La Danimarca costruirà la prima “isola per l’energia”
Sorgerà nel mare del Nord e ospiterà 200 turbine eoliche giganti: sarà il progetto infrastrutturale più grande nella storia del paese
Nel giugno del 2020 il governo danese aveva dato il suo consenso alla realizzazione di due isole artificiali che dovevano avere lo scopo di produrre energia elettrica per alimentare milioni di case sfruttando il vento in mare aperto. In questi giorni è stato firmato un accordo relativo alla proprietà e alla realizzazione delle isole, e presto inizieranno le ispezioni preliminari per la costruzione di quella più grossa, che si troverà nel mare del Nord. È il progetto infrastrutturale più grande e ambizioso della storia della Danimarca, uno dei primi paesi a sfruttare l’energia eolica, e fa parte del programma avviato già da molti anni per ridurre le emissioni inquinanti e raggiungere la cosiddetta “neutralità climatica” entro il 2050.
Delle due “isole per l’energia” in progetto, una sarà vicina all’isola di Bornholm, nel mar Baltico, a una quarantina di chilometri dalle coste svedesi. Quella che invece sarà costruita nel mare del Nord sarà a ovest della penisola dello Jutland, più o meno all’altezza della città di Thorsminde: la posizione esatta verrà stabilita dopo le indagini preliminari, ma l’Agenzia ha chiarito che si troverà almeno a 60 chilometri dalle coste.
Quella nel mare del Nord sarà la prima “isola per l’energia” al mondo: sarà grande 120mila metri quadrati, più o meno come 17 campi da calcio, e produrrà energia grazie a 200 turbine eoliche giganti offshore, cioè posizionate in mare aperto. L’energia elettrica prodotta dall’isola non sarà destinata soltanto alla Danimarca, ma anche ad altri paesi: sebbene non sia stato specificato quali, il professore della Università tecnica della Danimarca Jacob Ostergaard ha detto a BBC che potrebbero beneficiarne Regno Unito, Germania e Paesi Bassi. Quanto all’isola di Bornholm, sono già stati firmati accordi di fornitura elettrica con Germania, Belgio e Paesi Bassi.
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Il progetto dovrebbe costare in totale 210 miliardi di corone danesi, ovvero circa 28 miliardi di euro. Ostergaard ha spiegato che questo è un progetto «enorme» ed è il «prossimo grande passo per il settore eolico danese». La Danimarca era stata uno tra i primi paesi a sfruttare l’energia eolica e uno di quelli in cui negli anni il settore si è sviluppato in maniera molto solida: per esempio sono danesi la Ørsted, l’azienda energetica che è il più grande produttore di parchi eolici in mare aperto e negli oceani, e Vestas Wind Systems AS, che realizza turbine eoliche.
La Danimarca è anche uno dei paesi che contribuiscono di più alla produzione di energia elettrica da fonti eoliche nell’Unione Europea (con 1,7 gigawatt di potenza massima installata offshore). Attualmente circa un terzo dell’energia elettrica di cui hanno bisogno i paesi dell’Unione è prodotto da fonti rinnovabili e, secondo dati dello scorso novembre, la potenza elettrica massima delle turbine eoliche offshore in Europa è di 12 gigawatt. L’isola per l’energia di Bornholm dovrebbe contribuire con 2 gigawatt, mentre quella nel mare del Nord inizialmente dovrebbe arrivare a 3: nel tempo avrebbe la possibilità di raggiungere la capacità di 10 gigawatt.
Se prima il settore eolico in Danimarca «aveva dominato» sulla terra e poi si era allargato offshore, adesso secondo Ostergaard l’industria danese potrà continuare a godere di una «posizione pioneristica» proprio grazie a queste isole. Data la grandezza e complessità del progetto, lo stato avrà la maggioranza della proprietà delle isole, mentre il resto sarà di diverse società private.
Gli studi e i progetti per la realizzazione dell’isola per l’energia nel mare del Nord dovrebbero essere completati nel 2024 e l’impianto dovrebbe entrare in funzione nel 2030; data la complessità e le cautele necessarie per la sua realizzazione, secondo l’associazione industriale Dansk Energi però sarà difficile che possa produrre energia prima del 2033.
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La Danimarca si era impegnata a ridurre le proprie emissioni inquinanti già dal 1990, mentre nel 2019 aveva approvato una legge sul clima che prevede di ridurre del 70 per cento le emissioni inquinanti rispetto a quelle calcolate nel 1990 entro il 2030. Il governo punta inoltre a raggiungere entro il 2050 la cosiddetta “neutralità climatica” o “emissioni zero”, cioè l’equilibrio tra emissioni e assorbimento di anidride carbonica.
Tra le altre cose, lo scorso dicembre la Danimarca aveva annunciato che non avrebbe approvato nuove concessioni per la ricerca di giacimenti di petrolio e di gas naturale nel mare del Nord. È stata una delle misure più drastiche approvate finora da un paese produttore di greggio: pur producendone molto meno di Norvegia e Regno Unito, paesi che sono geograficamente vicini ma non fanno parte dell’Unione Europea, la Danimarca infatti è il più grande produttore di petrolio tra i paesi dell’Unione.