al comune di Marzabotto, in provincia di Bologna, famoso per l’eccidio compiuto durante la Seconda guerra mondiale. Dal 2014 al 2019, sempre a Marzabotto, è stata vicesindaca e assessora alla Cultura e al Turismo per poi diventare sindaca nel 2019 con il 71 per cento dei voti, a capo di una coalizione di centrosinistra.
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Nel 2019, in occasione delle elezioni primarie del Partito Democratico, Cuppi era entrata a far parte del comitato bolognese del PD a sostegno del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, risultato poi vincitore. E alle ultime regionali in Emilia-Romagna aveva sostenuto Stefano Bonaccini.
Quando all’inizio del 2020 si era iniziato a parlare di lei al di fuori della politica locale e per la presidenza del PD, c’erano state diverse polemiche interne poiché Cuppi non aveva la tessera del partito: l’ha fatta solo all’inizio del 2020, ha spiegato lei stessa. Nelle ultime settimane, Cuppi era stata citata, ma in modo molto marginale, per la nomina a responsabile del documento “Woman New Deal”, preparato dalla “Conferenza delle Democratiche” del PD in vista del programma di investimenti che sarà presentato alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU.
Ma è soprattutto per il suo rapporto con il movimento delle “Sardine” che si è parlato di lei. Quando Cuppi divenne presidente del partito, le Sardine la definirono «un simbolo del nuovo e della speranza. Una nostra amica»: diversi giornali scrivono infatti che la sindaca e Mattia Santori, il leader del movimento, si conoscono da anni. Sabato 6 marzo alcuni rappresentanti delle Sardine, tra cui Mattia Santori, avevano organizzato un presidio davanti al Palazzo del Nazareno a Roma, portando con sé dei sacchi a pelo per rappresentare un’occupazione simbolica della sede del Partito Democratico (circostanza alla quale è stata collegata nel weekend una foto in realtà vecchia).
Cuppi ha incontrato le Sardine, e in un’intervista di oggi a Repubblica dice: «Sono stata quattro ore a discutere con le Sardine: ci siamo confrontati sul futuro della sinistra, condiviso idee e valori. Hanno fatto anche critiche al partito ma ho detto loro e dico a tutti che un PD aperto, largo e dalla parte delle persone significa anche inclusivo e rispettoso della pluralità che lo caratterizza. Ho dedicato tempo a loro come a tanti e tante militanti che volevano essere ascoltati. Ora rappresento tutta la comunità dem. Però non rinuncio alla mia idea di PD. Ho accettato il ruolo di presidente perché ho creduto in un PD aperto».
Fino ad ora, Cuppi si è tenuta piuttosto lontana da discussioni e conflitti interni continuando a parlare della necessità di un partito inclusivo e più vicino alle persone, e mostrandosi rispettosa e fedele alla linea ufficiale del segretario. Sulle correnti del PD, ha detto: «Le aree politiche e culturali diverse sono diventate correnti in lotta per il potere. La sfida vera ci sarà dopo l’Assemblea, perché il PD va rifondato con una discussione profonda». E sulle dimissioni di Zingaretti si è limitata a spiegare che «sono state un atto politico molto forte», ma che «i problemi indicati non sono spariti».
Cuppi avrà ora il compito di aprire la prossima Assemblea Nazionale con una relazione: c’è la possibilità che Zingaretti ritiri le proprie dimissioni, oppure che le confermi. In questo secondo caso, durante l’Assemblea di metà marzo non verrà deciso quasi niente. Lo Statuto del partito prevede infatti la convocazione di un’altra Assemblea entro 30 giorni dalle dimissioni del segretario, e sarà in quell’occasione che si deciderà se eleggere un nuovo segretario o se aprire la fase congressuale nominando nel frattempo un o una reggente. Alcuni giornali indicano, tra gli altri e le altre, anche Cuppi come possibile nome per ricoprire questo incarico.