L’inviato delle “Iene” Luigi Pelazza è stato condannato per violenza privata nel caso che coinvolge la giornalista Guia Soncini
Luigi Pelazza, inviato del programma TV Le Iene, è stato condannato a due mesi di carcere per il reato di violenza privata. Nel 2015 Pelazza si introdusse nel cortile del palazzo della giornalista Guia Soncini con l’obiettivo di intervistarla, facendole domande in maniera insistente e impedendole di entrare in casa sua. Su richiesta dell’imputato, il tribunale di Milano ha convertito la pena in una multa da 15mila euro. Pelazza dovrà versare anche 2mila euro alla parte civile come anticipo della somma totale che le spetterà come risarcimento, mentre un cameraman del programma, Osvaldo Camillo Verdi, anche lui indagato, è stato assolto «per non aver commesso il fatto», perché non è stato possibile dimostrare che quel giorno fosse presente.
L’AGI ha scritto che, secondo la ricostruzione della Procura, Pelazza e il cameraman si erano introdotti «indebitamente» nel cortile del palazzo dove abitava Soncini, fingendosi dei corrieri, «con violenza esercitata in modo idoneo a privare coattivamente della libertà di determinazione e di azione della parte offesa». Pelazza aveva poi «costretto» Soncini «a tollerare la loro presenza con una serie insistente di domande» alle quali la giornalista aveva detto «da subito di non voler rispondere», impedendole di chiudere prima il cancello che dalla sua abitazione dava sul cortile, e poi le porte dell’ascensore.
Soncini oggi ha raccontato l’episodio e commentato le vicende processuali in un articolo su Linkiesta, dicendo:
Insomma, esiste ancora l’inviolabilità del domicilio. Uno sconosciuto non invitato a entrare non può imporre la propria presenza in casa tua, neanche se dotato del superpotere televisivo e convinto quindi di godere d’immunità diplomatica. Ne ero abbastanza certa anche prima di sabato, ma è un sollievo sapere che è ufficiale.
Gli inviati delle Iene sono noti per il loro “metodo” particolarmente insistente. Nelle ultime settimane il programma è stato criticato anche perché alcuni inviati hanno contattato i figli minorenni di vari personaggi noti, tra cui Carlo Calenda, leader del partito Azione ed ex ministro dello Sviluppo economico, chiedendo la loro complicità per organizzare «scherzi divertenti» ai genitori.