Il Veneto vuole comprare un milione di vaccini in più
Ma ci sono ancora poche informazioni sulla trattativa e molti dubbi su possibili violazioni degli accordi nazionali e internazionali
Il presidente del Veneto Luca Zaia ha rivelato che la Regione ha avviato almeno due trattative per acquistare un milione di dosi di vaccino in più rispetto alla fornitura garantita dal piano vaccinale nazionale. Secondo Zaia, questa possibilità è legittima, garantita dal libero mercato dei farmaci, e prevede tempi di consegna molto più rapidi rispetto a quelli programmati dal piano nazionale organizzato dalla struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri. Zaia ha parlato della trattativa lunedì 8 febbraio durante la conferenza stampa quotidiana organizzata per spiegare a che punto è l’epidemia in Veneto.
Nonostante le certezze di Zaia, non sono ancora chiare tante cose: sarà importante verificare con il ministero della Salute se queste trattative siano consentite dagli accordi stretti con l’Unione Europea, bisogna capire chi siano effettivamente i fornitori a cui si affiderà il Veneto, accertare la loro affidabilità, e valutare il prezzo proposto per ciascuna dose.
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Cosa ha detto Zaia
Zaia ha iniziato a parlare delle trattative per l’eventuale acquisto autonomo di nuove dosi di vaccino quasi rammaricandosi di questa possibilità. «Dico che purtroppo è innegabile che ci siano offerte sul mercato», ha detto Zaia. «È inspiegabile rispetto a quello che ci era stato detto. Avevo capito che l’Europa aveva fatto un contratto chiave per tutto il territorio europeo, evitando che ci fossero territori di serie A e di serie B. Lo ritengo giusto, perché ci sono comunità che hanno più potere contrattuale».
Al termine di questa premessa, all’apparenza un chiaro sostegno alla solidarietà europea e nazionale, Zaia ha detto che ci sono già stati contatti con fornitori dei vaccini autorizzati dall’Unione Europea, quindi Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca. «Li vogliamo avere nell’ambito della legalità totale, [le trattative saranno] rispettose di tutte le leggi nazionali ed europee».
Sulla possibilità che queste trattative siano in contrasto con il piano vaccinale nazionale, Zaia ha fatto ricorso a un’espressione tipica del linguaggio del suo partito, la Lega: “prima i veneti”. «Non viviamo questa trattativa come una contrapposizione al governo: dobbiamo prendere atto che viene prima la salute dei veneti. Uno potrebbe dirmi: “A che titolo compri questi vaccini?” Io rispondo: “A che titolo dico di no a un’offerta mettendo a repentaglio dei miei cittadini?»
Dubbi sull’opportunità di rivolgersi al mercato erano stati espressi anche a fine dicembre, quando si parlò molto del fatto che la Germania avesse valutato di comprare dall’azienda tedesca BioNTech 30 milioni di dosi del vaccino contro il coronavirus, sviluppato con l’azienda americana Pfizer. In quei giorni, criticando la trattativa tedesca, venne spesso citato l’articolo 7 dell’Allegato alla decisione della Commissione sull’acquisto dei vaccini, che dice: «Firmando il presente accordo, gli Stati partecipanti […] stabiliscono di non lanciare proprie procedure per l’acquisto anticipato di vaccini dagli stessi fornitori».
Gli Stati quindi non possono comprare dosi extra, se non violando gli accordi. Non è escluso che il Veneto possa comprare le dosi direttamente da un altro paese, ma è un’ipotesi poco fattibile considerata l’alta richiesta di vaccini in tutto il mondo.
Non è ancora chiaro come sia stata avviata la trattativa e come stia procedendo. Si sa che il compito è stato affidato a Luciano Flor, direttore generale della Sanità della Regione Veneto, e che ci sarebbero già dei preventivi. Zaia ha parlato anche del prezzo, senza però spiegare a quali vaccini si stesse riferendo. In un caso il costo sarebbe «quattro o cinque volte» in più rispetto a quello previsto dal contratto sottoscritto con l’Unione Europea, nel secondo caso il 10% in meno. Gli accordi firmati dall’Unione Europea, e rivelati per errore dalla sottosegretaria al Bilancio del Belgio, Eva de Bleeker, prevedono un prezzo di 12 euro per ogni dose del vaccino di Pfizer-BioNTech, 18 euro per Moderna e 1,78 euro a dose per il vaccino di AstraZeneca.
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I tempi di fornitura
Dall’inizio della campagna vaccinale, il Veneto ha ricevuto 248.270 dosi di vaccino ed è stata tra le regioni più colpite dai temporanei ritardi di Pfizer-BioNTech, che a metà gennaio aveva avuto problemi di produzione e fornitura.
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Zaia assicura che la disponibilità dei vaccini acquistati sul mercato sarebbe immediata, quindi potenzialmente il Veneto potrebbe ricevere in un colpo solo una quantità di dosi cinque volte superiore a quella garantita finora dal piano vaccinale nazionale. Il presidente veneto non esclude che anche altre regioni stiano verificando sul mercato la possibilità di acquistare più dosi di quelle previste.
Un’apertura è arrivata lunedì sera da Luigi Genesio Icardi, coordinatore della commissione salute della conferenza delle Regioni e assessore regionale alla Sanità del Piemonte. «Al momento non c’è nessun divieto per l’acquisto dei vaccini da parte di una Regione. Se Zaia vuole può farlo», ha spiegato ad Adnkronos Salute. «Devono però essere autorizzati dall’EMA e dall’AIFA. È già avvenuta la stessa cosa con le mascherine, quindi non vedo impedimenti».
In effetti il Veneto è tra le regioni che durante la prima ondata dell’epidemia si era mossa con più disinvoltura sul mercato per acquistare milioni di mascherine da distribuire alla popolazione e respiratori per attrezzare i reparti di terapie intensive. Questa strategia, unita all’utilizzo massivo dei tamponi molecolari, aveva consentito al Veneto di contrastare l’epidemia in modo più efficace rispetto ad altre regioni del Nord Italia.
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La complessa produzione in Italia
Nei giorni scorsi si è parlato anche della possibilità che alcune aziende farmaceutiche italiane potessero produrre il vaccino per conto di Pfizer-BioNTech. Non c’è nulla di certo, anzi alle voci sono seguite poche conferme. L’unica dichiarazione ufficiale è arrivata proprio dal Veneto, dalla Fidia, azienda di Abano Terme, in provincia di Padova. In una nota, l’azienda ha confermato la disponibilità «a partecipare alla produzione di vaccini anti Sars Covid-19, nel rispetto degli accordi in essere con gli attuali partners», solo dopo una verifica della documentazione e delle autorizzazioni degli enti regolatori italiani e internazionali.
Insomma, un progetto complesso e lungo. La stessa azienda ha chiarito che le fasi di autorizzazione sono «propedeutiche alla produzione vera e propria, e coprono necessariamente un arco di diversi mesi».
Nonostante sia un’ipotesi difficilmente realizzabile, Zaia non la scarta a priori pur ammettendo che sarà complicato portare parte della produzione in Italia. «Magari la Fidia potesse produrre il vaccino», ha detto. «Io l’ho sempre auspicato anche perché la Fidia è una fuoriclasse, un vanto per la nostra regione. Ma nei contatti che ho avuto con le aziende produttrici non ho trovato terreno fertile per una delocalizzazione della produzione del vaccino in Italia».