Il “fattore campo” conta di meno, ma a qualcuno non interessa
Dall'inizio della pandemia le squadre di calcio vincono di meno nei loro stadi senza pubblico: ci sono però dei casi in controtendenza
La scorsa primavera, nelle prime settimane di ripresa dei campionati di calcio dopo le sospensioni causate dalla pandemia, si notò come l’assenza del pubblico avesse reso le partite meno influenzate da fattori esterni, quasi come venissero giocate in “campo neutro”. In Bundesliga — il primo campionato a riprendere — il numero di vittorie casalinghe scese inizialmente dal 43 al 33 per cento. Alla seconda stagione di calcio professionistico disputata senza pubblico, questa tendenza è stata confermata da un nuovo studio, che però ha fatto notare anche come ad alcune squadre non sembri importare granché dell’assenza dei tifosi, anzi.
Secondo i dati raccolti e analizzati dal centro studi svizzero CIES, in 66 campionati di prima divisione sparsi in tutto il mondo la percentuale di vittorie casalinghe è passata complessivamente dal 45,1 per cento registrato tra il primo gennaio 2019 e il 31 marzo 2020 al 42 per cento registrato tra il primo aprile 2020 e il 18 gennaio 2021. L’assenza dei tifosi sta quindi avendo un impatto sulle partite che vediamo: le squadre di casa vincono meno, anche se continuano a godere del vantaggio di giocare in un ambiente conosciuto e che non richiede spostamenti, e in media la loro quota di vittorie rimane superiore alle sconfitte.
Tra tutte le squadre prese in considerazione dallo studio del CIES, due non hanno mai perso in casa dallo scorso primo aprile: i norvegesi del Bodø/Glimt, che proprio durante la prima stagione della pandemia hanno vinto il primo campionato nella loro storia, e i Glasgow Rangers, che in Scozia hanno già accumulato un vantaggio considerevole sui rivali del Celtic, campioni in carica ininterrottamente dal 2012. Queste due squadre hanno vinto rispettivamente 15 e 12 partite casalinghe: nel caso del Bodø/Glimt la quota di vittorie ha già portato un titolo nazionale e la scoperta di alcuni suoi giocatori, su tutti l’esterno Jens Petter Hauge, acquistato dal Milan.
Nella classifica limitata ai cinque migliori campionato europei, quelli più competitivi e con meno disparità tra le squadre di alta classifica, l’Atletico Madrid di Diego Simeone ha registrato la percentuale più alta di vittorie casalinghe, e non a caso è primo in classifica con sette punti di vantaggio sul Real Madrid e una partita da recuperare. L’Atletico ha una percentuale di vittorie al Wanda Metropolitano dell’86,7 per cento nelle partite giocate dal primo aprile 2020 al 25 gennaio 2021. Al secondo posto c’è il Real Madrid, seguito al terzo dal Bayern Monaco, la squadra che in media ha la maggior differenza reti (+2,50). Nella passata stagione il Bayern Monaco è tornato a vincere il cosiddetto triplete.
Per quanto riguarda la Serie A, Roma, Inter e Atalanta sono le squadre con la più alta percentuale di vittorie casalinghe, tutte al 68,8 per cento. Dopo di loro ci sono Juventus e Napoli, con il 66,7 per cento, e il Milan, la cui percentuale del 62,5 per cento si è abbassata notevolmente negli ultimi mesi, con la sconfitta contro la Juventus e i pareggi contro Parma e Verona. Senza questi risultati sarebbe stata probabilmente al primo posto tra le italiane, considerando che nel 2020 è stata la miglior squadra italiana per punti ottenuti. Le squadre che invece stanno vincendo meno in casa sono Parma (12,5 per cento di vittorie), Udinese e Torino (18,8).
In fondo alla classifica complessiva trovano infine spazio le squadre che dall’inizio della pandemia hanno giocato almeno dieci partite nel loro stadio senza riuscire a vincerne una. Sono il Deportivo Municipal (Perù), il Vegalta Sendai (Giappone), il RoPS (Finlandia), il Dalian Pro (Cina), lo Zob Ahan (Iran), il Colonia (Germania), il Digione (Francia), il Lyngby (Danimarca), l’Al-Yarmouk SC (Kuwait) e l’Al Ittihad (Egitto). Si tratta di club di bassa classifica che probabilmente beneficiavano particolarmente del sostegno del pubblico — che come nel caso del Colonia è uno dei più folti e rumorosi del campionato — per sopperire in piccola parte alla loro inferiorità tecnica sul campo.