C’è del movimento sotto l’Islanda
Nelle ultime settimane ci sono state migliaia di scosse sismiche a sud di Reykjavík: potrebbero anticipare un'eruzione, ma niente di preoccupante
Nella penisola di Reykjanes, nel sud-ovest dell’Islanda, ci sono state decine di migliaia di scosse di terremoto nelle ultime settimane, perlopiù di bassa magnitudo. La più forte, di magnitudo 5.7, è stata registrata il 24 febbraio: non ha fatto danni, ma si è sentita molto bene nella vicina zona di Reykjavík, la capitale, dove vive più di un terzo di tutti gli islandesi. Secondo l’Istituto meteorologico islandese questi terremoti sono probabilmente dovuti al movimento di magma sotto la penisola e potrebbero essere il preludio di un’eruzione vulcanica intorno al monte Keilir. Non c’è da preoccuparsi troppo, comunque: anche se succederà (e non è detto), non sarà nulla di simile all’eruzione dell’Eyjafjöll nel 2010.
In Islanda i terremoti e le eruzioni vulcaniche sono molto comuni perché l’isola si trova lungo la linea di congiunzione tra due placche tettoniche, la nord-americana e l’euroasiatica. L’Islanda si è infatti formata sulla Dorsale medio atlantica, che è la più lunga catena montuosa della Terra (arriva più a sud del Sudafrica) e che emerge sopra il livello del mare in pochi punti. L’Islanda, uno di questi, è l’isola più grande a essersi formata per via delle eruzioni dei vulcani della dorsale. L’attività vulcanica sull’isola si sviluppa soprattutto tra la penisola di Reykjanes e il fiordo settentrionale Öxarfjörður,i due punti costieri collegati dalla linea della dorsale.
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Geofisici e vulcanologi hanno collegato l’attività sismica delle ultime settimane nella penisola di Reykjanes a una serie di scosse di terremoto cominciata nel dicembre del 2019: da allora, sotto almeno tre dei cinque vulcani della penisola è stato rilevato un movimento di magma. Le grandi eruzioni in questa zona si verificano più o meno una volta ogni ottocento anni, e l’ultima volta avvennero tra l’Undicesimo e il Tredicesimo secolo. Per questo si ritiene che i terremoti possano annunciare una nuova attività vulcanica.
Ma un’eventuale eruzione non è considerata molto preoccupante, perché i vulcani di questa parte dell’Islanda sono effusivi e non esplosivi: significa che la fuoriuscita di lava avviene per colate, senza che si formino alte colonne di gas. È il tipo di eruzioni che gli islandesi definiscono “per turisti”, dato che possono anche essere osservate in sicurezza da relativamente vicino. Anche in caso di eruzione dunque non si prevedono problemi per il traffico aereo – comunque ridotto a causa della pandemia – come quelli del 2010.
Nella notte tra domenica e lunedì le scosse di terremoto sono state più di 500: un po’ meno rispetto alle notti precedenti, in cui se ne erano registrate tra le 700 e le mille. Negli ultimi due giorni la più forte è stata quella registrata nelle prime ore del 7 marzo con epicentro a tre chilometri dal vulcano Fagradalsfjall, di magnitudo 5.0. I due punti dove secondo l’Istituto meteorologico islandese potrebbe verificarsi un’eruzione sono proprio il Fagradalsfjall e il Keilir, un altro vulcano vicino al primo. Tuttavia potrebbe anche non esserci alcuna eruzione, o solo terremoti più intensi fino a magnitudo dell’ordine di 6.5. Terremoti ed eruzioni vulcaniche non si possono prevedere come i temporali, quindi non resta che stare a vedere.
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