Israele riapre qualcosa, ai vaccinati
L’accesso ad alcuni luoghi pubblici e commerciali riservato a chi ha ricevuto il vaccino pone questioni legali, etiche e morali che ci riguardano tutti
Nel corso di questo fine settimana in Israele saranno in parte rimosse le limitazioni imposte nei mesi scorsi per contrastare la pandemia. Negozi, centri commerciali, mercati, biblioteche e musei riapriranno per tutti, mentre palestre, alberghi, piscine e le strutture per eventi sportivi e culturali potranno essere frequentati solamente da chi è stato vaccinato contro il coronavirus, o dai guariti dalla COVID-19. Questa distinzione decisa dal governo israeliano sta facendo molto discutere e potrebbe essere un’anticipazione di cosa avverrà negli altri paesi alle prese con la pandemia, e dove sono state avviate le campagne vaccinali.
Il dibattito intorno alla possibilità di sottoporre o meno i vaccinati a minori limitazioni non è nuovo. Nelle scorse settimane si era parlato dei cosiddetti “passaporti di immunità”, documenti per attestare di avere ricevuto il vaccino o di avere avuto la COVID-19 sviluppando una protezione naturale contro la malattia (seppure per un periodo di tempo ancora difficile da determinare). L’idea di questi “passaporti”, “tesserini” o “patenti” non convince tutti sia per motivi pratici, sia per i rischi legati alla tutela della privacy e delle fasce più deboli della popolazione.
Vaccinazione
Dalla teoria, in Israele si sta passando alla pratica: il governo vuole ridurre le limitazioni per favorire le attività economiche e ritiene di poterlo fare in relativa sicurezza grazie alle vaccinazioni. Israele è del resto il paese che finora ha vaccinato di più: su 9 milioni di abitanti, quasi la metà ha ricevuto almeno una delle due dosi del vaccino di Pfizer-BioNTech, con più di 3 milioni di persone che hanno già completato la vaccinazione. Si è potuto procedere speditamente e le dosi non sono mancate grazie a un accordo tra Pfizer e il governo israeliano, che si è impegnato a fornire più dati del solito sulla campagna vaccinale all’azienda.
Per quanto preliminari, i primi risultati sembrano essere incoraggianti e spiegano la scelta di allentare alcune limitazioni nel paese. Uno studio ha rilevato una riduzione del 94 per cento dei casi di COVID-19 sintomatica in un gruppo di 600mila vaccinati, messo a confronto con un gruppo di 600mila individui non vaccinati. Il gruppo dei vaccinati ha fatto rilevare il 92 per cento di probabilità in meno di sviluppare sintomi gravi rispetto a quello di controllo.
Sono emersi inoltre dati incoraggianti sul fatto che il vaccino possa rendere meno contagiosi, ma occorreranno altre verifiche. La quantità di anziani ricoverati per COVID-19 negli ospedali israeliani è diminuita, anche se i nuovi casi positivi continuano a essere relativamente alti anche a causa della circolazione di alcune varianti più contagiose.
Riaperture
Il governo israeliano ha anticipato che nelle prossime settimane sarà messa a disposizione un’applicazione per certificare di avere ricevuto il vaccino, o di essere guariti dalla COVID-19. Non è ancora molto chiaro come funzionerà tecnicamente l’app, ma il responsabile dell’emergenza per il coronavirus, Nachman Ash, ha spiegato che prevederà l’impiego di QR code e altri sistemi di riconoscimento, in modo da potere ottenere l’accesso ai luoghi pubblici aperti solo per i vaccinati.
Attraverso il sistema di accessi limitati, il governo confida di incentivare ulteriormente il ricorso ai vaccini da parte della popolazione. Come nella maggior parte dei paesi, anche in Israele la vaccinazione è volontaria, ma l’iniziativa ha il chiaro obiettivo di fare forti pressioni sugli indecisi o su chi preferirebbe non vaccinarsi. Salvo cambiamenti nell’andamento dei contagi, tra un paio di settimane dovrebbero riaprire i ristoranti e anche in questo caso saranno accessibili solamente ai vaccinati o ai guariti; l’applicazione sarà il sistema di accesso e il modo per certificare di essere in regola.
Il ministro della Salute israeliano, Yuli Edelstein, non intende rivedere le regole sulla vaccinazione volontaria, ma negli ultimi giorni ha fatto dichiarazioni piuttosto nette, mostrando di ritenere necessaria la divisione tra vaccinati e non vaccinati per l’accesso ai luoghi pubblici: “Vaccinarsi è un dovere morale. È parte di una responsabilità reciproca. Chi non si vaccina sarà lasciato indietro”.
Confusione
La decisione del governo è in parte derivata dalla necessità di mettere ordine nelle iniziative avviate a livello locale, in alcuni casi da parte di singole attività commerciali. Ci sono stati casi di negozi e centri commerciali che hanno riaperto in autonomia, ritenendo che potessero farlo a patto di consentire l’ingresso solamente ai vaccinati o ai guariti. Alcuni di questi esercizi commerciali sono stati multati, perché non potevano riaprire e comunque non avevano i mezzi idonei per verificare se i clienti stessero effettivamente dichiarando il vero.
Anche alcune amministrazioni locali si erano attivate per organizzare qualche riapertura, privilegiando i vaccinati. A Karmiel, nella Galilea settentrionale, gli uffici comunali avevano iniziato a valutare le domande presentate da alcuni datori di lavoro, per poter riaprire le loro attività dimostrando che tutti i loro dipendenti avessero ricevuto le due dosi del vaccino o che fossero guariti. In altre città sono state segnalate iniziative per limitare l’accesso agli edifici scolastici ai soli insegnanti vaccinati, senza però averne l’autorità per farlo.
Le associazioni a tutela dei diritti civili in Israele hanno criticato il governo per non avere ancora assunto posizioni chiare e nette su eventuali, e temporanee, distinzioni tra vaccinati e non vaccinati. La mancanza di regole ha portato alle iniziative delle singole amministrazioni locali, con non pochi problemi e qualche discriminazione. Negli ultimi giorni si è comunque parlato della possibilità di introdurre nuove regole nelle leggi speciali già in vigore, adottate per contrastare la pandemia da coronavirus. Le associazioni spingono perché sia il Parlamento a discutere di questi aspetti, rendendo possibile un confronto più ampio e articolato.
Altrove
Secondo diversi osservatori, ciò che sta accadendo adesso in Israele riguarderà molti altri paesi nei prossimi mesi, man mano che aumenterà la quantità di individui vaccinati. Il dibattito sull’opportunità di rendere accessibili ai soli vaccinati non solo i luoghi pubblici ma anche quelli di lavoro è già in corso, anche se non ha ancora portato a particolari effetti nella pratica.
Sistemi di accesso differenziati potrebbero portare a qualche discriminazione, soprattutto nei confronti di chi non può vaccinarsi per motivi di salute o altri problemi. Tracciare tramite un’applicazione i vaccinati implicherebbe inoltre la condivisione di dati molto sensibili come quelli sanitari, senza considerare la difficoltà di mettere in piedi un sistema che sia veramente efficace nel tenere un registro di chi si è effettivamente vaccinato.
Le compagnie aeree stanno lavorando a diverse soluzioni per creare “passaporti d’immunità” che semplifichino i controlli in aeroporto, nella speranza che possano contribuire a una ripresa degli spostamenti e a rilanciare le loro attività fortemente in affanno. Per ora i piani sono piuttosto confusi, anche se sono iniziate le prime sperimentazioni.
Se questi lasciapassare d’immunità si affermassero in altri ambiti oltre a quello dei trasporti – per esempio per accedere ai ristoranti o altri luoghi pubblici – potrebbero crearsi squilibri e differenze sociali anche di tipo generazionale. In questa prima fase in cui i vaccini sono scarsi, i governi hanno riservato le vaccinazioni alle persone anziane, perché più a rischio di sviluppare forme gravi di COVID-19.
Una volta vaccinati e con il loro documento di immunità, gli anziani potrebbero avere libero accesso a ristoranti, luoghi di svago e ai viaggi verso l’estero, a differenza delle fasce più giovani della popolazione, che hanno affrontato lockdown e altre limitazioni soprattutto per tutelare gli individui a rischio. Era inevitabile e, come dimostrano i dati, la cosa giusta da fare, ma dopo un anno di privazioni questa scelta potrebbe essere percepita in modo diverso, soprattutto con l’approssimarsi della stagione calda.
Incertezze
Le incertezze sono ancora molte, e per questo governi ed esperti stanno osservando con interesse ciò che sta accadendo in Israele. Negli ultimi giorni è emerso che i certificati che attestano l’avvenuta vaccinazione possono essere falsificati con relativa facilità, circostanza che mette ulteriormente in dubbio l’utilità dell’intero sistema.
Nelle prossime settimane dovrebbe essere più chiaro se il modello di accessi differenziati sia percorribile e gestibile, prima ancora che utile. Verificare che le regole siano rispettate nelle palestre e negli altri luoghi pubblici non sarà semplice e c’è comunque da considerare che finora a essere vaccinata è stata la fascia più anziana della popolazione, meno attiva e con abitudini diverse dai più giovani.