Cosa ha detto Draghi al Senato
Chiedendo la fiducia ha insistito sull'ambiente e su come influirà sulla politica economica del governo, e ha parlato di due riforme
Mercoledì mattina il presidente del Consiglio Mario Draghi ha chiesto la fiducia al Senato, nel primo dei due passaggi parlamentari che porteranno all’insediamento vero e proprio del governo nominato la scorsa settimana. Cominciando il suo discorso, durato circa 50 minuti, Draghi si è rivolto alle persone che soffrono per la crisi economica derivata dalla pandemia da coronavirus e ha poi detto che il suo governo affronterà l’emergenza ma farà anche le riforme necessarie: «Non esiste un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour: “le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano”».
Nel pomeriggio, al Senato ci sarà il dibattito sulle comunicazioni di Draghi, che poi replicherà verso le 20.40. Ci sarà spazio per molti interventi, e sono previste alcune sanificazioni dell’aula: il voto di fiducia dovrebbe arrivare tardi, dopo le 22. L’esito comunque è scontato: voteranno a favore tutti i partiti tranne Fratelli d’Italia, e qualche senatore sparso tra il Gruppo Misto e probabilmente il Movimento 5 Stelle.
A proposito della natura del suo governo, nato dall’unione di forze politiche molto diverse tra loro come PD, M5S e Lega, Draghi ha detto che «la storia repubblicana ha dispensato una varietà infinita di formule» e che «un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del paese».
Secondo Draghi l’attuale governo è guidato da uno “spirito repubblicano” che riassume «la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori come degli elettori di altri schieramenti, anche dell’opposizione, dei cittadini italiani tutti».
Draghi ha anche detto di non aver mai vissuto nella sua carriera «un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia» e ha ringraziato il suo predecessore Giuseppe Conte «che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia». Ha poi negato che il suo governo nasca dal “fallimento della politica”, e ha detto che «nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del paese», mettendo da parte pregiudizi e rivalità.
Draghi ha ribadito questo concetto dicendo che nei momenti più difficili della storia italiana, l’espressione più alta della politica si è tradotta in scelte coraggiose che sembravano impossibili: «perché prima di ogni nostra appartenenza, viene il dovere della cittadinanza […] Noi oggi, politici e tecnici che formano questo nuovo esecutivo, siamo tutti semplicemente cittadini italiani».
Draghi, che nel suo discorso ha ricevuto in tutto 25 applausi dall’aula, e qualche contestazione, ha poi parlato della durata che potrà avere il suo governo, ricordando come nella storia repubblicana i governi siano durati spesso molto poco. Ciononostante, ha detto Draghi, la durata dei governi non ha impedito di compiere scelte importanti anche nei momenti più drammatici: «conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Il tempo del potere può essere sprecato anche nella sola preoccupazione di conservarlo».
L’Europa e l’euro
Draghi ha ribadito con forza l’appartenenza all’Unione Europea, e ha detto – tra i brusii di alcuni parlamentari – che «sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i paesi nei periodi di recessione». Per il presidente del Consiglio «dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione Europea. Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere».
Gli effetti economici della pandemia
Draghi è passato poi alla pandemia, sottolineando come la diffusione del coronavirus abbia comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale, «con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne; un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento». Ha ricordato i dati dei contagiati, dei morti e dei ricoverati, sbagliando a leggere quelli relativi ai ricoverati in terapia intensiva (ha detto 2 milioni invece di 2.074), prima di venire corretto.
Draghi ha parlato di «una disoccupazione selettiva che presto potrebbe iniziare a colpire anche i lavoratori con contratti a tempo indeterminato». Ha ricordato che nel 2020 gli occupati sono scesi di 444 mila unità «ma il calo si è accentrato su contratti a termine (-393mila) e lavoratori autonomi (-209mila)», e che secondo la Caritas nel periodo maggio-settembre 2020, confrontato con gli stessi mesi del 2019, l’incidenza dei “nuovi poveri” per effetto della pandemia è passata dal 31 per cento al 45 per cento e che quasi una persona su due che oggi si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta.
Il piano di vaccinazione
Riguardo alle vaccinazioni contro il coronavirus, Draghi ha definito “un miracolo” ciò che gli scienziati hanno fatto nell’ultimo anno: «Non era mai accaduto che si riuscisse a produrre un nuovo vaccino in meno di un anno. La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuirlo rapidamente ed efficientemente». Per questo motivo secondo Draghi sarà necessario non limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, “spesso ancora non pronti”, ma renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private. In molti ci hanno letto una frecciata ai famosi padiglioni con le primule, che secondo i giornali Draghi vorrebbe bloccare.
Per Draghi l’Italia deve imparare dai paesi che si sono mossi più rapidamente di noi, disponendo subito di quantità di vaccini adeguate: «la velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus». Ha aggiunto che sarà necessario pensare a una riforma che ridisegni la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria) e insistendo sull’importanza delle cure a domicilio e della telemedicina.
La scuola
Sulla scuola Draghi ha detto che «non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà».
Ha detto che bisogna rivedere il disegno del percorso scolastico annuale e allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia: «Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza». Servirà inoltre costruire sull’esperienza di didattica a distanza maturata nello scorso anno «sviluppandone le potenzialità con l’impiego di strumenti digitali che potranno essere utilizzati nella didattica in presenza».
Il cambiamento climatico
Una parte importante del discorso di Draghi – superiore alle aspettative e ai precedenti per quantità e ambizioni – è stata dedicata al cambiamento climatico e al riscaldamento globale, e al collegato concetto di “transizione ecologica”. Quando finirà la pandemia, ha detto, non tutto tornerà come prima: «il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili. Lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo».
Secondo Draghi il cambiamento climatico, come la pandemia, penalizza alcuni settori produttivi senza che vi sia un’espansione in altri settori che possa compensare. La politica dovrà tutelare tutti i lavoratori, ma non tutte le attività: «sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente». La risposta del governo «dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create», ha detto Draghi, concludendo questa parte del suo discorso con una frase piuttosto efficace: «Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta».
Recovery Fund
Parlando del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), quello che stabilisce come spendere i soldi che arriveranno all’Italia dall’Unione Europea con il programma Next Generation Eu, chiamato comunemente Recovery Fund, Draghi ha detto che «dovremo imparare a prevenire piuttosto che a riparare, non solo dispiegando tutte le tecnologie a nostra disposizione ma anche investendo sulla consapevolezza delle nuove generazioni che “ogni azione ha una conseguenza”».
Ha poi ricordato che il precedente governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul PNRR e che le missioni del programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma «resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva».
Riforme
Riguardo al piano di riforme del suo governo, Draghi ha parlato innanzitutto di quella fiscale, sostenendo che non sia una buona idea cambiare le tasse una alla volta. In questa prospettiva, ha detto che va studiata una revisione profonda dell’Irpef «con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività». Di fatto ha detto che l’ultimo vero tentativo complessivo di riforma del fisco in Italia risale agli anni Settanta, ricordando come in quel caso – come in un altro esempio citato, la Danimarca nel 2008 – il governo fece ricorso a un’apposita commissione di esperti.
Un’altra riforma necessaria, secondo Draghi, sarà quella della Pubblica Amministrazione, che dovrà muoversi su due direttive: «investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini; aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine di migliaia di candidati».
Ha parlato poi del nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, «nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva», definendo cruciale «la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati».