Dove sono i lockdown in Europa
Cosa stanno facendo in questo momento gli altri paesi europei per contenere l'epidemia, ora che si propongono ulteriori chiusure in Italia
Negli ultimi giorni si sta parlando molto della possibilità che il nuovo governo italiano guidato da Mario Draghi introduca ulteriori misure restrittive per contenere la pandemia da coronavirus. Tra le altre, si sta dibattendo parecchio sull’ipotesi che il governo adotti una forma di lockdown simile a quella introdotta nel marzo dello scorso anno durante la prima ondata di contagi: si tratterebbe di una chiusura praticamente totale, che però sta incontrando moltissime resistenze, e ad oggi è molto più probabile che alla fine si deciderà di intervenire solo localmente, per contenere eventuali focolai.
L’ipotesi di un nuovo lockdown è dettata dalla diffusione anche in Italia della cosiddetta “variante inglese” del virus, che secondo l’ultima stima dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) rappresenta una percentuale media del 17,8 per cento di tutti i contagi. Chi negli ultimi giorni ha sostenuto l’idea di reintrodurre un lockdown molto duro, ha usato un argomento che in realtà non è troppo solido: cioè che anche i governi di altri paesi d’Europa, preoccupati soprattutto per la diffusione delle varianti del virus, avessero deciso di imporre di nuovo dei lockdown, per non mettere in crisi i propri sistemi sanitari nazionali.
Nonostante diversi paesi europei abbiano introdotto di recente nuove restrizioni, però, in nessun caso si tratta di misure paragonabili a quelle in vigore in Italia e in gran parte d’Europa lo scorso marzo.
La scorsa settimana la Germania ha annunciato l’estensione del lockdown già in vigore da prima di Natale fino al 7 marzo: le misure prevedono che tutte le attività commerciali non essenziali rimangano chiuse, l’obbligo di indossare mascherine sui trasporti pubblici, che gli incontri con persone che non fanno parte del proprio nucleo familiare siano limitati a una persona per volta, la chiusura delle scuole e il lavoro in smart working quanto più possibile. Il lockdown tedesco non prevede l’obbligo di rimanere in casa.
Sono state imposte limitazioni agli spostamenti con il Tirolo austriaco e con la Repubblica Ceca, con controlli molto scrupolosi ai confini per tutti i viaggiatori: si può attraversare il confine solo per motivi di lavoro o di studio, e gli autotrasportatori devono mostrare un test negativo al coronavirus effettuato al massimo 48 ore prima.
L’altro posto in cui è in vigore una sorta di lockdown è l’Inghilterra, che come l’Italia ha diviso le restrizioni in zone a maggiore o minore rischio epidemiologico. Dall’inizio di gennaio buona parte dell’Inghilterra si trova nella fascia di rischio più alto (la quarta) dove è raccomandato ai cittadini di non uscire di casa se non per fare acquisti essenziali, lavorare da casa a meno che non sia impossibile, e stare in contatto solo con i propri conviventi. Si possono incontrare persone che non fanno parte del proprio nucleo abitativo solo all’aperto, e una alla volta. Sono inoltre chiuse tutte le scuole.
In tutto il Regno Unito – dove le vaccinazioni sono iniziate prima di tutti l’8 dicembre – ci sono 15 milioni di persone vaccinate con la prima dose, un numero record in Europa: in Italia, dove le vaccinazioni sono iniziate il 27 dicembre al momento ci sono 1,8 milioni di persone che hanno ricevuto la prima dose. Anche per questo motivo il primo ministro britannico Boris Johnson ha detto che a marzo le misure più restrittive introdotte per contenere la pandemia potrebbero essere gradualmente allentate.
Come in Italia si parla di possibili nuove restrizioni anche in Francia e in Spagna, dove però finora non è stato imposto nessun lockdown vero e proprio. In Francia è in vigore un coprifuoco dalle 18 alle 6, con obbligo per i negozi di chiudere e per i cittadini di rimanere in casa a meno di esigenze improrogabili; bar e ristoranti sono chiusi, così come anche cinema, teatri, musei e impianti sciistici.
In Spagna è in vigore un coprifuoco i cui orari variano da regione a regione e che in generale inizia tra le 22 e le 23 e finisce alle 6. Anche le regole sulle chiusure delle attività commerciali variano a seconda della regione: i ristoranti ad esempio sono chiusi in gran parte del paese ma non a Madrid, che ha deciso di tenerli aperti nonostante il numero di contagi resti alto.
Il governo dei Paesi Bassi aveva imposto un coprifuoco dalle 21 alle 4.30 di notte, ma martedì mattina un tribunale dell’Aia aveva ordinato di eliminarlo. Secondo il tribunale il coprifuoco sarebbe stato imposto da una legge di emergenza senza però che ci fosse una reale situazione di “grave emergenza”. Il governo aveva fatto ricorso: martedì sera la Corte d’appello ha stabilito che fino all’udienza di appello, che si terrà venerdì, il coprifuoco sarà mantenuto. Nel frattempo i negozi di beni non essenziali sono chiusi, come bar, ristoranti e scuole superiori.