La Corte suprema della Malesia ha dichiarato incostituzionale il divieto di rapporti sessuali tra omosessuali previsto dalla legge islamica
Giovedì la Corte suprema della Malesia ha giudicato incostituzionale il divieto di rapporti sessuali tra persone omosessuali imposto dalla legge islamica (sharia) nello stato di Selangor, in una sentenza che è stata considerata storica dagli attivisti per i diritti delle persone LGBT+ del paese. La Malesia ha un sistema di leggi federali a cui si affianca un’altra serie di norme di diritto familiare, anche penale, che è applicata dalle autorità islamiche in alcuni stati del paese. Il sesso tra persone omosessuali è vietato sia dalla sharia che dalla legge federale, che però raramente lo punisce. Secondo la Corte Suprema, il tribunale islamico dello stato non aveva l’autonomia di infliggere le pene previste dal divieto, perché il potere dei singoli stati è comunque soggetto alla legge federale.
La sentenza, arrivata all’unanimità, riguarda il ricorso in appello di un uomo sulla trentina che nel 2018 era stato arrestato assieme ad altre 10 persone nello stato di Selangor, nella Malesia centrale, con l’accusa di aver «cercato di commettere atti omosessuali». La Corte suprema ha stabilito che lo stato non poteva applicare la legge islamica – quindi non poteva infliggere le pene previste dalla stessa legge – perché la sodomia era già vietata a livello federale – dove però le pene non vengono quasi mai inflitte: la Corte ha quindi detto che le norme statali sono «soggette a limiti costituzionali».
Circa il 60 per cento dei 32 milioni di persone che abitano nei 13 stati della Malesia è musulmano. Secondo gli attivisti per i diritti delle persone LGBT+, negli ultimi anni diverse persone omosessuali e transgender sono state prese di mira, attaccate o arrestate per aver commesso atti ritenuti dalla legge islamica «contro l’ordine della natura». Per questa ragione molti non esprimono apertamente il loro orientamento sessuale.
Una vecchia legge federale risalente al periodo coloniale britannico, conosciuta come “Sezione 377”, prevede che i reati legati all’omosessualità vengano puniti con la reclusione fino a 20 anni di carcere, ma è raro che queste pene vengano assegnate. Nei singoli stati, però, è capitato che i tribunali islamici abbiano condannato persone per atti omosessuali: 5 di quelle che erano state arrestate assieme all’uomo, per esempio, sono state condannate al carcere, alla frusta e al pagamento di multe dopo essersi dichiarate colpevoli.
Secondo l’attivista per i diritti delle persone LGBT+ Numan Afifi, la sentenza di giovedì è un «miglioramento storico». Gli attivisti sperano ora che lo stato di Selangor, così come gli altri stati della Malesia, cambi la legge statale relativa al divieto di rapporti sessuali tra persone omosessuali.
– Leggi anche: L’Egitto sta reprimendo sempre di più la comunità LGBT+