La Commissione Europea ha autorizzato il vaccino di AstraZeneca
Poche ore dopo aver ricevuto il parere favorevole dell'EMA: potrà essere usato per tutte le fasce di età sopra i 18 anni, anche se non sono stati forniti dati certi sull'efficacia per i più anziani
Venerdì sera, la Commissione Europea ha autorizzato il vaccino contro il coronavirus sviluppato dalla società farmaceutica britannico-svedese AstraZeneca, poche ore dopo aver ricevuto il parere favorevole da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), l’agenzia dell’Unione Europea che si occupa di farmaci.
Secondo le valutazioni diffuse dall’EMA venerdì pomeriggio, l’uso del vaccino di AstraZeneca – prodotto in collaborazione con l’università di Oxford – è raccomandato nei maggiori di 18 anni e senza limiti per i più anziani, anche se l’Agenzia ha segnalato la mancanza di dati certi sull’efficacia oltre i 55 anni di età: “Tuttavia, ci si aspetta un livello di protezione, considerato che una risposta immunitaria è stata rilevata anche in questa fascia di età e anche sulla base delle esperienze con altri vaccini; considerato che ci sono dati affidabili sulla sicurezza in questa fascia di età, gli esperti scientifici dell’EMA hanno concluso che il vaccino possa essere utilizzato negli anziani”.
AstraZeneca aveva fatto richiesta per ottenere l’autorizzazione all’uso del vaccino nell’Unione Europea lo scorso 12 gennaio. La raccomandazione di EMA è arrivata dopo una serie di problemi durante la fase di sperimentazione, ma soprattutto dopo un teso confronto tra la Commissione e l’azienda, per il taglio della fornitura di dosi destinate ai paesi dell’Unione nel primo trimestre di quest’anno e stimato tra il 60 e il 75 per cento.
Il vaccino di AstraZeneca è più economico di quelli realizzati da Pfizer-BioNTech e Moderna, e può essere conservato in frigorifero senza la necessità di potenti congelatori. Le istituzioni comunitarie e i governi nazionali avevano fatto moltissimo affidamento sul vaccino di AstraZeneca sia per queste ragioni, sia perché, a differenza della maggior parte degli altri vaccini, era stato sviluppato e prodotto interamente in Europa. Tuttavia, mentre la Commissione Europea aveva autorizzato su parere favorevole dell’EMA i vaccini sviluppati da Pfizer-BioNTech e Moderna rispettivamente il 21 dicembre e il 6 gennaio, sulla raccomandazione di quello di AstraZeneca c’erano ancora dubbi.
Nell’ultima fase di sperimentazione – la terza – il vaccino di AstraZeneca aveva fatto rilevare un’efficacia del 70,4 per cento, inferiore rispetto al 95 per cento di efficacia rilevata per il vaccino di Pfizer-BioNTech e al 94,5 per cento di quello di Moderna. In più, dalle analisi era emerso più o meno per caso che ai pazienti era stato somministrato un dosaggio ritenuto errato, cioè mezza dose a una prima iniezione e una dose intera a distanza di quattro settimane, che tuttavia risultava più efficace rispetto a quello previsto originariamente.
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Il 24 gennaio scorso AstraZeneca aveva annunciato che non sarebbe stata in grado di produrre le dosi richieste dalla Commissione nei tempi pattuiti, con tagli alle consegne. I tagli sono stati contestati duramente dalla Commissione Europea, che aveva quindi chiesto ad AstraZeneca di fornire maggiori dettagli sulle cause dei ritardi e in generale sulla produzione e distribuzione dei vaccini.
Dopo alcune riunioni con i responsabili di AstraZeneca nei primi giorni di questa settimana, le autorità europee avevano accusato l’azienda di non rispettare i patti, sollevando l’ipotesi che i suoi dirigenti avessero deciso di privilegiare le consegne ad altri paesi dove erano riusciti a vendere il vaccino a prezzi più alti. Senza citarlo, il paese principalmente indiziato sembrava essere il Regno Unito, che aveva autorizzato il vaccino di AstraZeneca lo scorso 30 dicembre.
In un’intervista ai giornali del consorzio Leading European Newspaper Alliance, tra cui Repubblica, l’amministratore delegato di AstraZeneca, Pascal Soriot, aveva negato buona parte delle accuse ricevute dalla Commissione Europea. Soriot aveva specificato che «Regno Unito e Unione Europea hanno due catene produttive diverse e al momento quelle britanniche sono più efficienti perché sono partite prima» e che nel contratto con l’Unione Europea «c’è scritto chiaramente: “best effort”, ossia “faremo del nostro meglio”».
Questa circostanza era stata smentita giovedì pomeriggio dalla Commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, in una conferenza stampa piuttosto tesa, in seguito alla quale la Commissione Europea aveva chiesto spiegazioni più esaurienti circa i ritardi annunciati da AstraZeneca e anche di rendere pubblico il contratto.
Nei mesi scorsi, la Commissione Europea aveva stretto con AstraZeneca un contratto da 300 milioni di dosi (più un’opzione su altri 100 milioni), prenotandole prima che emergessero i dubbi sull’efficacia del vaccino e le notizie sugli errori nella gestione dei test clinici. A causa di questi ritardi, in Italia entro fine marzo dovrebbero arrivare circa 3,4 milioni di dosi rispetto ai 16 milioni inizialmente previsti, condizione che farà ritardare di almeno un mese la campagna vaccinale.
Nella tarda mattinata di oggi l’Unione Europea ha pubblicato il contratto con AstraZeneca: molte informazioni sono state oscurate, ma da alcuni passaggi si capisce che l’azienda farmaceutica non è stata molto trasparente nel gestire la riduzione dei vaccini. Sempre questa mattina la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, aveva detto che «il contratto è chiarissimo» e «ci sono ordini vincolanti».
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