Facebook e l’Australia hanno trovato un accordo sulle news
Dopo che il social network aveva reso inaccessibili i contenuti giornalistici per gli utenti australiani
Facebook ha annunciato di aver trovato un accordo con il governo australiano per consentire di nuovo la condivisione di contenuti giornalistici sul suo social network in Australia, pochi giorni dopo averla bloccata in risposta a una proposta di legge del governo australiano che impone alle piattaforme online di pagare gli editori dei giornali e dei siti di news per l’utilizzo dei loro contenuti.
Da qualche giorno, a partire dal 18 gennaio, gli utenti di Facebook in Australia non possono più vedere nessun tipo di contenuto giornalistico, mentre agli utenti di tutto il mondo è impedito di condividere sulla piattaforma link dei siti di notizie australiani. Facebook ha fatto sapere che tutto tornerà alla normalità «nei prossimi giorni».
«Siamo lieti di aver raggiunto un accordo con il governo australiano», ha scritto William Easton, capo di Facebook in Australia e Nuova Zelanda, in un comunicato. «Dopo una serie di discussioni, siamo soddisfatti che il governo australiano abbia acconsentito ad alcuni cambiamenti e garanzie che risolvono le nostre preoccupazioni principali».
Josh Frydenberg, il ministro del Tesoro australiano che ha sostenuto la legge e condotto la trattativa, ha detto ai giornali locali che «Facebook si è impegnato a negoziare in buona fede con le imprese giornalistiche australiane e a cercare degli accordi per pagare per i contenuti».
La proposta di legge del governo australiano (il cui nome ufficiale è News Media and Digital Platforms Mandatory Bargaining Code) impone alle piattaforme digitali di stringere con gli editori accordi economici per pagare i contenuti giornalistici ospitati sui loro servizi. La legge designa quali sono le piattaforme coinvolte (non tutte, ma solo quelle dominanti sul mercato, come Facebook e Google) e stabilisce i criteri che qualificano le testate giornalistiche. Se piattaforma ed editore non riescono ad accordarsi sul pagamento, la legge prevede l’istituzione di un arbitrato che dirima la questione in maniera vincolante e rapida: ciascuna delle due parti fa un’offerta, e ne viene scelta una delle due.
I dettagli dell’accordo che hanno convinto Facebook a sbloccare i contenuti giornalistici non sono ancora chiari.
Il governo australiano, poco prima dell’annuncio, aveva presentato una serie di emendamenti alla proposta di legge. Tra le altre cose, il governo ha promesso di avvertire le piattaforme con almeno un mese di anticipo nel caso in cui decidesse di renderle soggette alla legge, e ha detto che l’arbitrato è «un’ultima risorsa», che sarà attivata soltanto dopo due mesi di negoziati tra le piattaforme e le testate giornalistiche.
L’arbitrato era uno degli aspetti della legge più temuti dalle piattaforme, perché le costringeva a entrare in un percorso in cui le testate avevano molti incentivi a chiedere remunerazioni alte, mentre le piattaforme non avevano molte garanzie. Non è ancora chiaro se e in che modo i nuovi emendamenti ammorbidiscano l’azione dell’arbitrato, o se l’accordo preveda ulteriori aggiustamenti che per ora non sono noti. Frydenberg ha detto che la legge «mantiene le sue misure principali».
La decisione di Facebook di eliminare la condivisione delle news in Australia aveva creato notevoli polemiche in tutto il mondo: molti politici avevano criticato le pratiche monopolistiche del social network e alcuni paesi, come il Canada, avevano annunciato l’intenzione di approvare una legge simile. Gli analisti si erano divisi tra chi considerava la proposta di legge come una misura giusta contro il potere esagerato delle piattaforme digitali e chi la considerava come un sussidio iniquo a favore del settore giornalistico.
Non ci sono ancora stime sicure su quale effetto abbiano avuto sui siti di news australiani questi giorni in cui Facebook li ha praticamente eliminati dalla sua piattaforma (le pagine sono rimaste, vuote), ma dalle prime analisi si può dire che il traffico si sia ridotto considerevolmente.
Delle due piattaforme coinvolte nella disputa con il governo australiano, Facebook è stata l’unica ad avere una reazione dura come la cancellazione delle news e a costringere il governo a ulteriori negoziati. L’altra, Google, nelle scorse settimane aveva annunciato vari accordi commerciali per la retribuzione delle news con tutti i principali editori australiani, compreso un accordo globale con News Corp, di proprietà di Rupert Murdoch, il più importante editore australiano e uno dei più influenti del mondo.