Cosa sappiamo della morte di Luca Ventre a Montevideo
E soprattutto cosa ancora non sappiamo della storia del 35enne morto dopo aver scavalcato il cancello dell'ambasciata italiana nella capitale dell'Uruguay
La morte del 35enne italiano Luca Ventre, avvenuta il primo gennaio nell’ambasciata italiana a Montevideo, capitale dell’Uruguay, è ancora una vicenda con molti elementi poco chiari e diverse cose che non tornano. L’ambasciata, nella quale Ventre era entrato scavalcando un cancello prima di venire bloccato dagli agenti di sicurezza, aveva inizialmente comunicato la morte dell’uomo il 2 gennaio. Ma col passare dei giorni le ricostruzioni giornalistiche hanno fatto emergere vari dubbi e incongruenze rispetto alla versione ufficiale, alimentati dalle testimonianze dei suoi familiari e dai filmati delle telecamere dell’ambasciata.
Ma ad essere un mistero al momento non è soltanto la dinamica della morte, ma anche cosa ci facesse Ventre la mattina del primo gennaio nell’ambasciata, perché avesse scavalcato il cancello, e perché nei giorni precedenti avesse detto ai familiari di sentirsi in pericolo di vita.
Ventre era originario della Basilicata, viveva in Uruguay dal 2012 e aveva una figlia di 6 mesi. La maggior parte della sua famiglia risiede a Senise, un piccolo paese in provincia di Potenza, ma non il padre, anche lui in Uruguay da diverso tempo. La sua famiglia ha alcune attività imprenditoriali nel paese, dalla ristorazione all’importazione di prodotti alimentari italiani. Secondo la prima versione ufficiale, Ventre è morto all’Hospital de Clinicas di Montevideo, dove era stato portato da agenti della polizia dopo che era stato arrestato nella sede dell’ambasciata italiana.
Cercava rifugio nell'ambasciata italiana di Montevideo in Uruguay, i video di sorveglianza riprendono gli ultimi istanti di vita di Luca Ventre, 35 anni. "Luca aveva paura, si sentiva braccato", dice al #Tg3 il fratello. pic.twitter.com/ZhF37HfaFh
— Tg3 (@Tg3web) January 24, 2021
Già nel primo comunicato dell’ambasciata si spiegava che Ventre, la mattina del primo gennaio, si era arrampicato per scavalcare il muro dell’edificio, che in quei giorni era chiuso per le festività. Da pochi giorni si sa con maggiore certezza che questo dovrebbe essere avvenuto alle 7:04, grazie ai filmati delle telecamere di sorveglianza all’esterno del palazzo, che mostrano Ventre uscire da un’automobile con una borsa in mano e poi scavalcare.
Qualche minuto dopo, nelle riprese delle telecamere del cortile interno si vede di nuovo Ventre, ancora con una borsa in mano, che cerca di scavalcare, questa volta per uscire. Mentre è già arrampicato sulla parete, viene fermato da due persone: secondo una nota del ministero degli Esteri italiano si tratta di un uomo di una società di vigilanza locale e di un agente della polizia uruguaiana «deputato alla protezione delle sedi diplomatiche».
Una volta fatto scendere dai due uomini, Ventre non oppone resistenza: prima si inginocchia con le mani dietro la schiena, poi viene immobilizzato a terra. Alle 7:08 si vede l’uomo della sicurezza prendere la pistola del poliziotto e allontanarsi col telefono all’orecchio. Il video è composto in alcune parti da fermi immagine che non chiariscono a pieno la dinamica, ma il sito Fanpage, tra i primi ad indagare la vicenda, ha spiegato così la successione degli eventi: il poliziotto mette il braccio sul collo di Ventre, che si muove, come se provasse a liberarsi. Poi dalle 7:18 non si vedono più suoi movimenti per diversi minuti, mentre il braccio del poliziotto continua a premergli sul collo. Alle 7:40 si apre il cancello dell’ambasciata e Ventre viene trascinato a peso morto da altri due agenti (questo invece si vede con maggiore chiarezza).
Le immagini successive sono quelle delle telecamere all’esterno dell’ospedale, in cui si vede Ventre trasportato su una carrozzina. Uno dei poliziotti gli tiene la testa, un altro gli regge la gamba sinistra: quando la lascia si vede un movimento, ma non è possibile distinguere se si tratti di una reazione volontaria oppure no.
Intervistato dal Tg3, Fabrizio Ventre, fratello di Luca, ha spiegato che il 31 dicembre il fratello gli aveva detto al telefono di sentirsi in pericolo di vita e di voler rientrare al più presto in Italia, ipotizzando che fosse all’ambasciata per motivi di visti, e che non si aspettasse di trovarla chiusa. «Si sentiva braccato da qualcuno, però non mi ha dato ulteriori dettagli», ha detto Fabrizio Ventre.
Alcuni passaggi delle immagini a disposizione sono difficili da ricostruire e nelle versioni pubblicate dai media non tutto combacia: il Tg3, per esempio, dice che Ventre è entrato in ambasciata alle 7:14, Fanpage dice alle 7:04. Il secondo orario ha più senso, dato che le immagini successive – quelle all’interno del cortile dell’ambasciata – si collocano dalle 7:05 in poi. Inoltre, secondo Fanpage, Ventre sarebbe stato portato fuori dall’ambasciata intorno alle 7:40 (e anche il fratello sostiene che sia avvenuto alle 7:44), mentre nelle riprese girate fuori dall’ospedale sono indicate in sovrimpressione le 7:41. L’ospedale si trova a circa 3,5 chilometri dall’ambasciata. Potrebbe in ogni caso essere un semplice errore nella visualizzazione dell’orario di una delle telecamere. In ogni caso la successione degli eventi è piuttosto chiara, e tutto si svolge in una quarantina di minuti al massimo.
Secondo Fanpage, le versioni dei due agenti che lo hanno portato in ospedale sono discordanti: uno dice che Ventre si era svegliato improvvisamente in macchina e si era comportato in modo violento, e che per questo sarebbe stato necessario somministrargli dei farmaci e metterlo su una carrozzina. L’altro invece ha sostenuto che Ventre fosse cosciente solo in parte, che abbia avuto convulsioni e i sintomi di un arresto cardiaco in corso.
Fanpage ha potuto consultare anche le testimonianze e le trascrizioni degli interrogatori di medici e infermieri che erano di turno nell’ospedale: una dottoressa ha sostenuto che Ventre fosse già morto, quando le era stato affidato alle 8:06; un’infermiera ha detto che Ventre era arrivato in ospedale con le convulsioni ed era poi andato in arresto cardiaco. Il padre di Ventre, che è residente in Uruguay, era stato avvisato solo diverse ore dopo del fatto che il figlio fosse in ospedale ferito, quando con ogni probabilità era già morto.
Nel primo referto dell’autopsia, pubblicato sempre da Fanpage, si legge che le lesioni superficiali sul corpo non sono sufficienti a spiegare le cause della morte e saranno necessari altri esami. La famiglia intanto ha chiesto che venga fatta un’autopsia in Italia.
Il ministero degli Esteri ha fatto sapere di aver messo i filmati ripresi dalle telecamere dell’ambasciata a disposizione delle due magistrature, italiana e uruguaiana, che hanno aperto le rispettive inchieste.