Più di tremila arresti per le proteste in Russia
Di cui 1.320 solo a Mosca, dove si è tenuto il corteo più partecipato: le persone fermate rischiano anni di carcere a causa delle severe leggi che proteggono i poliziotti
Ieri in tutta la Russia si sono tenute estese e partecipate manifestazioni di protesta contro il governo autoritario di Vladimir Putin e l’arresto del dissidente Alexei Navalny, avvenuto domenica scorsa di ritorno dalla Germania dove nei mesi scorsi era stato curato per un avvelenamento ordinato secondo lui – e secondo molte ricostruzioni – dai servizi di sicurezza russi. Nonostante le manifestazioni non fossero state autorizzate dal governo, la partecipazione è stata molto più ampia di quanto ci si attendesse: si sono registrate proteste in almeno 109 città in tutta la Russia. Un po’ ovunque le forze dell’ordine hanno represso le proteste con la forza: secondo il sito OVD-Info, che monitora gli arresti durante le manifestazioni dell’opposizione, alla fine della giornata sono stati arrestati 3.324 manifestanti.
A Mosca secondo la polizia hanno partecipato alle proteste circa 4.000 persone. Un calcolo di Reuters ha stimato che fossero almeno dieci volte di più. «La folla si estendeva per chilometri in tutte le direzioni dalla centrale Piazza Pushkin», ha scritto il Financial Times, «ingolfando i marciapiedi e bloccando il traffico». Sempre a Mosca ci sono stati gli scontri più violenti con le forze dell’ordine, che a un certo punto sono anche state prese di mira con palle di neve.
Alla fine della giornata la polizia ha arrestato 1.320 manifestanti, fra cui anche la moglie di Navalny, Yulia Navalnaya, rilasciata poche ore dopo. Gli arrestati rischiano di ottenere condanne di diversi anni di carcere, dato che in Russia sono previste pene altissime per chi attacca le forze dell’ordine, anche per legittima difesa. «Colpire un poliziotto è un reato», ha ricordato minacciosamente la tv di stato durante le proteste: «sono stati girati centinaia di video che contengono le facce dei manifestanti».
Secondo il Guardian non si vedevano proteste così partecipate ed estese dal 2012, quando si registrarono brogli e irregolarità durante le elezioni presidenziali vinte da Vladimir Putin. I giornalisti che si occupano di Russia hanno fatto notare che manifestazioni di protesta si sono tenute anche in piccole e remote città della Siberia, e persino sull’isola di Sachalin, a pochi chilometri dal Giappone, dove centinaia di persone si sono radunate davanti all’ufficio del governo locale gridando in coro «Putin è un ladro». Decine di persone hanno protestato a Yakutsk, nella Russia centrale, nonostante ieri la temperatura avesse raggiunto i -50 °C.
This pro-Navalny protest in Yakutsk in the negative 50C absolutely blows my mind pic.twitter.com/1vnTqxUvtT
— Bakhti Nishanov (@b_nishanov) January 23, 2021
Ufficialmente né il governo né Putin hanno commentato le proteste. L’unico comunicato stampa diffuso ieri celebrava la carriera di Larry King, storico presentatore della CNN morto a 87 anni. I collaboratori di Navalny invece hanno ringraziato più volte i manifestanti: «se Putin pensa che il peggio sia passato è un ingenuo e si sbaglia di grosso», ha detto in un video pubblicato su YouTube Leonid Volkov, una delle persone più vicine a Navalny.