Domani in tutta la Russia ci saranno manifestazioni per Navalny
Ma le autorità stanno cercando in ogni modo di vietarle: diversi suoi collaboratori sono stati arrestati e sono stati bloccati i siti internet in cui venivano diffuse informazioni sulle proteste
Sabato 23 gennaio sono previste in tutta la Russia manifestazioni per chiedere la scarcerazione di Alexei Navalny, il più noto oppositore del presidente russo Vladimir Putin. Le autorità russe stanno cercando in ogni modo di vietare le proteste di sabato, che giudicano illegali, dando avvertimenti ad attivisti e oppositori in tutto il paese, bloccando i siti in cui si invitano le persone a scendere in piazza e arrestando alcuni dei collaboratori più stretti di Navalny.
Era stato lo stesso Navalny a invitare i suoi sostenitori alla protesta, in un video su YouTube pubblicato poco dopo che era stato arrestato al suo rientro nel paese. «Non abbiate paura. Prendete le strade. Non fatelo per me, fatelo per voi stessi e per il vostro futuro», aveva detto.
Navalny era tornato in Russia il 17 gennaio, dopo 5 mesi trascorsi in Germania per curarsi dall’avvelenamento che, secondo molte ricostruzioni, sarebbe da attribuire ai servizi di sicurezza russi. Appena atterrato a Mosca era stato arrestato ed è tuttora in custodia cautelare in carcere, in attesa di un’udienza che dovrà valutare l’accusa secondo la quale Navalny avrebbe violato gli obblighi di una precedente sentenza detentiva.
Nei giorni successivi al suo ritorno, la Fondazione per la lotta alla corruzione (FBK, dall’acronimo russo), organizzazione guidata da Navalny, ha pubblicato online un’inchiesta dettagliata accusando Vladimir Putin di essersi fatto costruire un enorme e lussuoso palazzo sulla costa del mar Nero. Nell’inchiesta si sostiene che il palazzo, definito «il più grande atto di corruzione del mondo», sia costato 1,1 miliardi di euro e che sia stato finanziato almeno in parte con fondi illeciti. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha respinto le accuse definendole «un disco rotto».
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Intanto le forze dell’ordine hanno emesso divieti di partecipazione alle manifestazioni per decine di persone in tutto il paese, sostenitori di Navalny, dipendenti della FBK e giornalisti, affermando l’illegalità delle proteste organizzate per sabato. Tra il 20 e il 21 gennaio sono stati arrestati diversi collaboratori stretti di Navalny: la portavoce Kira Yarmysh, l’avvocata Lyubov Sobol (che gestisce il canale YouTube di Navalny), l’avvocato della FBK Vladlen Los e Georgy Alburov, che fa parte del dipartimento investigativo della FBK.
All’avvocato Los, che è cittadino bielorusso, è stato ordinato di lasciare il paese entro il 25 gennaio, con un divieto di rientrare in Russia per 2 anni e mezzo. Quando un avvocato di un’organizzazione per i diritti umani ha provato ad andarlo a trovare alla stazione di polizia, è stato attaccato da un poliziotto. Gli altri tre collaboratori arrestati sono accusati di incitamento a proteste non autorizzate. Anche altri sostenitori e collaboratori che avrebbero voluto partecipare alle manifestazioni sono stati arrestati in diverse città del paese.
Il procuratore generale russo ha ordinato alla Roskomnadzor, l’agenzia di censura statale, di bloccare i siti web in cui si chiedeva di partecipare alle manifestazioni del 23 gennaio. La Roskomnadzor ha anche imposto a TikTok e VK – un altro social network molto popolare in Russia – di rimuovere i contenuti che incitino i minori a partecipare alle proteste. In generale i social network sono stati minacciati di pesanti multe se consentiranno la diffusione di questo genere di informazioni ai minori.
Giovedì, in risposta all’arresto di Navalny, il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione in cui chiedeva agli stati dell’Unione di rafforzare le sanzioni contro la Russia e di interrompere i lavori per il completamento del gasdotto Nord Stream 2, quello che dovrebbe trasportare il gas dalla Russia alla Germania fornendo altri 55 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno all’Europa. La risoluzione chiede il rilascio immediato e incondizionato di Navalny.
L’arresto di Navalny è relativo a una presunta violazione dei termini di una condanna della fine del 2014, quando era stato condannato a 3 anni e mezzo di carcere con sospensione della pena per essersi appropriato in maniera indebita di circa 30 milioni di rubli (circa 335mila euro, oggi) da una filiale dell’azienda di cosmetici francese Yves Rocher.
Nel dicembre del 2020, quando Navalny si trovava in Germania ormai da quattro mesi, le autorità russe avevano contestato la violazione dei termini della sua condanna. Se adesso venisse condannato, Navalny potrebbe dover scontare la pena di 3 anni e mezzo, meno i 10 mesi che aveva già trascorso agli arresti domiciliari. La prossima udienza si terrà il 29 gennaio, ma Navalny rimarrà comunque in custodia almeno fino al 15 febbraio.
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