L’inaspettato riscatto sportivo di Tampa
Le squadre di football, baseball e hockey della città della Florida sono state considerate a lungo tra le più scarse: nel giro di un anno è cambiato tutto
di Pietro Cabrio
Fra tutti gli stati americani, la Florida non è il primo che viene in mente quando si parla di sport. I Miami Heat hanno giocato le ultime finali NBA e sono ancora ricordati per i titoli vinti con LeBron James, ma nella stessa città hanno anche sede due delle squadre attualmente più deludenti nello sport nordamericano, i Dolphins nel football e i Marlins nel baseball. Se Miami ha le sue difficoltà nello sport, a Tampa — 400 chilometri più a nord — andava ancora peggio: la città è stata preceduta per anni dalla pessima fama delle sue squadre, ed è stata a lungo considerata perlopiù come sede dei ritiri altrui. Nell’ultima stagione, però, è cambiato tutto senza che nessuno abbia avuto il tempo di accorgersene.
Tra il 2020 e il 2021 c’è stata una squadra di Tampa in tre delle quattro finali dei maggiori campionati nordamericani. Lo scorso 30 settembre i Tampa Bay Lightning hanno vinto la Stanley Cup, la finale della National Hockey League (NHL), battendo i Dallas Stars. Un mese dopo i Tampa Bay Rays hanno giocato le World Series del baseball arrendendosi ai Los Angeles Dodgers soltanto alla sesta e penultima gara della serie, peraltro dopo aver eliminato i New York Yankees nel corso dei playoff. Domenica scorsa, infine, i Tampa Bay Buccaneers hanno vinto il Super Bowl, la finale del football americano, battendo contro i pronostici i campioni in carica dei Kansas City Chiefs.
E non è finita: il conto dei titoli vinti in città avrebbe potuto essere anche maggiore, se il campionato di calcio USL non avesse interrotto la passata stagione prima della finale che i Tampa Bay Rowdies avrebbero dovuto giocare contro i Phoenix Rising. Da alcuni mesi, inoltre, a Tampa c’è anche una squadra di basket, che finora mancava: i Toronto Raptors, stabilitisi in città dopo che il governo canadese aveva vietato loro di viaggiare su e giù per il confine con gli Stati Uniti per questioni legate alla pandemia. Proprio in NBA potrebbe trovare spazio una nuova squadra locale: l’ipotesi circola da tempo e la rinnovata popolarità della città potrebbe smuovere qualcosa, come scrive il New York Times.
Nella storia dello sport nordamericano le città più titolate sono New York, Los Angeles e Boston. Le prime due sono le città più grandi e famose degli Stati Uniti, mentre Boston ha saputo coltivare nel tempo una delle più radicate tradizioni sportive americane, tra Celtics (basket), Red Sox (baseball), Patriots (football) e Bruins (hockey). Fra queste, Tampa sembra all’apparenza un’intrusa. Ha circa la metà degli abitanti di Boston (che pure non arriva al milione); è la terza città della Florida per importanza, dopo Miami e Jacksonville, e si può dire che non offra granché, se non quello che si può trovare in tutto lo stato: spiagge e bel tempo.
La sua storia nello sport iniziò a cambiare, seppur lentamente, negli anni Novanta, quando dopo quasi un secolo le squadre di baseball della Major League smisero di frequentarla per i loro tradizionali ritiri di preparazione in vista della nuova stagione. Rimasti senza baseball, gli abitanti di Tampa chiesero quindi una loro squadra di baseball. Fu così che nel 1998 i Tampa Bay Devil Rays – come si chiamavano fino al 2007 – fecero il loro esordio in Major League. La stessa cosa era successa in precedenza con il football: negli anni Sessanta Tampa, pur non avendo nessuna squadra, ospitò saltuariamente alcuni incontri di NFL fino a che nel 1976 vennero fondati i Buccaneers.
In entrambi i casi non andò bene, almeno inizialmente. I Buccaneers ci misero due stagioni a vincere la loro prima partita, dopo averne perse ventisei di fila, e anche i miglioramenti negli anni successivi non servirono a cambiarne l’immagine. Nel baseball, i Rays conclusero dieci stagioni con meno di settanta vittorie (poche), stabilendo il record di sconfitte (106) nel 2002. Anche nell’hockey la città faticò moltissimo ai suoi inizi, negli anni Novanta: tra il 1992 e il 2000 i Lightning furono fra le peggiori squadre della NHL, tanto da sfiorare la bancarotta quando subirono il pignoramento dei beni — compresi dischi, divise e pattini — per i debiti accumulati e successivamente ripagati con molta fatica.
Le ragioni di un cambiamento così evidente non sono del tutto chiare, come scrive il Tampa Bay Times. In città si dice che sia l’acqua il fattore in comune, un po’ come si potrebbe dire ovunque, per scherzo: il quotidiano locale ha indagato lo stesso fra gli esperti di ingegneria ambientale, i quali hanno confermato che l’acqua di Tampa è di ottima qualità. Hanno anche aggiunto però che secondo loro non c’entra molto con i successi delle squadre locali. Quello che accomuna Buccaneers, Rays e Lightning sembra essere soltanto la loro storia, segnata dalle difficoltà iniziali e dai miglioramenti ottenuti con il passare del tempo. Il primo titolo nazionale nel football è arrivato nel 2002, nell’hockey l’anno dopo e nel baseball stanno ancora aspettando: ma nel 2008 era arrivato quello di lega, che consente l’accesso alle World Series.
Da allora i Rays sono migliorati costantemente, nonostante abbiano uno dei budget stagionali più bassi di tutta la Major League. I Buccaneers, invece, sono stati considerati una squadra secondaria anche dopo il Super Bowl vinto nel 2002, ma da quest’anno probabilmente non lo saranno più. Sono infatti la squadra del settimo titolo di Tom Brady, il giocatore più vincente nella storia del football americano, che è riuscito a far vincere Tampa al suo primo anno in squadra, dopo vent’anni passati a Boston con i New England Patriots. Da domenica tra gli appassionati circola molto una battuta per cui Brady avrebbe portato a Tampa i successi che hanno reso famose le squadre di Boston esattamente come i pensionati si trasferiscono in Florida dal freddo Massachusetts per godere del bel tempo tutto l’anno.
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