C’è diffidenza verso il vaccino AstraZeneca

Ed è uno dei motivi dei ritardi nella somministrazione delle dosi, nonostante i dati ne garantiscano sicurezza ed efficacia

(Jung Yeon-Je-Pool/Getty Images)
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Ci sono vari motivi che spiegano come mai in Italia i ritmi di somministrazione del vaccino AstraZeneca siano lenti. Uno di questi è la diffidenza di molti nei confronti della soluzione di AstraZeneca rispetto agli altri due vaccini autorizzati nell’Unione Europea, Pfizer-BioNTech e Moderna. I dubbi e le incertezze – di cui è comunque complesso stimare l’impatto sull’andamento delle vaccinazioni – sono testimoniati dalle dichiarazioni dei sindacati di alcune categorie professionali e dalle rinunce comunicate da alcuni cittadini dopo aver fissato l’appuntamento per la vaccinazione.

Al momento centinaia di migliaia di dosi del vaccino AstraZeneca sono custodite nei frigoriferi delle aziende sanitarie in attesa della somministrazione a personale scolastico e universitario, forze dell’ordine, persone in carcere o in comunità. Finora sono state somministrate 404mila dosi, il 26 per cento del totale consegnato. La percentuale di utilizzo di Pfizer-BioNTech invece sfiora il 90 per cento: 4 milioni di dosi somministrate sul totale di 4,5 milioni consegnate.

Una parte dei problemi è dovuta ai ritardi nella trasmissione dei dati (è successo in Piemonte, ma anche in Emilia-Romagna e nella provincia autonoma di Trento), mentre un’altra parte è da imputare al fatto che il vaccino AstraZeneca non viene somministrato agli anziani, tra i primi a essere vaccinati secondo il piano nazionale. E poi c’è la diffidenza di molti, che considerano AstraZeneca una sorta di vaccino di serie B. Non è un problema solo italiano: anche in Germania, per esempio, molte persone sembrano essere scettiche nei confronti di AstraZeneca, nonostante le rassicurazioni arrivate nelle ultime settimane in merito alla sua efficacia e sicurezza.

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I casi locali
Negli ultimi giorni lo scetticismo nei confronti di AstraZeneca si è visto per esempio nella zona orientale della provincia di Bergamo, come ha raccontato l’edizione locale del Corriere della Sera.

A causa dell’alta incidenza di contagi registrata, la Regione Lombardia ha anticipato la campagna vaccinale per tutte le persone sopra i 60 anni che abitano in 15 comuni di quest’area con l’obiettivo di formare un “cordone sanitario”, cioè una protezione nei confronti delle aree dove l’incidenza dei contagi è inferiore. La scorsa settimana sono iniziate le somministrazioni e dalle prime verifiche sembra che un numero significativo di prenotati non si sia presentato all’appuntamento proprio a causa della diffidenza nei confronti del vaccino di AstraZeneca.

Secondo l’infettivologo Enrico Bombana, responsabile di Igiene ospedaliera e coordinatore dell’attività vaccinale dell’ASST di Bergamo Est, si parla del 20-30 per cento di rinunce sul totale delle prenotazioni: una parte, comunque, potrebbe essere stata causata dal fatto che molte persone sono state avvisate solo la sera precedente.

Anche in provincia di Forlì, i ritmi lenti di somministrazione sono stati parzialmente motivati dalle rinunce ad AstraZeneca.

Roberto Bandini, direttore dell’ufficio di Igiene e Sanità pubblica di Forlì per l’azienda sanitaria dell’Emilia Romagna, ha detto a ForlìToday di non capire lo scetticismo: «È un vaccino sicuro, il sistema immunitario di un individuo non ha differenze sostanzialmente tra i 55 e i 65 anni», ha spiegato. «D’altra parte non c’è il vaccino Pfizer disponibile per tutti, l’alternativa non c’è». Anche in questo caso, mancano dati più certi per provare a quantificare l’impatto del “dissenso”.

(Phil Noble – WPA Pool/Getty Images)

I dubbi dei sindacati
Più documentati, invece, sono i dubbi espressi dai sindacati di alcune categorie a cui è stato destinato il vaccino di AstraZeneca.

Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia COISP, ha spiegato di ritenere inconcepibile la scelta di somministrare alle forze dell’ordine il vaccino di AstraZeneca. «È quello che al momento offre la percentuale di efficacia più bassa», ha detto Pianese. «Si tratta dell’ennesima dimostrazione dell’approssimazione con cui si approccia al comparto sicurezza, nonostante la sola Polizia di Stato conti già tra le sue fila più di 7.500 contagiati e 8 morti».

CISL Scuola lamenta il mancato coinvolgimento nella scelta di utilizzare il vaccino di AstraZeneca per vaccinare il personale scolastico. Secondo il sindacato, molti operatori della scuola si interrogano sui vantaggi di aderire alla campagna vaccinale, «a causa della dichiarata minore copertura vaccinale di AstraZeneca rispetto ai più efficaci vaccini Pfizer e Moderna». Il sindacato parla di una scelta, quella di essere vaccinati con AstraZeneca oppure non essere vaccinati del tutto, «densa di dubbi ed interrogativi».

Nonostante la preparazione specifica, sembra che anche alcuni medici manifestino dubbi sull’opportunità di essere vaccinati con AstraZeneca. Il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, ha spiegato all’ANSA che molti medici liberi professionisti sotto i 55 anni hanno comunicato alle ASL di non volersi vaccinare con AstraZeneca «perché ritengono non sia confacente al loro rischio professionale».

La sicurezza del vaccino
I dubbi nei confronti di questo vaccino partono da lontano, soprattutto dalla fase autorizzativa, più tortuosa rispetto a quella di Pfizer-BioNTech e Moderna. I test clinici di AstraZeneca non erano stati perfetti, anzi a novembre l’azienda aveva ammesso un errore nel dosaggio che aveva causato il mancato rispetto dei protocolli stabiliti per la sperimentazione. Questo intoppo era stato alla base della mancanza di dati certi sull’efficacia oltre i 55 anni.

Nonostante lo sviluppo più complesso, a fine gennaio l’EMA, l’Agenzia europea per i medicinali, aveva dato il proprio parere favorevole al vaccino senza alcun limite d’età. Inizialmente l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ne aveva raccomandato l’uso dai 18 ai 55 anni, per poi estenderlo fino a 65 anni.

Secondo i dati riportati dall’AIFA, l’efficacia del vaccino di AstraZeneca è risultata complessivamente pari al 59,5 per cento nel prevenire la malattia sintomatica, con differenze in base alla distanza tra le due dosi. Nei partecipanti ai test clinici che avevano ricevuto la seconda dose dopo 12 settimane, l’efficacia aveva raggiunto l’82,4 per cento a 14 giorni dalla nuova somministrazione. In tutti i partecipanti che avevano ricevuto almeno una dose di vaccino, a partire da 22 giorni dopo la prima dose, non si erano osservati casi di ricovero.

(Andrew Matthews – WPA Pool/Getty Images)

I dati rilevati in altri paesi dove la campagna vaccinale è in fase più avanzata sembrano confermare l’efficacia. Uno studio condotto dall’università di Edimburgo, in Scozia, ha preso in esame i dati raccolti tra l’8 dicembre 2020 e il 15 febbraio di quest’anno, periodo in cui sono stati somministrati 1,14 milioni di dosi di vaccino: 650mila persone hanno ricevuto il vaccino di Pfizer-BioNTech, mentre le altre 490mila quello di AstraZeneca. I risultati dello studio mostrano che a quattro settimane dalla somministrazione della prima dose, il vaccino di AstraZeneca ha portato a una riduzione dei ricoveri fino al 94 per cento, mentre il vaccino di Pfizer-BioNTech fino all’85 per cento.

I dati sono incoraggianti anche se si restringe il campo di analisi alle persone più anziane: in questo caso la vaccinazione ha permesso di ridurre dell’81 per cento il rischio di ricovero nonostante siano nella fascia di popolazione a maggior rischio di sviluppare sintomi gravi.

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Estendere AstraZeneca agli anziani
I promettenti dati dello studio scozzese stanno portando i paesi più cauti sull’utilizzo di AstraZeneca a valutare l’estensione della somministrazione anche alle persone più anziane.

Thomas Mertens, capo della commissione per le vaccinazioni in Germania, ha detto che sarà valutato un aggiornamento della raccomandazione per modificare le limitazioni attuali. Come in Italia, anche in Germania l’utilizzo delle dosi di AstraZeneca è molto basso, sotto il 30 per cento sul totale delle dosi consegnate, e il New York Times ha spiegato che molti cittadini tedeschi ritengono AstraZeneca un vaccino di “seconda classe”.

Questa è una conseguenza della comunicazione incerta e contraddittoria da parte dell’azienda prima, delle istituzioni poi e infine dei media: è anche uno dei motivi che hanno inciso in Italia, secondo molti osservatori. Mertens ha detto che la commissione non ha mai criticato il vaccino, ma si è limitata a sottolineare la mancanza di dati relativi all’efficacia sopra i 65 anni. Mertens ha poi aggiunto che l’opinione della commissione verso AstraZeneca è migliorata dopo l’arrivo di nuovi dati.

Anche l’AIFA sta valutando di estendere l’impiego del vaccino di AstraZeneca sopra i 65 anni. Lorenzo Wittum, presidente e amministratore delegato di AstraZeneca Italia, ha spiegato a Sky TG24 che AstraZeneca è in contatto con AIFA e il ministro per una possibile nuova raccomandazione. Wittum ha chiarito che non ci sono dubbi sulla sicurezza del vaccino. «Basta guardare la scheda tecnica dell’EMA: il vaccino è approvato dai 18 anni», ha detto. «Abbiamo dalla Scozia dati aggiuntivi che possono essere utili. In Francia e in Germania si sta già valutando questa ipotesi, vedremo nei prossimi giorni».