La pratica radicale di Hong Kong per tracciare i positivi
Prevede l'isolamento improvviso di interi quartieri e l'obbligo di sottoporsi al test per il coronavirus: ed è molto criticata
Negli ultimi dieci giorni le autorità di Hong Kong hanno iniziato a isolare interi quartieri residenziali per contenere l’epidemia da coronavirus e tracciare i possibili contagiati. La pratica prevede che la polizia isoli l’area individuata con un nastro, all’improvviso, e obblighi le persone che si trovano al suo interno a sottoporsi al test per verificare la positività al coronavirus; la multa per chi non fa il test è di 5mila dollari di Hong Kong (circa 500 euro). Martedì il governo ha aggiunto che la polizia potrà entrare negli appartamenti se pensa che ci sia qualcuno dentro, e gli occupanti potranno essere portare via con la forza.
Reading about the Hong Kong government’s “ambush lockdowns”, where they pick an area that’s seeing a rise in covid cases and then drop a surprise lockdown on it, not letting anyone in or out until everyone inside the area tests negative pic.twitter.com/9mFOeN6hng
— Paul Haine (@paul_haine) January 30, 2021
La nuova pratica della polizia è stata molto criticata, sia per la preoccupazione generata nella popolazione, sia per i costi. Finora, inoltre, i risultati sono stati molto modesti: a fronte di più di 10mila persone testate, i positivi sono stati poco più di una decina.
Finora le operazioni sono state compiute principalmente in quartieri densamente popolati che ospitano vecchi edifici, spesso sovraffollati. I blocchi sono durati uno o due giorni, durante i quali i residenti sono stati obbligati a sottoporsi ai test nelle strutture provvisorie appositamente allestite. Secondo il Guardian, questi test “a tappeto” hanno diviso la popolazione fra chi li ha ritenuti non necessari, anzi «un disastro», e chi invece ha detto di sentirsi tranquillizzato dal fatto che venivano ricercati possibili nuovi contagiati.
Come ha detto James Trauer, capo dell’unità di modelli epidemiologici della Monash University (Australia), la nuova pratica adottata dalle autorità di Hong Kong ha efficacia limitata, visto che «isolando un blocco ed effettuando i test si ottiene un’istantanea di chi è contagioso in quel momento, ma poi c’è un periodo di incubazione» che è «di solito di solo tre o quattro giorni, ma può durare fino a 14».
A Hong Kong dall’inizio dell’epidemia sono stati accertati 10.531 casi di coronavirus e 184 morti, su una popolazione di 7 milioni e mezzo di abitanti. Hong Kong sta affrontando quella che alcuni chiamano la “quarta ondata” di contagi da coronavirus, dopo quelle di marzo, luglio e novembre 2020. Fino ad ora non sono stati imposti rigidi lockdown e sono state preferite misure più morbide, come chiusure alternate e distanziamento fisico. Nonostante la diminuzione dei nuovi casi giornalieri dal 25 gennaio, il governo ha optato per un numero sempre maggiore di operazioni di isolamento e di tracciamento forzato.