Cosa sono i giorni della merla
Gli ultimi tre giorni di gennaio secondo la tradizione sarebbero i più freddi dell'anno, ma sull'origine dell'espressione ci sono varie teorie
Secondo la tradizione popolare i giorni della merla sono gli ultimi tre giorni del mese di gennaio, cioè il 29, il 30 e il 31, oppure gli ultimi di gennaio e il primo febbraio. Sempre tradizionalmente sono considerati i giorni più freddi dell’anno, anche se quest’anno in quei giorni le temperature, secondo le previsioni dell’Aeronautica Militare, dovrebbero essere più alte rispetto alla media del mese di gennaio, che sia per le minime che per le massime è il più freddo dell’anno. Secondo un’altra tradizione, diffusa soprattutto al Nord, se i giorni della merla sono freddi, in primavera ci sarà bel tempo, mentre se sono caldi, la primavera tarderà ad arrivare e le temperature invernali dureranno più a lungo.
L’origine dell’espressione è discussa. Secondo una tradizione lombarda la Merla sarebbe stato il nome di un grande cannone che un esercito avrebbe dovuto portare sull’altra sponda del Po e ciò sarebbe stato possibile solo nei giorni più freddi dell’anno quando in alcune zone il fiume ghiacciava. Un’altra versione conferma l’origine del nome Merla da quello del cannone, ma fa risalire la vicenda al 1510, un anno particolarmente freddo in cui gelarono le acque del Po, permettendo all’esercito francese di attraversarlo. Secondo questa versione però il cannone chiamato Merla sarebbe sprofondato, dando così origine all’espressione.
La prima versione dell’origine del nome dei giorni della merla dall’omonimo cannone è citata da Sebastiano Pauli nel 1740 nel suo libro Modi di dire toscani ricercati nella loro origine, come è riportato anche da Wikipedia. Pauli però cita anche un’altra possibile spiegazione dell’origine dell’espressione: ci sarebbe stato, un tempo, una «Nobile Signora di Caravaggio, nominata de Merli, la quale dovendo traghettare il Po per andare a Marito, non lo poté fare se non in questi giorni, ne’ quali passò sopra il fiume gelato». Quindi anche in questo caso ritorna l’origine da un nome proprio e il collegamento fra i giorni più freddi dell’anno e un fiume congelato.
Altre versioni fanno invece risalire l’espressione dal nome comune della merla, la femmina del Turdus merula, l’uccello comunemente chiamato merlo, associandolo a leggende collegate al freddo invernale. Secondo una versione della leggenda una merla e i suoi pulcini, che sarebbero stati originariamente bianchi, per ripararsi dal freddo si rifugiarono negli ultimi tre giorni di gennaio dentro un comignolo, dal quale uscirono il primo febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno in poi i merli furono neri.
Un’altra leggenda popolare che fa riferimento al merlo, e al colore delle sue piume, sulla falsariga di quella precedente, ma più elaborata: è quella che racconta di una bellissima merla dal piumaggio chiaro che per sfuggire al freddo inverno, personificato nella favola, un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese e si chiuse nella sua tana per tutto gennaio, che allora aveva solo ventotto giorni. L’ultimo giorno di gennaio la merla uscì dalla sua tana e si mise a cantare per prendere in giro l’inverno, convinta di averlo ingannato. L’inverno però per vendicarsi chiese in prestito a febbraio tre giorni e fece tornare il grande freddo con neve, vento, pioggia e gelate. La merla cercò quindi rifugio in un comignolo e ci rimase per tutti e tre i giorni. Quando uscì dal camino però era nera per la fuliggine e così da allora furono tutti i merli.
I giorni della merla hanno rappresentato per secoli anche un passaggio importante nella vita contadina: anche se la primavera astronomica è ancora distante, si va verso un aumento delle temperature e verso quello che era considerato dalla cultura contadina il “risveglio” della terra. Per questo in molte parti d’Italia i giorni della merla erano occasione per riti propiziatori che appunto scacciassero il gelo e facessero arrivare tempi migliori per coltivare.
Alcuni di quei riti sono sopravvissuti fino a oggi sotto forma di canti popolari nei vari dialetti locali, i cosiddetti “canti della merla”. Per esempio lungo le rive del fiume Adda, dalla sponda cremonese a quella lodigiana, i giorni della merla si festeggiano ancora con canti rituali, entrati a far parte della tradizione e del folclore, e con l’accensione di un falò. I testi delle canzoni cambiano leggermente da un paese all’altro, ma mantengono come temi principali quello dell’inverno da superare e dell’amore, collegato alla fertilità.