Biden cambierà politica verso l’Arabia Saudita
Il presidente statunitense ha annunciato che smetterà di appoggiare i sauditi nella guerra in Yemen, ed è una grossa novità
Nel suo primo grande discorso sulla politica estera, il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato importanti cambiamenti rispetto al suo predecessore, Donald Trump. Oltre a voler riportare al centro la diplomazia, che con Trump era stata relegata spesso a un ruolo marginale, Biden ha detto che gli Stati Uniti interromperanno la vendita di alcune armi all’Arabia Saudita e smetteranno di appoggiarla nella sua guerra contro i ribelli houthi in Yemen.
L’annuncio di Biden è molto importante: gli Stati Uniti avevano appoggiato i sauditi fin dall’inizio della guerra – nel 2015, con l’amministrazione Obama – e avevano continuato a farlo negli anni successivi, con Trump, nonostante le molte accuse rivolte al regime saudita, tra cui quella di bombardare in maniera indiscriminata la popolazione yemenita.
– Leggi anche: «Diplomacy is back»
Giovedì Biden ha definito espressamente la guerra in Yemen una «catastrofe umanitaria e strategica», da cui gli Stati Uniti avrebbero iniziato a prendere le distanze. Anche se i sauditi si aspettavano qualcosa del genere, ha scritto il New York Times, il discorso di Biden è stato più duro delle attese ed è andato oltre rispetto a quanto annunciato in campagna elettorale. È sembrato che il presidente volesse includere nella nuova politica statunitense verso l’Arabia Saudita anche l’interruzione della trasmissione dei dati usati per individuare gli obiettivi nei bombardamenti, e la fine del supporto logistico fornito finora dagli americani.
La posizione dei governi statunitensi verso l’Arabia Saudita costituisce da anni un pezzo rilevante della politica estera americana, soprattutto perché i sauditi sono sempre stati visti come un alleato necessario per contrastare l’influenza dell’Iran nel Golfo Persico. Le relazioni bilaterali erano diventate un grande tema di dibattito sia durante gli anni di Obama, che durante quelli di Trump.
Obama aveva avuto un rapporto piuttosto controverso con l’Arabia Saudita. Nel 2015, quando i sauditi erano intervenuti militarmente in Yemen per aiutare il governo yemenita contro l’avanzata dei ribelli houthi appoggiati dall’Iran, Obama aveva dato la sua approvazione alla guerra: anche Biden aveva partecipato a quella decisione, visto che allora era vicepresidente. Probabilmente Obama non voleva rischiare di perdere gli alleati sauditi soprattutto dopo che gli Stati Uniti avevano firmato uno storico accordo sul nucleare iraniano che li aveva fatti infuriare. Verso la fine della sua presidenza, comunque, i rapporti tra i due paesi erano arrivati ai minimi storici, e i sauditi avevano accolto con entusiasmo l’elezione di Trump alle successive elezioni.
Una volta insediato, Trump aveva in effetti ristabilito piena collaborazione con l’Arabia Saudita, aumentando in maniera significativa l’appoggio ai sauditi nella guerra in Yemen e non solo. Secondo diverse interpretazioni, per esempio, era stato Trump a dare una specie di tacito via libera alla decisione di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti di isolare il Qatar, in quella che poi sarebbe diventata una delle più grandi crisi degli ultimi anni nel Golfo Persico.
Trump si era rifiutato più volte di criticare il regime saudita per i bombardamenti indiscriminati contro la popolazione yemenita, anche dopo l’omicidio del dissidente e giornalista saudita Jamal Khashoggi, che tra le altre cose era un opinionista del Washington Post: secondo inchieste giornalistiche e ricostruzioni di servizi segreti, Khashoggi fu ucciso nel consolato saudita di Istanbul da un commando mandato dal potente principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, il leader di fatto del paese. Trump sosteneva di non voler interrompere la vendita di armi ai sauditi anche perché questa attività dava lavoro a centinaia di migliaia di americani.
Con Biden, quindi, le cose cambieranno ancora, anche se non significa la fine dell’alleanza tra Stati Uniti e Arabia Saudita.
Biden vorrebbe che la guerra finisse, e per questo ha nominato un diplomatico esperto come inviato speciale in Yemen per negoziare un accordo di pace, Timothy Lenderking. Allo stesso tempo ha cercato di rassicurare gli alleati sauditi. Ha detto che non li avrebbe lasciati da soli a contrastare l’Iran, e che la vendita di armi americane di tipo difensivo, quindi quelle necessarie per proteggersi contro missili, droni e attacchi informatici iraniani, continuerà.