Le violente proteste dei contadini a Delhi
Le autorità indiane avevano acconsentito un raduno, ma i manifestanti si sono scontrati con la polizia e hanno fatto irruzione nel Forte rosso
Da mesi in India migliaia di contadini protestano contro le leggi sulla liberalizzazione del commercio agricolo. Come parte di queste proteste, martedì 26 gennaio, giorno della festa della Repubblica indiana, è stato organizzato un grande raduno di manifestanti a Delhi, nel cui territorio si trova la capitale del paese, Nuova Delhi: nonostante fosse stato concordato con le autorità, ci sono stati molti disordini e si stanno verificando violenze e scontri tra chi protesta e la polizia. Lo scorso 12 gennaio la Corte Suprema dell’India aveva sospeso l’entrata in vigore delle tre leggi contestate, ma i contadini hanno rifiutato anche questa soluzione e vorrebbero che fossero ritirate del tutto.
I manifestanti che stanno protestando a Delhi sono migliaia e si muovono a piedi, in bici, in auto e su trattori, come avviene ormai da settembre, quando le proteste sono cominciate in tutto il paese. La polizia aveva accettato che la manifestazione di oggi avvenisse, a patto che non intaccasse la parata annuale per la festa della Repubblica, nel centro della città: per questo erano stati concordati dei percorsi che i contadini avrebbero dovuto seguire durante la giornata, per lo più nelle periferie. La polizia aveva acconsentito anche all’uso dei trattori, ma solo dopo la fine della parata per la festa della Repubblica.
Molti invece hanno deviato quasi subito dalle strade consentite, anche con i trattori, si sono diretti verso il centro e hanno cominciato a scontrarsi con la polizia. Un gruppo numeroso ha sfondato le barricate degli agenti ed è entrato nel Forte rosso – un palazzo del 16esimo secolo, famoso monumento di Delhi e patrimonio dell’UNESCO – anche oltrepassando la nube creata dai gas lacrimogeni dei poliziotti. Hanno superato gli agenti di guardia e si sono arrampicati sui muri e sulle cupole della fortezza, issando le loro bandiere accanto a quella nazionale – ce ne sono diverse che spiccano sulla facciata del Forte rosso – e infine sostituendo quest’ultima. Solo dopo qualche ora la polizia è riuscita a farli uscire.
Shameful View on Republic Day.
These people can't be farmers and can't be true Indian.
Government should take some strict action against them. #FarmersProtests #FarmersProtestHijacked #FarmersTractorParade @narendramodi @AmitShah @nstomar @aajtak @ABPNews @sardanarohit pic.twitter.com/zmdU2B7iqe— Sarang Saraf (@sarang_02) January 26, 2021
Gli altri maggiori scontri, e più violenti, sono avvenuti a circa 4 chilometri dal Forte rosso, nei pressi della stazione della metropolitana ITO, un importante snodo della città. Anche qui la polizia ha usato gas lacrimogeni e manganelli contro i protestanti, che hanno tirato pietre e danneggiato alcuni bus e altri veicoli incontrati. Secondo i corrispondenti della BBC sul posto, i contadini erano più dei poliziotti. Dalle immagini sembrerebbe che i contadini abbiano tentato di investire gli agenti con i trattori. I media locali hanno riferito che ci sono stati molti feriti da entrambe le parti e che almeno uno dei contadini è morto.
WARNING: GRAPHIC CONTENT – Indian farmers protesting against agricultural reforms raced tractors up and down the streets of the capital and clashed with police who fired tear gas on them https://t.co/XwsvMfiuVb #FarmersProtests pic.twitter.com/MfB5suBGm2
— Reuters (@Reuters) January 26, 2021
Molti contadini si trovano nei pressi di Delhi ormai da mesi: a fine novembre i leader delle proteste avevano organizzato uno sciopero a cui avrebbero aderito 250 milioni di lavoratori, e avevano deciso di marciare in centinaia di migliaia verso la città il 26 novembre. Da quel giorno numerosi manifestanti – secondo il New York Times diverse migliaia – dormono e vivono in centinaia di rimorchi attaccati a trattori allineati per diversi chilometri su tre diverse importanti strade che collegano Delhi agli stati vicini. Almeno 4 agricoltori si sono suicidati e molti altri sono morti per via del freddo e della scarsità di cibo.
In India gli agricoltori costituiscono quasi la metà di tutta la popolazione (650 milioni) e le proteste erano iniziate dopo che lo scorso 20 settembre, senza alcuna consultazione preventiva con le organizzazioni agricole, il governo aveva fatto approvare dal Parlamento tre leggi per liberalizzare la vendita dei prodotti agricoli e andare nella direzione di un mercato unico. I contadini e i commercianti avrebbero così avuto la libertà di vendere e acquistare senza vincoli di prezzo: non più soltanto sui mercati regolamentati dallo stato (i cosiddetti mandis) e nelle sedi fisiche previste dalle varie legislazioni statali, ma con il coinvolgimento diretto anche dei privati.