Come funzionano i piani per integrare la pensione
I piani individuali pensionistici sono accessibili a chiunque e si possono aprire anche per i figli, basta sapere a chi rivolgersi
Negli ultimi anni, in Italia, ci sono state numerose modifiche normative che hanno reso molto complessa e varia la gestione delle pensioni. Oggi, molti lavoratori non sanno a che età andranno in pensione e non hanno la certezza che la somma che prenderanno sarà sufficiente a garantire un tenore di vita simile a quello che hanno ora. Oltre che dalle leggi, questo dipende anche dal fatto che il mondo del lavoro e l’approccio dei lavoratori al cosiddetto “posto fisso” sono molto cambiati. Soprattutto tra i più giovani sta crescendo molto l’interesse per le soluzioni assicurative che possano garantire una sicurezza economica anche in condizioni lavorative precarie.
Per questo motivo, si parla sempre di più di previdenza complementare, o integrativa, e nello specifico di piani individuali pensionistici (detti anche Pip), cioè di una forma di assicurazione pensionistica privata che vada a sommarsi alla pensione obbligatoria. Anche se a molti giovani può sembrare presto per pensare alla pensione, la previdenza complementare è un argomento che riguarda soprattutto loro. Molti genitori, addirittura, stanno cominciando ad aprire questi piani per i propri figli piccoli, per approfittare degli sgravi fiscali e per mettere le basi per il loro futuro in attesa che entrino nel mercato del lavoro.
Che cos’è la previdenza integrativa?
Anche se esistono diversi tipi di previdenza integrativa e alcuni aspetti possono non essere di immediata comprensione, il funzionamento generale è in realtà abbastanza semplice: aderire a uno di questi piani significa cominciare a mettere via periodicamente una piccola parte di quello che si guadagna per quando non si lavorerà più. Il vantaggio rispetto al fatto di mettere semplicemente da parte i soldi è che il denaro non viene solo accumulato, ma viene anche investito e fatto maturare nel tempo.
Tutto questo, ovviamente, non cambia il fatto che tutti i lavoratori debbano comunque pagare i contributi obbligatori, cioè quelli che paghiamo allo Stato o alle casse previdenziali e che riavremo sotto forma di pensione. La previdenza complementare è un’opzione facoltativa e su base volontaria, per integrare la pensione che spetta di diritto a tutti i lavoratori — ma che per vari motivi i lavoratori di oggi vivono spesso con incertezza e preoccupazione.
Cos’è un Piano individuale pensionistico (Pip)?
Diversamente dai fondi pensionistici (aperti e chiusi), a cui i lavoratori possono aderire in modo collettivo o tramite contratti fatti dalle aziende per cui lavorano, il piano individuale pensionistico è, come dice la parola, solo individuale e viene costituito nella forma di un contratto di assicurazione sulla vita. Un piano individuale pensionistico di tipo assicurativo può essere aperto da chiunque, a prescindere dalla sua professione: dipendenti pubblici e privati, lavoratori autonomi e liberi professionisti, soci di cooperative e lavoratori a progetto.
Il vantaggio del Pip, ancor più di quello di altri strumenti previdenziali, è quello di offrire una certa flessibilità: per esempio, in momenti di difficoltà come quello che stiamo attraversando, la contribuzione alle forme pensionistiche complementari è libera e può essere sospesa (cosa che invece non vale per la previdenza obbligatoria, salvo in alcuni casi straordinari). Una volta che chi ha sottoscritto il piano pensionistico avrà tutti i requisiti per andare in pensione, l’ente che ha in gestione il piano comincerà a erogare una rendita fissa calcolata sulla base del patrimonio accumulato, che andrà avanti per tutta la vita e si sommerà alla pensione pubblica.
Perché aprire un Pip per i propri figli
Una cosa importante da sapere su questo tipo di piani pensionistici è che possono essere intestati ai familiari a carico dei lavoratori, quindi anche ai figli minorenni. Quella di sottoscrivere piani di previdenza complementare per garantire ai propri figli una sicurezza economica in età avanzata è una tendenza diffusa: il suo vantaggio principale sono le agevolazioni fiscali a cui i genitori che lo fanno hanno accesso nell’immediato (lo spieghiamo bene dopo, nel paragrafo dedicato), ma non è l’unico.
Un altro motivo per cui può essere conveniente aprire un piano pensionistico individuale quando la persona è ancora giovane è che le tasse previste sulla pensione (quando verrà restituita in forma di rendita mensile) saranno più basse sui fondi con più anni: si parte dal 15%, ma col passare degli anni può arrivare fino al 9%. Nel Pip può convergere anche il trattamento di fine rapporto (Tfr), cioè quella somma che spetta ai dipendenti dopo la fine di un rapporto di lavoro. Alla firma del primo contratto di lavoro, quindi, il giovane che ha già un piano pensionistico aperto dai genitori potrà chiedere di destinare il Tfr (che si accumula col passare degli anni di contratto) direttamente lì.
Infine, nel caso in cui gli intestatari del piano decidano di comprare casa o ristrutturarne una, è possibile chiedere un anticipo fino al 75 per cento di quanto si è accumulato, ma per farlo devono essere passati almeno 8 anni dall’apertura della polizza. Anche per questo, prima si comincia meglio è.
A chi rivolgersi?
Diversamente da come avviene con la previdenza sociale, che è gestita da un ente pubblico (l’INPS) o di categoria, e da come avviene con i fondi pensione che possono essere gestiti anche dalle aziende, dalle banche e da altri tipi di società, chi decide di aprire un piano pensionistico complementare deve rivolgersi a un’impresa assicurativa. Tra queste c’è Helvetia, una compagnia di assicurazioni svizzera che esiste dal 1858 e che opera in Italia da più di 70 anni. Tra i suoi servizi, c’è anche Helvetia Aequa, pensato appunto per chi vorrebbe aprire un piano pensionistico individuale.
L’entità del contributo da versare e la periodicità (mensile, bimestrale, trimestrale, fino ad annuale) vengono decisi da chi sottoscrive il piano e possono essere cambiati col passare del tempo. Volendo, è possibile anche fare dei versamenti aggiuntivi, oltre a quelli periodici. Una cosa importante da sapere è che all’interno delle compagnie assicurative, i Pip sono caratterizzati da un patrimonio autonomo e separato all’interno di quello della compagnia assicurativa. Questo vuol dire che le risorse versate dagli aderenti sono tutelate e non possono per esempio essere coinvolte in eventuali procedure di fallimento delle compagnie di assicurazioni.
Inoltre, anche se è vero che generalmente i fondi pensionistici aperti hanno costi inferiori rispetto ai Pip di tipo assicurativo, nel caso di Helvetia Aequa non è prevista l’applicazione di costi al momento dell’adesione o del versamento di ogni futuro contributo.
Dove investire?
Una scelta importante che deve fare chi decide di aprire un piano individuale pensionistico è il tipo di investimenti che verranno fatti con i soldi versati in attesa della pensione. È possibile infatti scegliere investimenti esposti alle variazioni dei mercati finanziari, e quindi più rischiosi ma che possono rivelarsi molto redditizi, oppure investimenti meno rischiosi e con ritorni più contenuti. Secondo il Sole24Ore, che segue da anni i temi legati alla previdenza sociale e complementare, «in genere, è consigliabile orientare gli investimenti al proprio ciclo di vita, collocando il proprio risparmio previdenziale su linee più rischiose in età giovanile (quando il capitale è ancora di importo modesto e vi è tempo per recuperare eventuali rendimenti negativi, ma dove si possono realizzare anche “guadagni” interessanti), spostandosi, negli anni successivi, verso linee bilanciate e poi conservative (a maggior tutela del risparmio accumulato)».
Nel caso di Helvetia Aequa, chi sottoscrive il piano può scegliere tra quattro opzioni di investimento: “HV Previrend” è quella consigliata a chi è prossimo alla pensione e vorrebbe consolidare il proprio patrimonio, “Helvetia Multimanager Flessibile” prevede investimenti azionari e obbligazionari per chi vorrebbe rischiare e ha davanti ancora diversi anni prima della pensione e “Helvetia Multimanager Equity” prevede investimenti esclusivamente azionari. Infine, “Combinazione mista” è la formula per chi vuole dividere il proprio fondo in tre parti e gestire ogni parte con una delle precedenti opzioni.
Tra le altre cose, gli intermediari di Helvetia si occupano anche di dare indicazioni utili a scegliere la linea di investimento più adeguata in relazione alle caratteristiche del cliente e al suo “profilo di rischio”.
Deducibilità fiscale dalle tasse
Per chi decide di aprire un piano pensionistico privato, e in generale per tutte le forme di previdenza complementare, la legge prevede alcuni vantaggi fiscali. I contributi versati dai lavoratori ai piani pensionistici sono infatti deducibili dal reddito complessivo (quello su cui vengono calcolate le tasse che il lavoratore deve pagare allo Stato) fino ad un limite massimo di 5mila euro circa all’anno. Questo significa che sulla somma versata alla previdenza complementare non vengono calcolate le tasse, o meglio, non al momento del versamento: le tasse su quella somma verranno infatti pagate allo Stato quando il contribuente la riavrà indietro sotto forma di pensione complementare.
Inoltre, le tasse da pagare sulle prestazioni che si riceveranno una volta in pensione saranno più basse quanto più sarà alto il numero di anni di partecipazione al fondo pensione. Infine, anche il rendimento maturato negli anni dai soldi investiti sarà tassato meno rispetto ad altre forme di risparmio.
Si può avere un’anticipo?
Dopo 8 anni dall’apertura del piano pensionistico, Helvetia Aequa prevede che si possa prelevare un anticipo dal proprio fondo pari al 30 per cento del totale o fino al 75 per cento nel caso in cui si voglia acquistare o ristrutturare una casa. In caso di spese sanitarie impreviste per gravi situazioni di salute dell’assicurato, del coniuge o dei figli, l’anticipo si può chiedere anche prima di 8 anni e può arrivare fino al 75 per cento di quanto accumulato.
Tuttavia, dai dati della Cassa di vigilanza sui fondi pensione (COVIP) risulta che gli anticipi nel 2019 sono stati in gran parte riferiti a motivi diversi dalle spese sanitarie e dall’acquisto o ristrutturazione della prima casa. Molti sono stati chiesti anche nel 2020: un aspetto che viene ricollegato alla crisi economica dovuta alle restrizioni imposte per contenere la pandemia da coronavirus.