La scommessa della Fiorentina su Aleksandr Kokorin
L'attaccante russo ha passato il 2019 rinchiuso nella sperduta prigione di Belgorod: ora cercherà di rilanciarsi nel campionato italiano
Dopo un inizio di stagione più complicato del previsto, la Fiorentina di Cesare Prandelli è tra le società di Serie A che nella finestra invernale del calciomercato hanno più bisogno di rinforzarsi. Il suo primo acquisto è stato ufficializzato lunedì ed è un giocatore con una storia particolare: l’attaccante russo Aleksandr Kokorin, acquistato per circa 4 milioni di euro dallo Spartak Mosca, club con il quale è tornato a giocare tra i professionisti dopo quasi un anno passato in carcere per una condanna per aggressione che in Russia ha fatto molto discutere.
Kokorin oggi ha quasi trent’anni. Da giovane era considerato una delle più grandi promesse del calcio russo, come lo definì all’epoca anche Fabio Capello, l’allenatore che nel 2012 lo fece diventare titolare in nazionale. Nonostante le aspettative, la sua carriera è rimasta sempre relegata a una dimensione nazionale, tra Dinamo Mosca e Zenit San Pietroburgo, anche a causa di atteggiamenti sopra le righe e comportamenti poco professionali che non lo hanno reso un calciatore particolarmente amato. Per questi stessi motivi, nel 2018 la sua carriera sembrò vicina alla conclusione quando venne accusato di aver aggredito un funzionario ministeriale e un autista in pieno giorno nel centro di Mosca. Con lui vennero accusati anche il compagno di nazionale Pavel Mamaev, il fratello minore Kirill e una quarta persona.
Secondo gli atti, un lunedì mattina di ottobre, dopo aver passato la notte in un locale nella zona nord-orientale di Mosca, Kokorin e Mamaev vennero rimproverati da un autista perché tiravano calci e pugni a delle automobili parcheggiate. I due risposero ai rimproveri aggredendo l’autista lungo il marciapiede di una strada trafficata provocandogli danni cerebrali, traumi facciali e cranici. Ancora alterati dalla serata precedente, vennero nuovamente ripresi in un bar per i loro comportamenti sopra le righe, questa volta da un funzionario del ministero del commercio, che fu colpito con pugni e con una sedia lanciatagli addosso, e insultato per le sue origini kazake.
Furono ripresi da svariate telecamere di sorveglianza e i video fecero rapidamente il giro di social network e notiziari russi, diventando per giorni uno dei temi più discussi in Russia. La polizia di Mosca indagò i due per aggressione e ordinò la loro carcerazione preventiva, mentre sui media venivano chieste pene esemplari. A maggio dell’anno successivo Kokorin e Mamaev, che si scusarono e ammisero le colpe, vennero condannati rispettivamente a diciannove e diciotto mesi di carcere da una sentenza che accolse pienamente le richieste del pubblico ministero. Già in carcere da ottobre, in seguito alla sentenza Kokorin dovette scontare otto mesi mentre Mamaev sette.
Entrambi scontarono la maggior parte delle loro pene nella sperduta colonia penale di Belgorod, tra i boschi al confine con l’Ucraina, venendo spesso ripresi a giocare a calcio con gli altri detenuti. Furono scarcerati con la condizionale dopo quasi un anno di reclusione, il 17 settembre 2019. Nello stesso giorno lo Zenit San Pietroburgo prolungò il contratto di Kokorin — precedentemente sospeso — ma non potè farlo giocare perché la federazione proibì la sua registrazione come membro della squadra. Ancora in libertà vigilata per i mesi restanti della pena, venne quindi mandato in prestito al Sochi — squadra di prima divisione in lotta per evitare la retrocessione — in una sorta di punizione imposta dai vertici del calcio russo.
A Sochi ha giocato fino allo scorso luglio, dopodiché lo Zenit lo ha liberato. All’inizio della stagione in corso è stato ingaggiato dallo Spartak Mosca, dove ha messo insieme una decina presenze. Ora che è a Firenze si aggiungerà al reparto offensivo per risolvere la carenza di gol che finora ha bloccato la squadra nella metà bassa della classifica.