Amanda Gorman e i poeti nella moda

La poeta dell'insediamento di Biden ha firmato con la più importante agenzia di modelle al mondo, ma non c'è poi molto da stupirsi

di Arianna Cavallo

(Jared Siskin/Getty Images for Prada)
(Jared Siskin/Getty Images for Prada)

Martedì la poeta 22enne americana Amanda Gorman – diventata famosa dopo aver letto una sua poesia alla cerimonia di insediamento di Joe Biden – ha firmato un contratto con IMG models, probabilmente la più importante agenzia di modelle al mondo, che rappresenta Kate Moss, Gisele Bündchen, Gigi Hadid e altre celebrità del mondo dello sport e dello spettacolo, tra cui la cantante Selena Gomez e la tennista Naomi Osaka. L’agenzia, scrive il sito Hollywood Reporter, si occuperà di «costruire il suo profilo attraverso sponsorizzazioni di marchi e opportunità editoriali». Non è certo una cosa all’ordine del giorno che una scrittrice venga scritturata da un’agenzia di moda: potrebbe essere un fatto circoscritto e occasionale oppure anticipare un fenomeno più ampio, portando a compimento un cambiamento in corso da tempo sia nel mondo della moda che della cultura.

L’ultima settimana di Gorman
Il mondo si è accorto di Gorman il 20 gennaio, quando la poeta ha letto The Hill We Climb, una poesia appositamente composta per la cerimonia di insediamento alla presidenza di Joe Biden. Gorman era diventata, nel 2017, la prima Giovane poeta laureata americana, una sorta di poeta ufficiale della nazione che riceve un piccolo salario e presenzia ad alcune cerimonie ufficiali. Ha colpito un po’ tutti per la sicurezza e la grazia della lettura e per la personalità: giovane, di una bellezza contemporanea e con uno stile impeccabile che, ha scritto Vanessa Friedman del New York Times, ha portato il sole sulla cerimonia.

Indossava un cappotto giallo brillante e un cerchietto rosso di seta che le avvolgeva l’acconciatura in modo originale, entrambi di Prada, un marchio con cui ha un rapporto di lunga data e che considera femminista e intellettuale. Nel giro di 24 ore, stando ai dati della piattaforma di ricerca di moda globale Lyst, le ricerche di “cappotti gialli” erano aumentate del 1.328 per cento, quelle di “fasce rosse” del 560 per cento; sul sito di Prada, il cerchietto rosso che aveva indossato – presentato nella collezione per la primavera/estate del 2019 – era andato esaurito (ora però è di nuovo disponibile).

Intanto due suoi libri (The Hill We Climb and Other Poems e il libro per bambini Change Sings) sono entrati nelle classifiche dei più venduti su Amazon (in preordine: usciranno entrambi a settembre). È stata intervistata su CNN dal noto giornalista Anderson Cooper – che le ha detto «sei semplicemente fantastica, mi lasci senza fiato» – e ha partecipato a programmi tv seguitissimi come Good Morning America – dove si è fatta notare per una pelliccia sintetica rossa – e a quello della popolare conduttrice Ellen DeGeneres: qui ha raccontato di volersi candidare alla presidenza degli Stati Uniti nel 2036, il primo anno in cui avrà l’età legale per farlo, ricevendo in cambio spillette, magliette, tazze e altri gadget per la campagna da parte di DeGeneres.


Anche in questo caso si è fatta notare per il suo abbigliamento: una fascia per capelli della stilista afroamericana Autumn Adeigbo, orecchini di David Yurman, una giacca in tweed multicolore su un paio di pantaloni bianchi di Chanel e un paio di tacchi gialli di Louboutin. Era stata aiutata nella scelta da Jason Bolden, stylist di celebrità come Alicia Keys e Serena Williams, come ha fatto sapere la stessa Gorman taggandolo in un post su Instagram insieme a un video in cui indossa gli orecchini di Yrman.

 

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Nel frattempo, in meno di sette giorni, il suo account Twitter è passato da 7.000 a 1,4 milioni di follower e quello Instagram da 50mila a 3,2 milioni di follower. È facile capire come il mondo della moda sia attratto da una figura del genere, apprezzata da personaggi come Hillary Clinton, Oprah Winfrey, Michelle e Barack Obama, carismatica, interessata al mondo della moda e che in pochissimo tempo ha accumulato un patrimonio di follower in parte disponibili a essere influenzati dalle sue scelte di stile.

Gorman e la moda
Gorman si è sempre interessata alla moda perché aggiunge «una peculiare visione estetica al linguaggio», come aveva detto a Vogue nel 2019, e di considerarla un aspetto importante per veicolare il suo messaggio: nel mondo dell’immagine, dove anche un poeta vive su Instagram, è fondamentale che il proprio aspetto sia coerente con i propri valori e con l’immagine che si vuole dare di sé. È ancora più vero per Gorman che è solita esibirsi in letture delle sue poesie e che può prendere posizione con una maglietta di un marchio indipendente e sostenibile oltre che con le parole che sta pronunciando. Poco prima della cerimonia di insediamento aveva detto, sempre a Vogue, che la moda «significa davvero tanto per me, è il mio modo di entrare nella storia che mi ha preceduta e di tutte le persone che mi sostengono»; il suo stile, come lo ha definito Vogue, è «regale, giovane ma maturo» e influenzata dalla sua eredità afroamericana.

Gorman sembra intenzionata a proporre un nuovo modello di artista che non considera la moda come qualcosa di frivolo e di superfluo di cui non valga la pena occuparsi, ma come un’espressione di sé e un’esaltazione dell’arte e della bellezza: «c’è questa idea del poeta povero e sofferente ma io cerco invece di mostrare che un poeta può essere anche stiloso e che questo in nessuno modo sminuisce la qualità del suo lavoro».

La sua posizione non è lontana da quella di un’altra scrittrice nera in lingua inglese e residente da tanti anni negli Stati Uniti: Chimamanda Ngozi Adichie. Adichie ha raccontato di aver cercato di soffocare per anni la sua passione per la moda e per i vestiti femminili e sgargianti nella speranza di essere presa sul serio, rendendosi conto che nel mondo occidentale «nessuno poteva prendere davvero in considerazione l’autrice di tre romanzi se indossava un abito carino e un po’ di ombretto». Poi, dopo molti completi mortificanti e recensioni positive, «non faccio più finta di disinteressarmi ai vestiti, perché mi piacciono. Mi piacciono i ricami e i tessuti. Mi piacciono il pizzo, le gonne lunghe e le vite strette. Mi piacciono il nero e i colori, i tacchi alti e bassi, i dettagli preziosi, i vestiti corti e quelli lunghi e le giacche femminili con le spalline imbottite. Mi piacciono i pantaloni colorati. Mi piace fare shopping». Anche Adichie è diventata un modello di stile e usa spesso il suo account Instagram per segnalare i marchi degli abiti che indossa, spesso di nigeriani ed emergenti.

Lo stesso ha fatto Gorman, che negli ultimi due anni è stata anche testimonial di alcune aziende di moda sui social network. Nel 2018, per esempio, aveva fatto parte della campagna pubblicitaria dell’azienda Helmut Lang.

Nel 2020 Nike l’aveva fotografata insieme ad altre personalità nere importanti per il Black History Month (il mese dedicato alla riscoperta della cultura afroamericana) e le aveva commissionato una poesia per l’occasione.

Nello stesso anno era diventata testimonial della marca di abbigliamento Loft, una cosiddetta Loftimist, «quel tipo di persona che vede sempre il bicchiere mezzo pieno e che sa fare cambiamenti positivi, e dare gioia agli altri soprattutto nei momenti difficili», come si legge sul sito dell’azienda.

 

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Il rapporto più interessante ce l’ha però con l’azienda italiana Prada, che l’aveva invitata tra il pubblico della sua sfilata nel febbraio del 2019 e poi di nuovo nel settembre dello stesso anno. Dopo il primo evento, Gorman aveva detto che «i poeti non sono molto presenti nel mondo della moda, figuriamoci le giovani poete di colore» e che «Miuccia Prada è puro genio e mi spinge a essere una poeta migliore». Le aveva anche dedicato una poesia, A Poet’s Prada, che trovate qui, in cui dice tra le altre cose che:

«Style is statement, style is creative power revitalized
And never compromised. It is then in no way a surprise
That it’s also “uniforms for the slightly disenfranchised»

«Lo stile è un modo di affermarsi, lo stile è potere creativo rivitalizzato
E mai compromesso. Non è in alcun modo una sorpresa
Che sia anche fatto di “uniformi per quelli un po’ diseredati”»

C’è anche una strofa in italiano:

«La moda, quando è coraggiosa, è una lampada
La luce feroce trafigge l’anima come una spada
Ogni swish di tessuto è una melodia
E ogni creazione è la più pura poesia»

L’azienda italiana l’aveva anche scelta come “Prada reporter” per raccontare il progetto Re-Nylon, che riutilizzava materiali di scarto – come rifiuti plastici, reti da pesca e tessuti – per produrre l’Econyl, un filo di nylon riciclabile all’infinito lavorato dall’azienda Aquafil e usato in molti capi di Prada. Allora Gorman aveva commentato che «è in atto un cambiamento nell’industria della moda e ognuno di noi può chiederlo a tutti i marchi. Nel tempo in cui l’emergenza climatica sembra così urgente, ci siamo raggelati nell’apatia o nella paura. Ma le soluzioni esistono, soprattutto quando produciamo dei materiali in modo informato. Che compriate da Prada e/o nel negozio dell’usato del vostro quartiere ogni soldo che spendiamo in un prodotto sostenibile è un investimento per il futuro che vogliamo».


La moda e gli scrittori
L’idea che uno scrittore serio non si perda in frivolezze come la moda non è sempre stata condivisa e, anzi, per molto tempo, almeno dal Sette-Ottocento, gli intellettuali e i poeti sono stati spesso modelli di stile, uno stile ribelle, raffinato, di rottura rispetto a quello dominante. Nel Novecento questo rapporto è stato altalenante ed è diventato facile incontrare scrittori sciatti e orgogliosamente disinteressati a un paio di scarpe. Ultimamente le cose stanno cambiando e stanno emergendo figure nuove: un po’ più poliedriche, un po’ genuinamente appassionate di moda, un po’ interessate ai meccanismi della sua industria.

Anche qui, non sarebbe la prima volta che la moda si infila nel mondo della scrittura. Uno degli ultimi e più famosi esempi è la pubblicità della scrittrice americana Joan Didion per il marchio francese Céline, allora diretto dalla stilista Phoebe Philo: Didion, che con il suo sofisticato minimalismo era già un’icona di stile, venne scelta perché incarnava la donna ideale di Céline.

Joan Didion nella pubblicità per gli occhiali Céline, nel 2015

In Italia, nel 1997 fece parlare la pubblicità di Edoardo Sanguineti per i jeans Carrera, soprattuto perché Sanguineti era stato un poeta dell’avanguardia di sinistra e anticapitalista: quello fu un gesto irriverente e autoironico. L’accordo tra Gorman e IMG però è di tutt’altro tipo: non viene scelta da un marchio perché lo personifica, né da una particolare azienda in modo estemporaneo: si tratta di un percorso programmatico che dà per scontato che presterà il suo personaggio pubblico a dei marchi per trarne profitto.

Edoardo Sanguineti nella pubblicità dei jeans Carrera, nel 1997

È in questo punto che si incontrano non solo gli interessi personali di Gorman ma quelli del mondo della moda, che negli ultimi anni è in cerca di un nuovo tipo di testimonial: non solo un bel corpo o un bel viso come quello delle modelle, ma un simbolo positivo a cui legarsi e attraverso cui farsi strada tra i più giovani grazie ai social network. Lo dimostra il percorso fatto fin qui da Gorman: l’essere scelta da Nike come esempio di successo di giovane donna nera e dalla stessa Prada per farsi voce di una posizione attenta al cambiamento climatico.

Il sito di moda Women’s Wear Daily (WWD) ha scritto che le aziende sono alla disperata ricerca di nuovi volti che le rappresentino e che siano portatori di valori – uguaglianza, sostenibilità ambientale, impegno sociale –, che siano dei modelli positivi per le loro comunità o che abbiano avuto successo in qualche campo. Quest’esigenza è stata rafforzata dalla pandemia da coronavirus perché le aziende, per vendere i vestiti, hanno ancora più bisogno di vendere un’idea: e l’idea deve soddisfare le richieste dei più giovani e rispondere ai valori che stanno loro più a cuore. Come ha evidenziato un rapporto della società di consulenza McKinsey & Co di qualche mese fa, il 47 per cento dei clienti insoddisfatti dalla presa di posizione di un marchio su una questione sociale smette di comprarlo e il 17 per cento non lo farà più.

Per questo WWD ha definito Gorman «un nuovo tipo di icona di moda» che si occupa di minoranze etniche, impegno politico e sostenibilità, diventando un punto di riferimento per molti giovani.

La moda e gli Instapoets
C’è un tassello un po’ più laterale di questa storia che può spiegare un avvicinamento tra moda e poesia, o una confluenza tra le due, ed è il successo degli Instapoets, i poeti su Instagram. È un fenomeno iniziato da anni e in crescita: nel 2018 fece aumentare le vendite di libri di poesia nel Regno Unito del 13 per cento mentre nello stesso periodo tre tra i libri di poesia più venduti secondo il New York Times erano stati scritti da Instapoets.

– Leggi anche: Gli unici libri di poesia che si vendono

Spesso sono giovani che esprimono poesie piuttosto semplici dal punto di vista stilistico e con un contenuto adolescenziale, impegnato o autobiografico, e che le condividono su Instagram dove vengono commentate e fatte girare dai fan. L’abilità letteraria è solo un aspetto di questi poeti: la chiave è la costruzione di una comunità che passi anche attraverso la costruzione di un personaggio. Alcuni sono modelle e modelli che si sono messi a scrivere, come il britannico Sonny Hall, o Yrsa Daley-Ward, ex modella giamaico-nigeriana cresciuta in Regno Unito, che ha finito per pubblicare per Penguin la raccolta Bone e per collaborare con Beyoncé nel musical Black Is King. Sempre Beyoncé ha contribuito alla fama di un’altra Instapoet, Warsan Shire, britannica di origine somala, che ha collaborato con i suoi versi al disco Lemonade.

– Leggi anche: Chi è la poeta che ha lavorato a “Lemonade” con Beyoncé

La moda si è accorta di questo fenomeno di giovani poeti con più o meno talento, seguiti da altri giovani e se n’è interessata, a partire da Gucci, l’azienda forse più abile a costruirsi un’identità e una comunità sui social network. Nel 2018 per esempio ha collaborato con la poeta americana Cleo Wade per un’iniziativa volta a rafforzare i diritti delle ragazze e delle donne nel mondo. A febbraio di quell’anno, durante la settimana della moda di New York, la stilista Tracy Reese, scelta anche dall’ex First Lady Michelle Obama, invitò quattro poete a leggere i loro versi durante la sfilata. In Italia, invece, durante l’ultimo Premio Strega – il più importante premio letterario italiano – si parlò molto della collaborazione del marchio Valentino con uno scrittore candidato al Premio, Jonathan Bazzi, che indossava una giacca del marchio.

 

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È quindi difficile inquadrare in modo preciso il rapporto tra moda e poesia ma sembra che qualcosa stia cambiando e che questi due mondi – che già in passato si sono allontanati, rincorsi o sovrapposti con splendore – siano di nuovo interessati a scoprirsi e a collaborare in modo nuovo, soprattutto passando per internet.