Un anno di cinema più chiusi che aperti
Numeri, storie e previsioni sulle sale italiane che da mesi accendono i proiettori soltanto una volta ogni due settimane, per manutenzione
di Gabriele Gargantini
Il 23 febbraio 2020 un’ordinanza chiuse i cinema della Lombardia. Quelli di altre regioni del Nord chiusero nei giorni successivi e l’8 marzo fecero lo stesso quelli di tutta Italia, dopo un weekend in cui gli incassi erano scesi del 95 per cento rispetto allo stesso weekend del 2019. Alcuni ripresero a proiettare film il 15 giugno – seppur con ostacoli e limitazioni – e proseguirono fino al 25 ottobre, quando furono di nuovo chiusi ovunque. Da allora, così come teatri, palestre o piscine, non hanno ancora riaperto. Sono ormai più di quattro mesi che nessuno, in Italia, paga per guardare un film in un cinema. E nell’ultimo anno i giorni in cui non è stato possibile farlo sono stati più di quelli in cui si è potuto.
Nel 2019 – un anno buono ma non ottimo – i cinema italiani incassarono 635 milioni di euro. Nel 2020 gli incassi complessivi sono stati pari a 182 milioni di euro: il 71,3 per cento in meno. Sempre nel 2020, i film “di prima programmazione” distribuiti sono stati 246, meno della metà rispetto al 2019. Secondo i dati Cinetel, nel gennaio 2020 c’erano in Italia 3.440 schermi cinematografici attivi; nell’ottobre 2020, prima delle nuove chiusure, quelli ancora attivi erano 500 in meno.
Fino a febbraio
«Avevamo avuto un 2019 che non ci voglio nemmeno pensare» ricorda Irene Tagliavia, amministratrice delegata del Rouge et Noir, uno storico cinema di Palermo, con una sala da 420 posti e una da 71. Tagliavia “non ci vuole nemmeno pensare” perché negli ultimi mesi nel 2019, così come nei primissimi del 2020, ci furono «film spaziali, fantastici, uno dietro l’altro». Spaziali e fantastici non nel senso del genere cinematografico: il Rouge et Noir, infatti «lavora molto con i documentari, i film dei registi esordienti e il cinema d’essai». A gennaio 2020, per esempio, il Rouge et Noir fece 243 spettacoli (contro i 215 del gennaio precedente) e gli incassi furono del 20 per cento più alti rispetto al 2019.
Lionello Cerri – fondatore e amministratore delegato di Anteo SpazioCinema, che gestisce decine di sale a Milano e in Lombardia – racconta che per loro il 2020 «stava andando molto bene, di certo meglio rispetto al 2019». Nel caso di Anteo Palazzo del Cinema – il multisala nel centro di Milano, che nel 2019 aveva fatto da solo circa 500mila presenze – ottimi risultati li ottenne per esempio Parasite, che il 10 febbraio aveva vinto l’Oscar.
Vincenzo Delmonte – amministratore delegato del Novecento, un cinema a due sale di Cavriago, in Emilia-Romagna – ricorda invece che fecero in tempo a mostrare per un paio di giorni Volevo nascondermi, sul pittore e scultore Antonio Ligabue, ma che poi anche il Novecento dovette chiudere e rinunciare a completare un mese che fin lì era stato «tanto buono quanto il 2019, forse pure qualcosina in più». Per spiegare che tipo di cinema sia il Novecento, Delmonte dice: «noi facciamo essenzialmente film di qualità, che non significa fare film ungheresi o coreani, e il nostro pubblico non gradisce l’horror, il thriller o le cose più sbracate». Film che siano però di recente uscita, precisa Delmonte: «non siamo né a Roma, né a Milano e né a Bologna, e se facciamo Via col vento non viene nessuno».
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In effetti, il 2020 era partito forte per tutti i cinema italiani, piccoli o grandi che fossero. In parte grazie ai grandi incassi di Tolo Tolo, nei primi due mesi dell’anno poi segnato dalla pandemia gli incassi complessivi erano stati di circa il 20 per cento superiori rispetto allo stesso periodo del 2019. Gennaio era stato uno dei migliori di sempre nella storia dei cinema italiani, ma anche febbraio era andato bene: tra l’altro con altri due film italiani – Odio l’estate e Gli anni più belli – che insieme avevano avuto incassi per oltre 10 milioni di euro.
Da marzo a giugno
I dati di marzo, invece, è inutile guardarli. Perché già prima che i cinema fossero effettivamente chiusi in gran parte d’Italia l’aria era evidentemente cambiata per molti. Anteo chiuse le sue sale – 17 delle quali a Milano, divise tra il centralissimo Palazzo del Cinema e il nuovo complesso CityLife – ancora a febbraio, e così fece anche il Novecento di Cavriago con le sue due sale da 253 e 108 posti. A Palermo, il Rouge et Noir potè continuare qualche giorno in più e Gian Mauro Costa – giornalista, scrittore, direttore artistico del Rouge et Noir e marito di Tagliavia – ricorda che l’ultimo film prima del lockdown fu Pino – Vita accidentale di un anarchico, «presentato dalla regista Claudia Cipriani venuta da Milano e con la sala quasi piena».
Nei cento giorni tra l’8 marzo e il 15 giugno i distributori iniziarono a posticipare a data da destinarsi i loro film in uscita e certi cinema si organizzarono per alternative virtuali provando a sfruttare lo streaming con i film ancora a disposizione. La speranza era di rimpiazzare momentaneamente l’esperienza cinematografica, ma le sale si ritrovarono a competere con piattaforme grandi e assai più preparate. Anteo fu tra i cinema che si attrezzarono per #iorestoinsala, ma ci furono diverse iniziative, come MioCinema.
Molti cinema italiani dovettero però ragionare di ristori e cassa integrazione, più che di film da programmare e proiettare. Il Rouge et Noir dovette quindi occuparsi dei suoi 7 dipendenti, l’Anteo dei suoi circa 80. Da questo punto di vista, le cose furono un po’ più facili per il Novecento, che era (e sarà) gestito perlopiù con il lavoro di circa 70 volontari e le cui spese per il personale «si fermano a una persona part-time» dice Delmonte «perché tutti gli altri che lavorano sono a chiamata».
Da giugno a ottobre
Passata la prima ondata della pandemia e allentate le più drastiche restrizioni imposte dai precedenti DPCM, le tante sale dell’Anteo e le due coppie di sale di Rouge et Noir e Novecento sono state tra quelle riaperte appena possibile, e hanno continuato a proiettare film fino a ottobre, praticamente senza sosta.
Delmonte spiega che il Novecento – che fino al 2019 era sempre rimasto chiuso a luglio e ad agosto – ha scelto di restare aperto quasi tutta l’estate, ma aggiunge: «ci abbiamo rimesso di più che se avessimo tenuto chiuso». Anche a settembre e ottobre (quindi dopo l’estate, quando un cinema di provincia torna in genere a riempirsi) «gli incassi non compensavano comunque i costi di gestione». Delmonte dice però che la decisione è stata presa perché «è una cooperativa e ha una sua funzione sociale». Il cinema, peraltro, è quello citato in “Piccola Pietroburgo” della band emiliana degli Offlaga Disco Pax.
Delmonte – che è anche ex sindaco di Cavriago – dice che il Novecento ha poltrone molto spaziose e file ben distanziate tra loro, e che quindi, per rispettare le regole sul distanziamento tra spettatori – ha potuto permettersi di riempire «una poltrona sì e una no», ma che comunque tra giugno e ottobre nessuna sala è arrivata a riempirsi così tanto da arrivare a metà della capienza. Secondo lui per due ragioni: «la paura di frequentare luoghi chiusi» e, ancora di più, «la scarsità di film da mostrare».
Al Novecento, i film più apprezzati dell’estate sono stati Tenet, Padre Nostro, I Miserabili e Volevo Nascondermi: quest’ultimo riprogrammato anche in estate, dopo i suoi pochi giorni di proiezione a febbraio.
Tagliavia ricorda che anche a Palermo «aprire a giugno, quando la stagione finisce, era un grande punto interrogativo», ma che di certo il pubblico aveva molta voglia di cinema perché nei suoi primi giorni di riapertura il Rouge et Noir «fece subito il tutto esaurito». A giugno il primo film proiettato dopo la riapertura fu Il bandito delle 11 di Jean-Luc Godard; a cui seguirono, tra gli altri, Georgetown e Un pugno di amici.
«La programmazione fu fatta con più libertà e senza stare attenti alle teniture» dice Tagliavia «perché comunque c’era un vediamo-che-succede da parte di tutti». Nel loro caso, dato che le poltrone e le file sono piuttosto ravvicinate, “fare il tutto esaurito” voleva dire riempire una poltrona sì e due no, fatta eccezione per i familiari che potevano sedersi accanto. Di fatto, quindi, la sala da 450 posti divenne una sala da 150.
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L’estate 2020 del Rouge et Noir fu aiutata anche da Le sorelle Macaluso, un film ambientato nella periferia di Palermo che, dice Tagliavia, «territorialmente è stato una manna dal cielo». Tra giugno e ottobre, Le sorelle Macaluso fu il film più visto del Rouge et Noir, anche più di Tenet. Andò molto bene anche Picciridda – Con i piedi nella sabbia, girato e ambientato a Favignana.
Portarono buoni incassi anche le rassegne “Arena Condizionata” e “Super Quarantena”, quest’ultima una selezione di film degli anni Quaranta. Ripensando all’estate, Tagliavia spiega che «il pubblico di ragazzi non era spaventato e aveva voglia di stare insieme» ma che con il tempo «arrivarono anche gli ultracinquantenni e poi gli anziani». A luglio gli incassi del Rouge et Noir scesero del 50 per cento rispetto al 2020, ad agosto scesero del 20 per cento e a settembre del 35 per cento.
Anteo ripartì il 15 giugno con la rassegna all’aperto AriAnteo e la proiezione di La vita invisibile di Eurídice Gusmão, e il 19 giugno riaprirono anche le sale al chiuso.
Cerri parla di un comprensibile interesse del pubblico per i film all’aperto, maggiore rispetto alle precedenti estati, e dice anche che nei mesi estivi più di un biglietto su due per i film di Anteo è stato venduto online, cosa che contribuì anche a snellire le file.
Tra schermi al chiuso e all’aperto, la scorsa estate l’Anteo arrivò ad avere 42 schermi attivi, in giorni in cui quelli operativi complessivamente in Italia erano circa 400.
A livello generale, però, a giugno i risultati dei cinema italiani furono il 98 per cento in meno rispetto a quelli del giugno 2019. A luglio, agosto, settembre e ottobre furono il 92, l’86, il 70 e l’82 per cento in meno rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.
Il 2020
Se invece si sceglie di confrontare il periodo dall’8 marzo al 31 dicembre, nel 2020 il calo di incassi rispetto allo stesso periodo del 2019 è stato del 93 per cento, con un po’ più di 5 milioni di biglietti venduti in tutta Italia.
«Si fermò tutto improvvisamente» dice Tagliavia a proposito della chiusura di fine ottobre, e ricorda come il Rouge et Noir avesse già «calendarizzato almeno due settimane di eventi». E anche Delmonte ricorda: «a metà settembre di certo non immaginavamo che a fine ottobre si sarebbe di nuovo chiuso tutto».
Per Anteo il primo anno di pandemia da coronavirus ha generato ricavi inferiori di circa il 60 per cento rispetto al 2019. Per il Novecento, che nel 2019 aveva fatto «60mila presenze per il cinema», gli spettatori del 2020 sono stati meno di 20mila. «Chiuderemo comunque il bilancio 2020 in pareggio e forse addirittura in utile» dice però Delmonte, spiegando che è merito dei «consistenti aiuti arrivati dal Ministero e dall’Agenzia dell’entrate» che «sono tanti per una realtà come quella del Novecento». Anche Tagliavia – il cui cinema ha ricevuto ristori per circa 45mila euro – dice che «gli aiuti sono arrivati in tranche diverse, ma sono arrivati e sono stati corposi».
Per le sale cinematografiche, i primi aiuti erano arrivati già nella prima metà del 2020 e quelli stanziati a inizio 2021 dovrebbero arrivare nelle prossime settimane. In tutto, i “ristori” stanziati per le sale sono stati di circa 150 milioni di euro, ma altri arriveranno quasi di certo nei prossimi mesi. A seconda del tipo di cinema o di programmazione, in questi mesi molti cinema hanno anche beneficiato di altre forme di aiuto o sostegno economico.
Una realtà come Anteo – un gruppo le cui sale possono ospitare in tutto oltre 5mila spettatori – funziona però su numeri parecchio più grandi rispetto a quelli di una cooperativa come il Novecento o di un cinema come il Rouge et Noir. Già a ottobre Cerri aveva detto, intervistato da Panorama, che solo per le attività di «organizzazione sanitaria» come la sanificazione delle sale e le modifiche agli impianti di aerazione Anteo aveva speso «oltre 100mila euro». E già allora parlò di un «profondo rosso» in riferimento alla situazione emersa da fine febbraio in poi.
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Tagliavia – il cui cinema nel 2020 è stato aperto 161 giorni su 365 – ricorda invece i tanti problemi di gestione e organizzazione avuti, e dice di aver fatto «una fatica blu per programmare e reperire certi film» anche perché di alcuni «si diceva che uscivano e in un batter di ciglia la casa di distribuzione ritirava l’uscita e la rimandava di un anno». Ci sono stati poi problemi logistici di altro ordine, per esempio quelli legati alle scorte del bar fuori dalle sale: «le patatine scadevano ieri», dice Tagliavia «la Coca Cola invece me la sono portata tutta a casa».
Il 2021
Da qualche giorno in Italia si è tornato a parlare di una prossima riapertura – a determinate condizioni e solo in area gialla – delle sale cinematografiche. Pensando a una possibile riapertura nelle prossime settimane Delmonte è piuttosto pessimista: «personalmente ritengo, e ne ho anche parlato con alcuni colleghi, che la nostra attività possa ripartire solo nel momento in cui la pandemia finisce davvero, perché prima ci sarà la paura degli spettatori e non ci saranno i film in uscita. Serve che la gente si tranquillizzi e c’è bisogno che le case distributrici, soprattutto quelle americane, riprendano a far uscire i film».
«Io faccio sempre l’esempio di cosa succederebbe se una pizzeria aprisse senza avere il pomodoro» dice Delmonte. «Nessuno ci andrebbe».
Delmonte aggiunge però che nel caso di nuove riaperture (al momento la data di cui si parla è il 27 marzo) il Novecento «valuterà quello che è disponibile, con la consapevolezza che almeno all’inizio la promozione sarà vicina a zero». I cinema, infatti, non dipendono solo da quali e quanti film sono disponibili, ma anche da come e quanto le case di distribuzione li promuovono, in un’attività che – per essere fatta al meglio – richiede diverse settimane di preparazione.
«Dal punto di vista amministrativo, se si apre ora lo si fa con la certezza di aprire in perdita» dice Tagliavia, perché mancherebbero «film forti, grossi, che lavorano bene e che fanno il numero soglia». Tagliavia spiega che «un cinema non è un negozio di vestiti, non è che lo apri e la gente viene» ed è ben consapevole che «la macchina che deve partire è una macchina grossissima, che segue delle logiche che non appartengono a un piccolo, seppur meraviglioso, cinema come il Rouge et Noir».
Cerri invece vorrebbe poter riaprire «già a marzo, eventualmente anche senza tante grandi nuove uscite» e magari anche pensando di proporre eventi diversi dalla normale proiezione di un nuovo film. Secondo lui, infatti, una sala cinematografica deve essere «un punto essenziale, sociale e urbanistico, all’interno di una città». E anche se le si chiama «sale cinematografiche», possono essere «molto di più».
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Nessuno tra Cerri, Tagliavia e Delmonte ricorda qual è l’ultimo film che ha visto in un cinema prima che chiudessero. Dopo aver precisato di essere stato «uno dei primi abbonati a Tele+», Delmonte dice di non riuscire a guardare i film sul proprio televisore, «nemmeno se avesse 100 pollici» perché «c’è poco da fare, al cinema c’è tutta un’altra emozione».
Intanto, in migliaia di sale italiane, più o meno ogni due settimane qualche addetto accende per un po’ i proiettori per evitare che stiano fermi troppo a lungo. Anteo lo deve fare per 38 schermi, e Tagliavia spiega che a Palermo i due proiettori del Rouge et Noir «lavorano almeno una o due ore ogni volta, e girano a vuoto con un film che c’è in memoria». Delmonte, invece, spiega che al Novecento di Cavriago il proiettore viene fatto funzionare ma «di fatto la lampada non si accende e quindi non c’è il fascio luminoso che va sullo schermo».
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Tra qualche giorno una sala del Novecento – che è anche un teatro – sarà occupata per un concerto senza pubblico, trasmesso in streaming, e in questi mesi è capitato che venisse data in uso a qualche compagnia teatrale che aveva delle prove da fare.
Tagliavia racconta che è capitato un paio di volte, in questi mesi, che qualcuno chiedesse di poter usare privatamente una sala del Rouge et Noir, per esempio per dichiarazioni d’amore per San Valentino, ma non è stato possibile.