L’ultima volta che Milano si giocò uno Scudetto
Esattamente dieci anni fa: l'Inter era campione di tutto, il Milan riuscì a riportarla a terra con l'ultima impresa della sua generazione migliore
Inter e Milan sono in testa alla classifica di Serie A da inizio stagione. A circa metà campionato, tra loro e le inseguitrici —Roma, Juventus e Napoli — ci sono dai sei ai dieci punti di distacco. Domenica pomeriggio giocheranno a San Siro il terzo e ultimo derby milanese di questa stagione, probabilmente quello decisivo.
Nonostante facciano di Milano la città più titolata del calcio italiano e una fra le più premiate al mondo, in 118 edizioni del nostro campionato Milan e Inter hanno concluso ai primi due posti della classifica soltanto in sei occasioni. Sono inoltre passati esattamente dieci anni dall’ultima volta che si sono ritrovate favorite per la vittoria dello Scudetto: era la stagione 2010/2011 e a vedere come andarono le cose sembra sia passata una vita.
L’Inter era campione d’Italia e d’Europa, e a dicembre del 2010 lo sarebbe diventata anche del mondo. Il Milan, dopo la Champions League vinta nel 2007, aveva assistito alle vittorie dei rivali per tre anni di fila, ma si era fatta trovare pronta in una stagione in cui l’Inter sarebbe stata messa alla prova dall’assenza di José Mourinho, ingaggiato dal Real Madrid e rimpiazzato dallo spagnolo Rafa Benitez, e dal rischio ipotizzato di ritrovarsi con una squadra stanca e appagata dai successi. Le ambizioni del Milan, affidato al promettente allenatore del Cagliari, Massimiliano Allegri, furono confermate soprattutto da due operazioni concluse verso la fine della finestra estiva del calciomercato con cui l’allora amministratore delegato Adriano Galliani acquistò Zlatan Ibrahimovic dal Barcellona e il brasiliano Robinho dal Manchester City. L’Inter decise invece di rimanere con la squadra dell’anno precedente, a cui integrò soltanto alcuni giovani, tra cui il brasiliano Coutinho.
La stagione dell’Inter iniziò con una vittoria contro la Roma nella Supercoppa italiana che servì soprattutto a confermare la tenuta della squadra. L’inizio di campionato fu altrettanto buono, ma le prime difficoltà si notarono nei gironi di Champions League e in autunno nei primi punti persi in campionato. Il Milan fece l’opposto. Iniziò male la stagione, perdendo a Cesena e Parma e pareggiando contro Catania e Lazio, ma successivamente iniziò a ingranare e a mostrarsi come squadra solida e pragmatica, sorretta da una formidabile coppia di difensori formata da Thiago Silva e Alessandro Nesta e dai gol di Ibrahimovic, Robinho e Pato. Alla dodicesima giornata vinse il derby di andata proprio grazie a un gol su rigore dell’ex interista Ibrahimovic.
Dalla sconfitta nel derby il campionato dell’Inter iniziò a complicarsi seriamente, ma a dicembre la squadra volò negli Emirati Arabi Uniti per disputare il Mondiale per club, torneo dal quale sperava di trovare le forze per invertire l’andamento. Negli Emirati l’Inter divenne effettivamente campione del mondo, ma i problemi erano più radicati di quanto sembrassero. I rapporti tra i giocatori e Benitez erano pessimi, per come quest’ultimo aveva gestito la transizione al suo arrivo e per come si era posto nei confronti di alcuni giocatori particolarmente legati a Mourinho. Da parte sua, Benitez rimproverava alla società di non aver ricevuto un sostegno adeguato, a partire dal mercato.
In una situazione relativamente tranquilla e con un gruppo più unito, il Milan approfittò della sosta invernale per rinforzarsi, e lo fece bene. Ronaldinho, ormai lontano dai livelli di un tempo e quasi inutilizzato, tornò in Brasile e fu rimpiazzato da un Antonio Cassano che alla Sampdoria si era completamente ritrovato come calciatore. A un centrocampo già solido ma segnato dagli infortuni di Pirlo e Mathieu Flamini fu aggiunto l’esperto olandese Mark van Bommel, proveniente dal Bayern Monaco, che si rivelò una scelta più che azzeccata. Anche l’Inter si rinforzò, puntando però più sui numeri che sulla qualità: arrivarono Giampaolo Pazzini, Andrea Ranocchia, Yuto Nagatomo e Houssine Kharja, ma soprattutto un nuovo allenatore: l’ex milanista Leonardo, per la sorpresa di molti.
Con Leonardo l’Inter si riprese sostenuta dai gol di Samuel Eto’o, tornato a fare il vero e proprio centravanti dopo i sacrifici difensivi chiesti da Mourinho. Recuperò ben 19 punti in classifica fino al derby decisivo del 2 aprile. A San Siro, al primo minuto di gioco il Milan andò in vantaggio con Pato. Poi, all’inizio del secondo tempo, il difensore dell’Inter Christian Chivu si fece espellere per un fallo da ultimo uomo. In superiorità numerica e in vantaggio di un gol, il Milan segnò ancora due volte, prima con Pato e nei minuti finali con Cassano. Da un possibile primo posto, l’Inter scivolò a cinque punti di distacco con sette giornate alla fine del campionato. Il Milan non perse più e il 7 maggio a Roma vinse matematicamente il suo diciottesimo Scudetto, togliendo dopo cinque anni il titolo di campione d’Italia all’Inter e raggiungendola a quota diciotto Scudetti.
Per il Milan fu uno Scudetto particolarmente significativo non solo per averlo tolto all’Inter, ma anche perché rappresentò l’ultima grande vittoria della sua generazione migliore, quella composta da Gennaro Gattuso, Andrea Pirlo, Massimo Ambrosini, Clarence Seedorf e Filippo Inzaghi, che negli anni precedenti, insieme a tanti altri — su tutti l’ex capitano Paolo Maldini — avevano vinto tutto il possibile. Fu anche l’ultimo Scudetto sotto la proprietà di Silvio Berlusconi, che due stagioni dopo cominciò a ridurre il suo impegno nella società.
Nel frattempo, in Francia, il Paris Saint-Germain da poco diventato proprietà della ricchissima famiglia reale qatariota si apprestava a incidere profondamente nel futuro delle due squadre e di tutto il campionato italiano, mostrandone le vulnerabilità dovute principalmente alla crisi economica e al decadimento del torneo. Nell’estate del 2011 convinse Leonardo a lasciare l’Inter per diventare il suo direttore sportivo, cosa che destabilizzò ulteriormente una società sommersa dai debiti e bloccata dalle nuove norme finanziarie della UEFA. Nella successiva finestra di calciomercato privò l’Inter di un giocatore fin lì indispensabile come Thiago Motta, senza il quale la squadra sprofondò in classifica. In poco tempo a Parigi finirono i migliori giocatori della Serie A di quel periodo: Edinson Cavani e Ezequiel Lavezzi dal Napoli, Javier Pastore dal Palermo e soprattutto Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva, senza i quali il Milan si avviò come l’Inter verso un lungo ridimensionamento.
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