Il governo di Haiti dice di aver sventato un colpo di stato
Ma l'opposizione accusa il presidente Jovenel Moïse di repressione politica e di voler restare in carica oltre il suo mandato
Domenica il governo di Haiti ha detto di aver sventato un colpo di stato che voleva rimuovere il presidente Jovenel Moïse. Sono state arrestate 23 persone, tra cui un giudice della Corte di Cassazione e un alto funzionario della polizia. Il tentativo di rovesciare il presidente però non è arrivato in maniera così inaspettata: da anni l’opposizione sostiene che il mandato di Moïse debba finire il 7 febbraio 2021, domenica appunto, mentre lui ha ribadito più volte che finirà esattamente un anno dopo.
Nell’ultima settimana l’opposizione aveva annunciato di voler sostituire Moïse con un nuovo capo di stato non autoritario, e domenica ha effettivamente nominato un presidente di transizione fino a nuove elezioni. Ribaltando lo scenario del colpo di stato annunciato dal governo, l’opposizione ha denunciato la repressione politica seguita al suo annuncio e gli arresti illegali. A Haiti ci sono state anche molte proteste popolari violente contro il presidente, soprattutto nella capitale Port-au-Prince.
In una conferenza stampa, lunedì il primo ministro Joseph Jouthe ha spiegato che le persone arrestate avevano cercato la collaborazione di funzionari di sicurezza del palazzo nazionale, la residenza del presidente nella capitale. L’obiettivo era quello di arrestare Moïse e permettere a un’altra persona di insediarsi al suo posto. Moïse ha detto che c’è stato un complotto per attentare alla sua vita.
Moïse fu eletto per la prima volta presidente alle elezioni del 2015, che furono annullate per brogli, e poi di nuovo un anno dopo. Iniziò a governare il 7 febbraio del 2017: per questo sostiene che il suo mandato di 5 anni sia iniziato solo in quel momento. A fine gennaio la federazione haitiana degli avvocati ha firmato un documento in cui sostiene che i 5 anni debbano contarsi dalla data delle elezioni e che quindi Moïse non abbia alcuna «legittimazione per organizzare le prossime elezioni», che si terranno a settembre.
A metà gennaio Moïse ha emanato un decreto che gli permette di continuare a governare fino al prossimo anno. I mandati di tutti i deputati e della maggior parte dei senatori sono invece scaduti senza che fossero eletti i successori, dato che non era stato trovato un accordo per una nuova legge elettorale che permettesse le elezioni parlamentari, più volte posticipate.
Moïse ha accusato il parlamento dei continui rinvii, mentre i suoi oppositori hanno detto che era stato lui a ostacolare il processo. Moïse ha aggiunto che avrebbe continuato a governare con riluttanza, «sapendo che non è così che dovrebbe funzionare una democrazia fiorente e giusta». Ha anche detto che lascerà senza problemi il potere a chi vincerà le prossime elezioni, ma non prima del 2022.
Nel 2021, Moïse vorrebbe far approvare attraverso un referendum una nuova legge costituzionale, che in molti ritengono necessaria. Anche l’opposizione la vorrebbe, ma adottata sotto un governo di transizione, con a capo un giudice della Corte di Cassazione. Il timore è che modificando la costituzione Moïse possa acquisire troppo potere.
Diverse organizzazioni per i diritti umani hanno accusato la missione umanitaria delle Nazioni Unite a Haiti di sostenere il presidente e i suoi «piani antidemocratici». Negli Stati Uniti, il paese che finanzia maggiormente Haiti, ci sono opinioni contrastanti: un portavoce del dipartimento di Stato ha detto che sarà necessario sostituire Moïse, ma dopo che avrà terminato il mandato tra un anno, mentre alcuni parlamentari della Camera hanno inviato una lettera al segretario di Stato, Antony Blinken, per invitarlo a respingere le azioni del presidente haitiano.
Nel paese l’opposizione al presidente è sostenuta da una forte base popolare: domenica nella capitale, e in misura minore in altre città, ci sono state violente proteste che hanno portato a scontri tra i manifestanti e la polizia, che ha usato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Le proteste, in corso da alcuni giorni, sono state represse con la forza, e molte persone sono state arrestate, dopo che i manifestanti si erano difesi accendendo roghi e lanciando pietre.
Le proteste contro Moïse vanno avanti da diversi anni. Nel 2018, per esempio, molti haitiani protestarono contro la decisione del presidente di aumentare il prezzo del carburante, mentre nel 2019 ci furono scontri in cui morirono diverse persone. Moïse fu anche coinvolto in uno scandalo per corruzione, accusato insieme ad altri ministri e funzionari di aver gestito fondi in modo illecito fino a 2 miliardi di dollari. I giornalisti del posto riferiscono che la maggioranza delle persone è d’accordo con la rimozione dell’attuale presidente.
Haiti è il paese più povero delle Americhe e uno dei più poveri al mondo, e vive da anni in uno stato di costante emergenza umanitaria: nel 2004 fu colpito dall’uragano Jeanne, nel 2010 da uno dei terremoti più distruttivi di sempre, in cui morirono 200mila persone, e nel 2016 dall’uragano Matthew. L’emergenza legata al coronavirus ha aggravato una situazione economica che era già drammatica.