Un pezzo di Austria farà da laboratorio sul vaccino di Pfizer-BioNTech
Lo riceveranno tutti gli abitanti di un distretto in Tirolo, per valutarne l’efficacia contro la “variante sudafricana”
Dalla prossima settimana il distretto austriaco di Schwaz, in Tirolo, avvierà una vaccinazione di massa aperta a tutte le persone con più di 16 anni, per cercare di capire se il vaccino di Pfizer-BioNTech sia efficace contro la cosiddetta “variante sudafricana”. L’iniziativa non è solamente locale: le 100mila dosi necessarie saranno fornite dall’Unione Europea, in un programma pilota che renderà il distretto di Schwaz, di circa 84mila abitanti, un modello per studiare meglio la variante e l’efficacia del vaccino. Attualmente, il Tirolo è una delle aree a maggiore concentrazione della variante sudafricana in Europa, sulla quale ci sono ancora conoscenze limitate, ma che si ritiene renda più contagioso il coronavirus.
Le prime somministrazioni saranno effettuate a partire dall’11 marzo e l’obiettivo è di riuscire a coprire con i vaccini la maggior parte della popolazione in poche settimane, con entrambe le dosi. Un gruppo internazionale di scienziati raccoglierà i dati della vaccinazione per conto dell’Unione Europea, come parte dell’accordo accettato dall’Austria affinché il distretto ricevesse maggiori quote di vaccini.
I primi risultati potranno essere osservati verosimilmente dopo circa un mese e aiuteranno gli scienziati a rispondere ad alcune importanti domande sul modo in cui cambia il coronavirus. Per esempio, se un vaccino come quello di Pfizer-BioNTech, sviluppato un anno fa, sia in grado di prevenire le infezioni dalle varianti del coronavirus emerse più di recente. Lo studio sarà utile anche alle due aziende produttrici, che potranno valutare se investire nello sviluppo di un nuovo vaccino.
Molto della buona riuscita del progetto dipenderà dalla partecipazione dei cittadini: per il momento le autorità hanno comunicato che nelle prime 24 ore in cui sono state aperte le prenotazioni, dal 4 marzo, si sono registrate al programma oltre 20mila persone.
In tutta l’Austria c’era stata una risalita dei contagi intorno al novembre scorso, che il governo aveva provato a gestire nei due mesi successivi attraverso più fasi di lockdown generalizzato e di test a tappeto sulla popolazione. L’Austria è tuttora in lockdown: la preoccupazione per i contagi si era intensificata intorno alla fine di gennaio, quando nel Tirolo si erano cominciati a registrare diversi contagi della variante sudafricana del coronavirus.
Il Tirolo, che aveva già avuto molti contagi durante la prima ondata, in breve tempo è diventato uno dei luoghi di maggiore diffusione della variante in tutta l’Europa. La questione era ed è rilevante per tutti i paesi vicini, e in generale europei: la Germania, per esempio, aveva deciso di chiudere il confine con il Tirolo e non lo ha ancora riaperto, nonostante l’Unione Europea sia molto contraria alle limitazioni degli spostamenti tra gli stati membri. L’avvio della sperimentazione sarà importante anche per cercare di isolare ulteriormente il cluster della variante sudafricana.
Le restrizioni imposte in Austria finora hanno funzionato: a inizio febbraio nel Tirolo c’erano più di 200 persone positive alla variante sudafricana del coronavirus, ora sono meno di 100. In generale la variante rappresenta circa il 5 per cento dei casi attualmente positivi. Oltre alle chiusure, nel Tirolo a metà febbraio era stato introdotto l’obbligo di mostrare un tampone negativo anche per gli spostamenti interni al paese, in entrata e in uscita. La cosa aveva causato disagi a chi si sposta tutti i giorni in quella zona, compresi molti camionisti e automobilisti che arrivano dall’Italia.
In occasione della sperimentazione nel distretto di Schwaz, le misure saranno rese ancora più restrittive: dall’11 al 25 marzo, chiunque voglia entrare o uscire dal distretto per qualsiasi ragione sarà obbligato a presentare un tampone negativo, anche i pendolari.