Il Tigres alla finale del Mondiale per club
L'avversaria del Bayern Monaco è una squadra messicana atipica, a partire dal suo miglior giocatore: il francese André-Pierre Gignac
Per la prima volta in oltre sessant’anni, una squadra di calcio messicana giocherà la finale del Mondiale per club FIFA, la vecchia Coppa Intercontinentale. Questa sera, in Qatar, il Tigres UANL di San Nicolas de los Garza, campione del Centro America, affronterà i tedeschi del Bayern Monaco, campioni d’Europa in carica, per il titolo di campione del mondo che l’anno scorso fu vinto dal Liverpool.
Il fatto che sia il Tigres la prima messicana a raggiungere questo risultato è particolarmente significativo: si tratta della miglior squadra messicana del decennio, e come tale rappresenta un movimento all’apice della popolarità che attende di ospitare i Mondiali del 2026 con Stati Uniti e Canada. È inoltre una squadra atipica, a partire dal suo giocatore più simbolico: un francese cresciuto nella comunità sinti di Marsiglia, André-Pierre Gignac.
Il Tigres è la squadra di San Nicolás de los Garza, un centro prevalentemente residenziale nell’area urbana di Monterrey, la terza città del Messico. Nel 2011 tornò a vincere il campionato messicano dopo 29 anni: da allora ne ha vinti altri quattro, sempre con lo stesso allenatore, il brasiliano Ricardo Ferretti detto “Tuca”, talmente centrale nel progetto del club che i suoi contratti sono di durata indefinita: quello attuale lo terrà al suo posto «almeno» fino al 2023.
Con Tuca il Tigres diventò nel 2015 la terza squadra messicana a raggiungere la finale di Copa Libertadores, il torneo per club sudamericano. Lo scorso dicembre ha invece vinto per la prima volta la Champions League dell’America centro-settentrionale battendo in finale il Los Angeles FC di proprietà di Will Ferrell, Magic Johnson e Mia Hamm. Grazie a quella vittoria ha ottenuto l’accesso al Mondiale per club in Qatar, che ora ha la possibilità di vincere.
La storia del club è tutto sommato recente per essere una squadra di calcio: nella passata stagione ha festeggiato i sessant’anni dalla fondazione. Formalmente è di proprietà dell’Università autonoma del Nuevo Leon (UANL), la terza più frequentata del paese con oltre 200.000 studenti iscritti, che però da quasi trent’anni affida la gestione societaria a Sinergia Deportiva, gruppo che fa capo alla Cemex, multinazionale del cemento che conta oltre 40.000 dipendenti in tutto il mondo e che nel 2019 è stata valutata 3,2 miliardi di dollari.
Come tutte le grandi squadre messicane, il Tigres può quindi contare sulla proprietà di uno dei gruppi industriali più importanti del paese, ma conserva ancora i tratti di una squadra universitaria e tutto sommato locale, con i benefici del caso: il pubblico di San Nicolas è uno dei più affiatati del paese, ma la squadra non è circondata da quella pressione esasperata che caratterizza le squadre delle grandi città. La “U” rimane sia il suo stemma che il suo soprannome, mentre lo stadio dove gioca, l’Universitario, è un grande ovale scoperto — soprannominato “il Vulcano” — che ricorda proprio i grandi stadi universitari degli Stati Uniti, il cui confine dista poco più di cento chilometri.
Sinergia Deportiva aveva assunto il controllo del club dopo la retrocessione in seconda divisione a metà degli anni Novanta e in meno di trent’anni lo ha portato in finale del Mondiale per club. Il suo contratto di gestione scade nel 2026 ma con ogni probabilità l’università deciderà di prolungarlo ancora. Una delle strategie che hanno dato più risultati in questi anni di gestione è stata la presenza del club nel mercato europeo, dove continua a sfruttare opportunità e difficoltà economiche delle società locali. Negli ultimi anni il Tigres è stato costruito con decine di giocatori europei o provenienti dall’Europa, come Timothee Kolodziejczak, Eduardo Vargas, Nico Lopez, Carlos Salcedo e Guido Pizarro, l’attuale capitano argentino.
Gignac invece merita un capitolo a parte. Fu ingaggiato gratuitamente a trent’anni approfittando delle difficoltà economiche del Marsiglia, squadra di cui era il miglior marcatore nonché idolo dei tifosi. Per battere la concorrenza di Lione e Inter, il Tigres lo convinse a trasferirsi dall’altra parte dell’oceano offrendogli un contratto di livello europeo da 4 milioni di dollari a stagione per cinque stagioni. A Monterrey Gignac è diventato il giocatore più pagato del campionato messicano, ma l’investimento è stato completamente ripagato. Con lui squadra non ha solo ottenuto le sue vittorie più importanti, ma ha raggiunto la popolarità dei club messicani più famosi all’estero come il Club America e il Cruz Azul. Con 101 gol segnati in 167 presenze Gignac è già il miglior marcatore nella storia del Tigres e a detta di molti anche il miglior giocatore di sempre nel campionato messicano.
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