In Myanmar le proteste non si fermano più
È passata una settimana dal colpo di stato dei militari, e l'opposizione all'esercito sta diventando sempre più partecipata
Lunedì migliaia di persone hanno manifestato in molte città del Myanmar per protestare contro il colpo di stato militare che la scorsa settimana aveva portato all’arresto di Aung San Suu Kyi, la principale leader politica del paese, e di gran parte dei membri del suo governo.
Le proteste vanno avanti dal 2 febbraio, il giorno successivo al colpo di stato con cui una giunta militare guidata dal generale Min Aung Hlaing aveva preso il potere, ma si sono fatte più intense nel fine settimana. Si stima che le manifestazioni di domenica siano state le più grandi in Myanmar dal 2007, cioè quando ci fu una serie di proteste antigovernative guidate e ispirate da monaci buddhisti – la cosiddetta “rivoluzione zafferano” – che furono represse con la violenza e provocarono decine di morti.
Lunedì le proteste si sono concentrate soprattutto in tre città: Yangon e Mandalay, le più grandi del paese, e Naypyidaw, capitale e centro del potere dei militari. Nonostante le proteste siano state pacifiche, a Naypyidaw la polizia ha usato i cannoni ad acqua per fermare i manifestanti. Al momento non si sa con certezza quanti siano i feriti.
Police aimed a water cannon toward a crowd of demonstrators in Myanmar's capital city as protests swell after last week’s coup. https://t.co/SUmSM4sED0 pic.twitter.com/dNb71QRxqX
— ABC News (@ABC) February 8, 2021
La caratteristica principale delle proteste di questi giorni è che i manifestanti hanno iniziato a vestirsi di rosso, il colore della Lega nazionale per la democrazia (NLD), il partito di Aung San Suu Kyi. Si sono visti anche molti striscioni e bandiere di colore rosso, e si sono sentiti cori contro la giunta militare.
Da giorni, inoltre, i manifestanti hanno adottato come simbolo il saluto a tre dita, ispirato alla saga cinematografica The Hunger Games e diventato molto popolare durante le proteste degli ultimi anni in tutto il sud-est asiatico.
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Le proteste hanno coinvolto strati molto diversi della società birmana. Da giorni infatti stanno manifestando medici, infermieri, insegnanti e studenti, e lunedì a Yangon hanno protestato anche decine di monaci buddhisti, che hanno sfilato esponendo sia la bandiera buddhista che quella della NLD. Lunedì c’è stato anche un appello da parte dei leader del movimento per la democrazia a tutti i lavoratori perché scioperassero.
General strike called today in Yangon #Myanmar. Large street protests converging downtown. Many onlookers cheering. pic.twitter.com/TB2X6z4LsA
— Richard Horsey (@rshorsey) February 8, 2021
Tra sabato e domenica, per cercare di limitare le proteste, la giunta militare aveva bloccato prima i social network e poi gran parte della connessione internet, ma secondo la società NetBlocks a partire da domenica pomeriggio la connettività è stata gradualmente ripristinata.
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