Mario Draghi ha accettato l’incarico
Proverà a formare un nuovo governo, ma il Movimento 5 Stelle dice di non volerlo sostenere
L’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha accettato con riserva l’incarico di provare a formare un governo, dopo averne discusso in mattinata con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che lo aveva convocato dopo il fallimento delle trattative tra i partiti della vecchia maggioranza coordinate dal presidente della Camera Roberto Fico. «Ringrazio il presidente della Repubblica per la fiducia che mi ha voluto accordare» ha detto Draghi, aggiungendo che scioglierà la riserva dopo le consultazioni con i partiti.
Nel primo pomeriggio di mercoledì, Draghi ha incontrato Fico, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il presidente del Consiglio dimissionario Giuseppe Conte. Nei prossimi giorni incontrerà le rappresentanze dei partiti, per verificare se ci sia una maggioranza disposta a sostenerlo. Spiegando come intende procedere, Draghi ha detto: «Con grande rispetto mi rivolgerò innanzitutto al Parlamento, espressione della volontà popolare. Sono fiducioso che dal confronto con i partiti e i gruppi parlamentari, e dal dialogo con le forze sociali, emerga unità, e con essa la capacità di dare una risposta responsabile e positiva all’appello del presidente della Repubblica».
«È un momento difficile» ha detto Draghi riferendosi alla crisi sanitaria, economica e sociale: «la consapevolezza dell’emergenza richiede risposte all’altezza della situazione, ed è con questa speranza e con questo impegno che rispondo positivamente all’appello del presidente della Repubblica». Ha poi continuato: «Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi dei cittadini, rilanciare il paese, sono le sfide che ci confrontano. Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell’Unione Europea, abbiamo la possibilità di fare molto per il nostro paese, con uno sguardo attento al futuro delle giovani generazioni e al rafforzamento della coesione sociale».
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Le trattative di Draghi con i partiti sembrano però complesse, anche più di quanto si potesse prevedere. Martedì sera infatti il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi ha detto chiaramente di non voler sostenere il governo di Draghi. È stata in parte una sorpresa, perché si dava un po’ per scontato che insieme al Partito Democratico il M5S sarebbe stato alla base della maggioranza.
Sembra però che il partito sia diviso, e che la linea di Crimi sia sostenuta solo da una parte dei parlamentari del M5S, anche se difesa dal fondatore del partito Beppe Grillo. Bisognerà quindi capire se il M5S si ricompatterà, e nel caso su che posizione, oppure se si dividerà davvero.
Luigi Di Maio intervenendo mercoledì sera durante l’assemblea dei gruppi M5S ha detto di ritenere che «la via democratica alla ricostruzione dell’Italia […] sia quella di un governo politico». «Io credo che il punto non sia attaccare o meno Draghi», ha proseguito Di Maio, «Mario Draghi è un economista di fama internazionale che ha legittimamente e correttamente risposto a un appello del capo dello Stato. Io credo che il punto qui sia un altro e prescinde dalla figura di Mario Draghi. Il punto qui è che la strada da intraprendere a mio avviso è un’altra. E, come ho detto, è quella di un governo politico».
Alessandro Di Battista ha scritto in un post su Facebook che «le pressioni saranno fortissime. Vi accuseranno di tutto. Di essere artefici dello spread. Di irresponsabilità. Di blasfemia perché davanti all’Apostolo Draghi non vi siete genuflessi. Voi non cedete.
Questa “manovra” è stata pensata ad hoc per indebolire il Movimento e plasmare il Recovery ad immagine e somiglianza di Confindustria. Non cedete. Dovranno farcela con le loro forze, non con il nostro avallo».
Con i suoi 190 deputati e gli oltre 90 senatori, il M5S è il primo partito in Parlamento, e in sua assenza la maggioranza dovrà necessariamente passare da un bel pezzo del centrodestra.
Il PD, da parte sua, è tendenzialmente favorevole al governo Draghi, e ha detto di essere disponibile a sostenerlo, aggiungendo però che la decisione dipenderà anche dagli altri partiti (cioè, tradotto, da cosa farà il M5S, alleato di governo ormai da un anno e mezzo). Il ministro della Cultura Dario Franceschini ha fatto un appello al M5S perché sostenga Draghi.
In serata c’è stato un incontro di circa due ore tra PD, M5S e Liberi e Uguali, al termine del quale il segretario del PD Nicola Zingaretti ha detto: «Nel quadro del lavoro che si è avviato dopo il conferimento dell’incarico al professor Draghi, pur nel rispetto del confronto che si è aperto tra le forze politiche, è positiva la disponibilità di PD, M5S e LeU di voler continuare a tenere aperta una prospettiva politica unitaria».
La stessa posizione è stata confermata da Crimi: «Dalla riunione con PD e LeU emerge la volontà di non disperdere il patrimonio comune costruito con grande impegno, nell’ultimo anno e mezzo. Nel reciproco rispetto per le rispettive posizioni riguardo alla scelta di appoggiare un eventuale governo tecnico a guida Mario Draghi, abbiamo confermato la volontà di mantenere saldo quel leale rapporto che nel tempo è cresciuto e migliorato».
Qualsiasi sarà la posizione del M5S, le trattative coinvolgeranno il centrodestra e la destra in ogni caso, perché con ogni probabilità Draghi cercherà di avere una maggioranza il più ampia possibile. L’intenzione di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia per ora sembra di presentarsi uniti alle consultazioni, ma è probabile che ci siano delle divergenze nella coalizione sulla linea da tenere: mercoledì pomeriggio c’è stata una riunione dei tre partiti.
Bisogna ancora capire per esempio cosa farà Forza Italia, il cui appoggio sembra plausibile: il leader Antonio Tajani ha detto che il partito ascolterà le proposte di Draghi e poi deciderà. Nei giorni scorsi, Forza Italia era sembrata disponibile a parlare di un governo sostenuto dalla cosiddetta “maggioranza Ursula”.
Sulla Lega ci sono più dubbi: oggi Salvini ha fatto qualche tiepida apertura verso Draghi, mettendo in chiaro che vuole delle garanzie sul programma, però poi ha chiarito che vorrebbe votare comunque prima dell’estate, e che in ogni caso considera le elezioni anticipate la soluzione preferita. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha detto che «non c’è alcuna possibilità di una partecipazione o un sostegno» del suo partito al governo Draghi. Meloni ha sempre chiesto le elezioni, anche perché ha consensi nei sondaggi decisamente superiori a quelli ottenuti alle ultime elezioni nel 2018.
Martedì sera Mattarella aveva detto che, fallite le trattative tra i partiti che sostenevano il secondo governo di Giuseppe Conte, le uniche strade sono un governo non politico o le elezioni anticipate, esprimendosi però decisamente in favore della prima possibilità. Per questo motivo ha convocato Draghi, una persona che non ha mai fatto politica ma che gode di grande stima nelle istituzioni europee. Draghi ha 73 anni e, come presidente della Banca centrale europea, è stato celebrato come la persona che ha salvato l’euro negli anni seguiti alla crisi economica mondiale cominciata nel 2008.