Sono iniziate le consultazioni con i partiti
Oggi toccherà a Italia Viva e Partito Democratico, tra gli altri: nel frattempo le solite trattative, aperture e mezzi veti, e qualche giravolta
Ieri sono iniziate le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per verificare se in Parlamento esiste una maggioranza disposta a sostenere un nuovo governo: ha incontrato la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il presidente della Camera Roberto Fico. Oggi iniziano invece le consultazioni con i partiti: Mattarella riceve il gruppo parlamentare Per le Autonomie del Senato, poi i rappresentanti dei gruppi Misti del Senato e della Camera e nel pomeriggio Liberi e Uguali, Italia Viva e il Partito Democratico. Ieri è stata una giornata di incontri, dichiarazioni e trattative sulle rispettive posizioni.
Partito Democratico
Mercoledì c’è stata la direzione nazionale del PD che, su proposta del segretario Nicola Zingaretti, ha dato mandato alla propria delegazione di proporre a Mattarella un nuovo incarico a Conte. «Chiedo il mandato sulla proposta a Mattarella di un incarico a Conte per dare vita ad un governo europeista che possa contare su ampia base parlamentare».
Zingaretti ha anche specificato che questa nuova maggioranza dovrà mettere «il governo al riparo da veti e ricatti»: ha citato una «irresponsabile» crisi di governo causata da un «grave errore politico» di Renzi, e ha sottolineato che «il tema del rapporto con Italia Viva» ha a che vedere con «i legittimi e fondati dubbi per il futuro». Allo stesso tempo, Zingaretti non ha posto apparentemente un veto al rientro di Renzi nella maggioranza. La scelta preferita dal PD, sarebbe dunque quella di un terzo governo Conte, ma sembra disponibile eventualmente anche ad altre soluzioni.
Italia Viva
Matteo Renzi guiderà la delegazione del proprio partito al Quirinale per le consultazioni: secondo i retroscena che circolano da ieri sui giornali, non dovrebbe proporre nomi, ma non dovrebbe nemmeno porre veti su un possibile nuovo governo Conte. Teresa Bellanova, ex ministra delle Politiche agricole di Italia Viva, l’ha confermato: «Non metteremo veti su Conte ma non c’è solo lui». E infatti Italia Viva ha fatto circolare dei nomi alternativi per la presidenza del Consiglio: quello di Luigi Di Maio, del M5S, e quello di Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli affari economici e monetari, del PD.
Luigi Di Maio ha risposto: «Tirano in ballo il mio nome col chiaro intento di mettermi contro il presidente Conte. Sanno benissimo che sto lavorando fianco a fianco con lui, con la massima lealtà, per trovare una soluzione a questa inspiegabile crisi». E anche il PD non sembra aver apprezzato: «Dopo aver aperto una crisi al buio in piena pandemia, ora Italia Viva prova a destabilizzare i partiti della maggioranza con la Bellanova che candida Di Maio a Palazzo Chigi e la Boschi che propone Gentiloni. Nel frattempo dicono pure di non porre nessun veto su Conte. Quanto dobbiamo aspettare ancora perché Italia viva la smetta di giocare per cominciare seriamente a pensare all’Italia?», ha detto Michele Bordo, vicecapogruppo del PD alla Camera.
Nel frattempo, Matteo Renzi ha criticato con forza, definendola un «autentico scandalo», la creazione di gruppi «improvvisati» che possano dare solidità alla maggioranza al Senato e che, se andassero a buon fine, darebbero concretezza all’ipotesi di un terzo governo Conte senza Italia Viva. «In Parlamento assistiamo a un vero scandalo che è quello del tentativo di fare passare le persone non su un’idea ma su una gestione opaca delle relazioni istituzionali, mentre assistiamo alla creazione di gruppi improvvisati sul concetto di poltrone», ha detto Renzi.
Ma era proprio necessario aprire la crisi adesso? Questa la domanda che in tanti mi fanno. Qui provo a rispondere. Se vi va fate girare il video pic.twitter.com/TSsfGh8hqW
— Matteo Renzi (@matteorenzi) January 27, 2021
Tommaso Labate sul Corriere della Sera, citando un deputato del PD, ha scritto però che «l’unica strada che Renzi ha per contare davvero passa attraverso il Conte-ter»: un Conte-ter senza il sostegno di un nuovo gruppo esterno. Se si andasse cioè verso un governo tecnico, istituzionale o di unità nazionale sostenuto dalla maggioranza dei partiti, Italia Viva non sarebbe più determinante negli equilibri della nuova maggioranza, e rischierebbe anzi di diventare ininfluente.
Il centrodestra
Dopo il voto di fiducia al Senato, i leader dell’opposizione di centrodestra (Matteo Salvini, Lega; Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia; Antonio Tajani, Forza Italia) avevano chiesto l’intervento di Mattarella, e un colloquio. Avevano pubblicato una nota in cui parlavano di «situazione insostenibile» e di «una minoranza di governo che continua la sfacciata e scandalosa compravendita di parlamentari», e poi ne avevano pubblicata un’altra in cui comunicavano che si sarebbero presentati con un’unica delegazione alle consultazioni.
In realtà le posizioni espresse dai diversi leader del centrodestra non sembrano così compatte, rispetto alla risoluzione della crisi. Mentre Silvio Berlusconi ha parlato di un governo di larghe intese, che cioè coinvolga sia i partiti di maggioranza che di opposizione, per gestire i prossimi mesi di pandemia in attesa di nuove elezioni, Lega e Fratelli d’Italia hanno continuato a spingere per andare subito a elezioni anticipate, forti del consenso di cui godono nei sondaggi.
Ieri Salvini sembra aver preso però una posizione diversa rispetto alle sue più recenti dichiarazioni, citando un’ipotesi alternativa alle elezioni: «A Mattarella diremo: no a questo teatrino, no al mercato delle vacche. E no a un reincarico a Conte. Quando non ci sarà più questo signore a Palazzo Chigi ragioneremo di tutto il resto». Meloni ha continuato invece a parlare di elezioni: «Questi signori continuano a ripetere che sarebbe da irresponsabili andare al voto nella fase in cui ci troviamo, eppure in piena crisi hanno paralizzato per mesi l’intera Nazione per litigi e ignobili compravendite di poltrone. Ma chi credono di prendere in giro? Elezioni subito».
Costruttori, responsabili, volenterosi
Conte vorrebbe riottenere da Mattarella l’incarico di formare un nuovo governo trovando una maggioranza più ampia di quella che aveva votato la fiducia la scorsa settimana, e senza i voti di Italia Viva. Al Senato, dieci parlamentari hanno messo in piedi un gruppo, quello degli “Europeisti Maie Centro Democratico”, di cui faranno parte, tra gli altri, Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi, ex di Forza Italia espulsi dal partito per aver votato la fiducia al governo Conte. Ma si tratta di senatori già calcolati nella maggioranza e che non saranno quindi decisivi, senza l’arrivo di nuovi parlamentari che finora erano stati all’opposizione.
Questi negoziati hanno prodotto un episodio molto commentato: Luigi Vitali – che dichiara di essere vicino a Cambiamo!, il partito di Giovanni Toti, ma che al Senato aderisce al gruppo di Forza Italia – aveva deciso ieri di dare il proprio sostegno al governo, portando la maggioranza a 155 voti. Vitali aveva motivato con diverse argomentazioni la propria scelta («Stimo il presidente del Consiglio e mi auguro si possa far nascere un nuovo gabinetto con un progetto di futuro del Paese»). Soltanto il giorno prima, aveva escluso esplicitamente la possibilità di entrare nella maggioranza.
E poi, tra mercoledì sera e giovedì mattina, ci ha ripensato un’altra volta: non aderirà più al nuovo gruppo, «nessun appoggio politico al Conte-ter». Vitali ha detto di aver ricevuto una telefonata sia da Silvio Berlusconi sia da Matteo Salvini e che «hanno prevalso gli affetti. D’altro canto cosa sarei andato a fare in un governo presieduto da Giuseppe Conte? Sarei stato solo un mercenario». La quota della maggioranza al Senato resta dunque ferma a 154, sette senatori in meno rispetto alla soglia della maggioranza assoluta di 161.