I braccialetti anti-ansia servono a qualcosa?
Fedez li ha provati per risolvere i suoi problemi di emozione a Sanremo, ma in realtà la loro efficacia non è mai stata dimostrata
Prima della sua esibizione sul palco del Festival di Sanremo, Fedez, uno dei cantanti italiani più noti e seguiti sui social network, ha mostrato in un video di indossare ai polsi due braccialetti vibranti, che dovrebbero servire a ridurre l’ansia e lo stress. Dopo la sua performance, alcuni sui social network hanno fatto notare che il cantante era visibilmente sopraffatto dall’emozione e hanno ipotizzato che quei dispositivi forse non funzionino poi così bene.
Per rispondere alle curiosità al riguardo, la Società Italiana di Psichiatria ha fatto sapere che «il braccialetto anti-ansia non fa male, ma ha solo un effetto placebo e di suggestione» e che «la sua efficacia non è stata scientificamente dimostrata». Dispositivi come quelli mostrati da Fedez sono poco diffusi in Italia e si sono invece diffusi molto negli ultimi anni negli Stati Uniti, per via di alcune startup che li hanno messi in commercio e pubblicizzati come soluzione rapida e definitiva ad ansia e stress.
L’effetto placebo è l’effetto che sostanze e trattamenti hanno sulle persone per il solo fatto di essere presentati come risolutivi di un certo problema, a prescindere dalla loro efficacia reale. Questo potrebbe spiegare il motivo per cui in alcuni casi le persone che usano braccialetti anti-ansia ne parlano con soddisfazione. La Società Italiana di Psichiatria ha infatti spiegato che «il potere di suggestione e l’effetto placebo sono elementi tutto sommato importanti per la salute mentale, ma per tenere a bada l’ansia resta fondamentale rivolgersi a uno specialista» e che in generale sarebbe meglio «evitare scorciatoie fai-da-te che potrebbero rivelarsi pericolose soprattutto in chi rischia di sviluppare disturbi cronici».
I due dispositivi mostrati da Fedez sono prodotti dall’azienda americana TouchPoint Solution, che fu fondata nel 2016 negli Stati Uniti dall’imprenditrice Vicki Mayo e dalla neuropsicologa Amy Serin. La promessa di questi braccialetti è quella di aiutare persone affette da ansia, stress, sindrome da deficit di attenzione e anche autismo, a ridurre il loro malessere psicologico e fisico. Il principio su cui si basano è stato inventato dalla stessa Serin, che lo ha descritto in uno studio del 2016 chiamandolo BLAST (Bi-Lateral Alternating Stimulation).
Massimo Giannantonio, presidente della Società Italiana di Psichiatria, lo spiega così: «il braccialetto elettronico con le sue vibrazioni, come anche quello in rame, contribuirebbe a depolarizzare le cariche elettriche in eccesso legate allo stress, diminuendo così l’ansia. Ma non c’è alcuna evidenza scientifica dell’efficacia della loro azione». Tutti gli studi che dimostrano il funzionamento della BLAST e dei braccialetti di TouchPoint Solution, infatti, sono stati condotti da Serin o da altri ricercatori del suo centro di ricerca, il Serin Center, e non sono stati pubblicati su riviste scientifiche o validati da un sistema di peer review (cioè una revisione fatta da altri colleghi in modo indipendente).
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TouchPoint Solution non è l’unica azienda nata negli ultimi anni per offrire dispositivi indossabili anti-ansia: nel 2019 negli Stati Uniti sono stati messi in commercio i braccialetti di Apollo Neuro. La loro tecnologia viene descritta in modo molto simile e, anche in questo caso, si basa su studi condotti dalle stesse persone che commercializzano il braccialetto. Non ci sono cioè studi indipendenti che possano confermarne o meno l’efficacia. Si tratta inoltre di dispositivi con un costo non trascurabile: Touchpoint costa 180 euro e Apollo Neuro 300. Nessuna delle due aziende per il momento vende i suoi dispositivi in Italia, ma i TouchPoint si possono acquistare da qualche rivenditore online.
Lo scorso aprile, il New York Times aveva raccontato che nel mercato dei dispositivi indossabili anti-stress e anti-ansia negli ultimi anni sono arrivate anche alcune aziende di orologi di lusso come la svizzera Teslar — dello stesso gruppo che produce orologi per marchi come Versace — e l’americana Philip Stein. Entrambe basano la loro comunicazione su una condizione che viene definita elettrosensibilità: l’idea di queste aziende è cioè quella di vendere degli orologi contenenti dei chip che dovrebbero aiutare le persone sensibili ai campi elettromagnetici a “ritrovare il loro equilibrio” e sincronizzarsi con le «frequenze naturali della Terra». L’elettrosensibilità è un campo di indagine su cui alcuni scienziati stanno facendo ricerca, ma di cui per ora non ci sono evidenze scientifiche di alcun tipo. Anche in questo caso quindi si tratta di tecnologie che non hanno alcuna efficacia dimostrata, oltre a quella dell’effetto placebo.
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