Una canzone di Cesare Picco
Con storie di pianoforti e di trasparenza coi lettori
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È morta a 76 anni Mary Wilson delle Supremes, ragazze meravigliose. Avevo una canzone di Diana Ross già pronta per domani, ne riparliamo domani.
Io non avevo mai visto Thom Yorke che canta (e balla) Joe Jackson, che bellezza.
Per gli appassionati degli anni Ottanta che vedo numerosi tra voi, le soffuse dirette di Linus continuano ad avere scelte di frequente sovrapposizione con le nostre qui.
Julia Stone, cantautrice australiana con inconfondibile vocetta, ha fatto uscire una canzone con Matt Berninger dei National: ad aprile esce il disco intero.
Camelia
A occhio e croce potrebbe essere – su quasi 300 comparsi finora in questa newsletter – il musicista di cui sono più amico: ovvero uno dei due (e mi perdoni l’altro). Con Michael Stipe ho cenato una volta sola, per dire. Mentre Cesare Picco fa dei gran risotti.
E per la trasparenza coi lettori, abbiamo fatto.
Ormai tanti anni fa andammo in Giappone insieme: cioè, io a scrocco e lui a incantare i giapponesi. Negli anni Cesare Picco ha fatto col pianoforte cose più semplici e cose più inventive (compreso inventarsi il tour dei “concerti al buio“, esperienza rara e avvincente, o buttarla sulla dance). Io sono un ascoltatore semplice e alla fine amo soprattutto quelle semplici, quando lui è da solo col suo pianoforte. Qualche anno fa, quando si poteva, ci strizzammo in una chiesa meravigliosa per ascoltarlo al festival FLA di Pescara.
Ora confesserò questa cosa: temo che la mia adorazione per il pianoforte sia nata con George Winston, che era un pianista che ebbe un enorme successo americano negli anni Ottanta, dentro un fenomeno “new age” musicale rappresentato da una ammirata casa discografica che si chiamava Windham Hill. Però erano bravi, credetemi: cioè, non erano new age insulsa, erano il meglio della new age. Ma un giorno ci torno.
Cesare si starà inquietando, avendo giudizi precisi sui suoi colleghi pianisti.
Camelia era in un suo disco del 2007, e lui un po’ sbuffa che io voglio sempre sentire quella, e un po’ è indulgente e mi accontenta. Stasera sbufferà.
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