La vecchia maggioranza discute di come tornare insieme
Roberto Fico sta guidando le trattative per il nuovo governo tra gli stessi partiti che appoggiavano Conte prima della crisi, compresa Italia Viva
Sabato e domenica il presidente della Camera Roberto Fico – che ha ricevuto un mandato esplorativo da Sergio Mattarella per verificare la possibilità di formare un nuovo governo – ha incontrato le forze parlamentari che appoggiavano Giuseppe Conte prima della crisi. Aggiornando sull’esito finale dei colloqui, Fico ha spiegato che «dagli incontri con le forze politiche è emersa la disponibilità comune a procedere su un confronto sui temi e punti programmatici per raggiungere una sintesi».
Lunedì mattina è iniziato l’incontro tra Fico e i diversi capigruppo della vecchia maggioranza: Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e Italia Viva, il partito di Matteo Renzi da cui era partita la crisi, ma il cui coinvolgimento nella nuova maggioranza sembra ormai la strada scelta per uscire dalla crisi, dopo il fallimento dei tentativi di formare una maggioranza alternativa. Fico e i capigruppo discuteranno i contenuti del programma del possibile nuovo governo, e martedì il presidente della Camera dovrà tornare al Quirinale per riferirne l’esito al presidente della Repubblica. Oggi sarà dunque una giornata di trattative e probabilmente di attesa.
Cosa hanno detto i partiti a Fico
Durante i colloqui informali con Fico, tutti i partiti hanno proposto di trovare un accordo sulle priorità e i contenuti del prossimo possibile governo: si sono dunque espressi a favore di un governo politico. Vito Crimi del Movimento 5 Stelle ha chiamato questo accordo sui contenuti «cronoprogramma», Nicola Zingaretti del PD lo ha definito un «contratto di legislatura» e Matteo Renzi, di Italia Viva, ha parlato di «documento scritto». I primi due partiti vorrebbero però che ad attuarlo fosse di nuovo Giuseppe Conte, mentre sul nome del futuro presidente del Consiglio Renzi non si è ancora formalmente esposto. Seguendo uno schema già visto in questi giorni di crisi, la posizione interlocutoria di Italia Viva è che “non ci sono veti”. Cioè una posizione che serve a tenere aperte varie soluzioni e a temporeggiare, ma che segnala che il partito potrebbe anche accettare Conte, se le trattative porteranno lì.
La partecipazione di Italia Viva al prossimo governo sta comunque creando delle tensioni all’interno del Movimento 5 Stelle. Una parte del partito, quella maggioritaria e vicina a Conte, a Di Maio e a Crimi, ha cambiato idea rispetto alla posizione tenuta fino a qualche giorno fa: ora è disposta a riammettere Renzi nella maggioranza, visto che non sono state trovate alternative praticabili. Ma diversi senatori e deputati (che fanno riferimento ad Alessandro Di Battista) continuano a non essere d’accordo: in particolare si è espressa contro una nuova alleanza con Renzi l’ex ministra Barbara Lezzi.
Il programma
Lunedì le forze politiche della maggioranza porteranno i loro punti programmatici alla riunione da cui dovrebbe uscire, se ce ne saranno le condizioni, un “contratto” per arrivare a fine legislatura. La linea ufficiale è che si parlerà esclusivamente di contenuti, e non di nomi per i ministeri del possibile governo. Fico si ritroverà con i capigruppo del PD (Graziano Delrio e Andrea Marcucci), del M5S (Davide Crippa e Ettore Licheri), di Italia Viva (Maria Elena Boschi e Davide Faraone), e di LeU (Federico Fornaro e Loredana De Petris). Ma ci saranno anche i rappresentanti delle componenti minori che fanno riferimento alla maggioranza e quelli del nuovo gruppo Europeisti-Maie-Centro, composto dai cosiddetti “responsabili”.
Ci sono diversi argomenti che dividono i partiti presenti al tavolo e soprattutto Movimento 5 Stelle e Italia Viva: il MES, innanzitutto, cioè lo strumento comunitario che mette a disposizione dei paesi una linea di credito per finanziare i sistemi sanitari. Renzi vorrebbe utilizzarlo (è stata una delle questioni intorno alla quale ha innescato la crisi), ma il M5S è contrario. Nelle ultime ore, Renzi ha però dimostrato posizioni meno nette rispetto al passato, e si è detto disponibile a discuterne, facendo intendere che questa rinuncia potrebbe richiedere delle contropartite.
Un altro punto non semplice della discussione avrà a che fare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), quello che stabilisce come spendere i soldi che arriveranno all’Italia dall’Unione Europea con il programma Next Generation Eu, chiamato comunemente Recovery Fund. Il Piano era già stato modificato (e poi approvato dal governo dimissionario) accogliendo molte delle modifiche proposte da Italia Viva, che aveva poi aperto la crisi politica e si era astenuta sul voto finale. Il punto più controverso della discussione su questo tema, scrivono oggi i giornali, avrà a che fare con le infrastrutture e con la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia, pretesa da tempo dal M5S.
– Leggi anche: L’accordo su Autostrade, spiegato
Tra i temi su cui manca un accordo ci sono anche il reddito di cittadinanza (che il M5S vorrebbe rifinanziare, ma Italia Viva no), il piano vaccini e un ridimensionamento del ruolo del commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri (chiesto da Renzi). Ma anche la riforma della Giustizia voluta dal ministro Alfonso Bonafede (del M5S), che prevede che i termini di prescrizione smettano di decorrere dopo la sentenza di primo grado. La modifica è stata molto criticata da Renzi, che tentò anche di bloccarne l’entrata in vigore e che potrebbe chiedere ora delle modifiche. Infine, c’è tutta la parte che riguarda le riforme istituzionali e la nuova legge elettorale, rimasta ferma dopo la vittoria del Sì al referendum sul taglio del numero dei parlamentari.
Come andrà?
Tra lunedì e martedì molto probabilmente si capirà come sta andando il tentativo di formare un governo politico. Repubblica ipotizza anche che Fico potrebbe chiedere altri due giorni di tempo a Mattarella.
Se l’operazione politica non andasse però a buon fine, e se i partiti trovassero un accordo sui contenuti ma non sul nome di Conte, il presidente della Repubblica dovrebbe riprendere in mano direttamente la gestione della crisi. A quel punto tra gli scenari possibili ci sarebbero un nuovo governo con la stessa maggioranza, ma con un nuovo presidente del Consiglio; un governo istituzionale sostenuto da una maggioranza larga (la cosiddetta “maggioranza Ursula”); un governo tecnico (sostenuto dalla maggioranza dei partiti e affidato a dei “tecnici”, per esempio economisti o professori). Oppure un governo di scopo, con un compito ben preciso e quindi una scadenza: il compito potrebbe essere quello di garantire le funzioni dell’esecutivo fino a nuove elezioni, quello di arrivare all’approvazione di una nuova legge elettorale o quello di garantire l’invio alla Commissione Europea, entro il prossimo 30 aprile, del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Le elezioni anticipate sembrano per ora essere un esito improbabile: la maggioranza delle forze politiche che sostenevano Conte non ha mostrato alcuna volontà di andare subito al voto, seppure per parte della destra rimanga l’esito più auspicabile della crisi in corso.