In Irlanda del Nord scarseggiano i prodotti alimentari
Brexit prevede un sacco di controlli e scartoffie per le merci che arrivano dalla Gran Bretagna, e alcuni problemi difficilmente risolvibili
Da quando il Regno Unito ha lasciato l’Unione Europea, il primo gennaio di quest’anno, le principali catene di supermercati hanno segnalato al governo britannico che in Irlanda del Nord si stanno verificando rallentamenti e interruzioni nell’approvvigionamento dei prodotti alimentari. Ritardi del genere erano stati previsti da analisti ed esperti di logistica e scambi commerciali, ma stanno comunque facendo discutere perché il governo britannico di Boris Johnson si era impegnato a ridurre al minimo ogni disagio causato da Brexit.
Per quanto riguarda lo scambio di merci, gli accordi su Brexit prevedono che l’Irlanda del Nord continui a rispettare le regole dell’Unione Europea, e pertanto sia soggetta al nuovo iter burocratico introdotto per il trasporto di merci tra la Gran Bretagna e i vari paesi europei. Questo però ha provocato problemi nella consegna di diversi prodotti, soprattutto quelli alimentari, facendo crescere la preoccupazione per le scorte di cibo disponibili nei prossimi mesi.
In effetti gli accordi presi fra Regno Unito – di cui l’Irlanda del Nord è una regione – e Unione Europea – di cui invece l’Irlanda è uno stato membro – hanno lasciato l’Irlanda del Nord in una condizione ibrida e per certi versi più vicina all’Irlanda, dalla quale si separò nel 1921 e con cui ci furono violenti conflitti fra gli anni Sessanta e Novanta.
Per evitare la costruzione di una barriera fisica al confine con l’Irlanda, che avrebbe provocato quasi sicuramente un aumento delle tensioni, il governo britannico ha accettato di lasciare l’Irlanda del Nord dentro all’unione doganale e al mercato unico europeo, i due pilastri della legislazione che permettono un libero scambio senza dazi né controlli fra i paesi che fanno parte dell’Unione Europea.
Questo però significa che tutti i beni che arrivano dalla Gran Bretagna nell’Irlanda del Nord devono subire gli stessi controlli che verrebbero eseguiti se entrassero in un paese dell’Unione Europea. Sono procedure che richiedono una complessa burocrazia – moduli, certificazioni, permessi – che complica parecchio le operazioni di trasporto delle merci, rallentandole notevolmente.
Rallentamenti del genere rendono complesso, per i grossisti e i negozianti nordirlandesi, utilizzare le rotte commerciali esistenti con le altre regioni del Regno Unito. Per le misure attualmente in vigore se un camion trasporta beni dalla Scozia all’Irlanda del Nord, che distano poche decine di chilometri di mare, prima di entrare in territorio nordirlandese deve esibire i documenti e i certificati resi necessari dall’accordo di Brexit ed essere sottoposto a controlli doganali. Paradossalmente, invece, un camion che trasporta beni provenienti dall’Irlanda del Nord può tranquillamente superare il confine ed imbarcarsi su una nave a Dublino, in Irlanda, e sbarcare a Calais, in Francia, senza particolari controlli o il bisogno di fornire documenti speciali.
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Fino alla fine di marzo è previsto un periodo di tolleranza in cui i «commercianti autorizzati» del Regno Unito, cioè i supermercati e i loro fornitori, sono esonerati da alcune delle pratiche burocratiche previste (grace period): possono cioè scambiarsi prodotti come uova, latte, pesce e carne senza il bisogno di esibire il certificato sanitario rilasciato dopo il controllo delle merci da parte di medici veterinari o personale qualificato. Eppure in Irlanda del Nord hanno già smesso di arrivare diversi prodotti provenienti dalla Gran Bretagna, probabilmente per via di altre complicazioni burocratiche, e così le catene della grande distribuzione hanno già iniziato a prendere provvedimenti: M&S ha smesso di distribuire diverse centinaia di linee di prodotti, mentre Sainsbury’s ha iniziato a vendere prodotti irlandesi per evitare che gli scaffali rimangano vuoti.
I diversi ritardi e le interruzioni nelle consegne dei prodotti alimentari si sono sommati ai rallentamenti delle importazioni che c’erano già stati per via della pandemia da coronavirus.
Le nuove regole stanno creando problemi soprattutto al trasporto dei prodotti biologici, che oltre ai nuovi documenti previsti devono avere un ulteriore certificato di controllo e devono essere registrati in un apposito sistema informatico, ha spiegato BBC. Per via di tutta questa trafila Health made easy, una grande società di distribuzione di prodotti biologici situata a Newcastle, in Inghilterra, non spedisce i propri prodotti in Irlanda del Nord da Natale. Secondo diversi produttori di cibo biologico citati da BBC, altri distributori sono talmente scoraggiati dagli oneri amministrativi e dalla burocrazia che non vogliono più rifornire l’Irlanda del Nord, semplicemente perché non ne vale la pena.
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Di recente è stato istituito un servizio per dare assistenza ai commercianti rispetto alle nuove regole, a cui secondo Seamus Leheny dell’azienda di logistica Logistics UK si sono iscritte più di 30mila aziende. Tra le altre cose, il Financial Times ha spiegato che i rappresentanti delle maggiori catene di supermercati del paese – tra cui Sainsbury’s, Tesco UK, M&S e Asda – hanno chiesto al governo britannico di iniziare una «discussione aperta» affinché venga trovata «una soluzione sul lungo periodo», perché secondo loro alla fine del grace period le cose potrebbero peggiorare ulteriormente.
Un portavoce del governo britannico ha detto che è stata formata una squadra di esperti che «collaborerà coi supermercati, col settore alimentare e con le autorità nordirlandesi per trovare il modo di ottimizzare il traffico delle merci». Lo stesso portavoce sostiene che «il grace period per i supermercati e i fornitori sta funzionando bene e che tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord le merci continuano a essere trasportate in maniera efficace».
Secondo Aodhan Connolly del Consorzio di commercianti dell’Irlanda del Nord le preoccupazioni per l’approvvigionamento di prodotti alimentari sono «eccessive». Connolly ha spiegato che in media un supermercato di grandi dimensioni ha dalle 40mila alle 50mila linee di prodotto e adesso nei negozi ne mancano soltanto alcune centinaia: secondo lui la situazione migliorerà a poco a poco.