Il governo ha la fiducia, ma poca

Con i 156 voti di ieri al Senato il governo è rimasto in piedi, ma con numeri precari: che cosa succede adesso?

(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
(ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Martedì sera il governo guidato da Giuseppe Conte e sostenuto dal Movimento 5 Stelle e dal Partito Democratico ha ottenuto la fiducia del Senato, dopo che due giorni fa l’aveva raccolta alla Camera, durante un importante passaggio della crisi politica innescata dalla scelta di Italia Viva – il partito di Matteo Renzi – di uscire dal governo. Come previsto da giorni, però, al Senato Conte ha ottenuto 156 voti, un numero di voti inferiore alla maggioranza assoluta di 161, ritenuta da molti la soglia minima per governare con una certa tranquillità.

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La maggioranza ha fatto sapere che nei prossimi giorni intende allargare il sostegno al governo per raggiungere la maggioranza assoluta al Senato e numeri più solidi alla Camera, ma al momento non è chiarissimo se ci riuscirà. Diversi osservatori credono che il passaggio in Parlamento di lunedì e martedì, con cui per il momento è rientrata la crisi politica, sia stato soltanto il primo capitolo di un periodo complicato per il governo, che al momento ha numeri assai risicati, seppur non inediti nella storia italiana recente, con i quali rischierà di andare in minoranza in ogni momento. L’impressione è che Conte debba necessariamente riuscire nell’operazione di allargare la maggioranza, altrimenti il voto di ieri avrà soltanto rimandato la crisi. Nei prossimi giorni potrebbe riuscire a farlo sfruttando i posti di governo lasciati liberi dalle dimissioni delle ministre Bellanova, Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto, sfruttando poi la delega ai servizi segreti, che Conte ha deciso di lasciare, e, scrivono oggi i giornali, anche qualche possibile spacchettamento dei singoli ministeri.

Le strade davanti a Conte e alla maggioranza sembrano due: riaprire le trattative con Italia Viva – che ieri si è astenuta nonostante due discorsi durissimi di Renzi e della capogruppo in Senato, l’ex ministra Teresa Bellanova – per ottenere l’appoggio del gruppo intero o di singoli parlamentari contrari alla prospettiva di andare all’opposizione, oppure cercare il consenso del centrodestra più moderato, dall’UDC a Forza Italia passando da “Cambiamo”, il partito del presidente della Liguria Giovanni Toti.

Da giorni Conte ritiene più percorribile la seconda. Al momento però i partiti coinvolti negano di voler sostenere il governo, e i voti in dissenso alla linea concordata con tutto il centrodestra sono stati appena due (i senatori di Forza Italia Mariarosaria Rossi e Andrea Causin, prontamente espulsi pochi minuti dopo aver votato la fiducia).

Diversi commentatori hanno fatto notare che nonostante la soglia della maggioranza assoluta al Senato sembri distante appena cinque seggi, il sostegno del governo è assai più fragile: ieri hanno votato a favore della fiducia anche tre senatori a vita spesso assenti dal dibattito parlamentare (Mario Monti, Liliana Segre ed Elena Cattaneo) oltre a una serie di fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle difficilmente controllabili. Con l’uscita di Italia Viva dal governo, la maggioranza ha anche perso il controllo di importanti commissioni parlamentari al Senato, fra cui quelle che si occupano del Bilancio e degli Affari costituzionali, da cui dovrebbero passare rispettivamente il piano per ottenere i fondi del cosiddetto Recovery Fund e la nuova legge elettorale annunciata da Conte.

Per queste ragioni il centrodestra ha chiesto le dimissioni di Conte e chiesto un colloquio al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per fargli presente la nuova debolezza del governo. «Un governo che non ha i numeri in Senato dovrebbe portare l’Italia fuori dalla crisi?», si è chiesto ieri su Twitter il leader della Lega Matteo Salvini.

I retroscena pubblicati oggi dai giornali raccontano che Conte non ha intenzione di dimettersi e che nei prossimi giorni continuerà a cercare nuovi consensi per il governo, soprattutto al Senato. «Il piano è tirare dritto, mostrando di non sentire le grida indignate delle opposizioni», scrive il Corriere della Sera:

E poi? Stamattina un vertice di maggioranza, lavorare per far approvare Recovery Fund e scostamento di bilancio e, da qui a fine febbraio, dare la caccia ai responsabili per allargare la maggioranza relativa con cui ha salvato il suo governo dalla «irresponsabilità di Renzi». […] Se tra un paio di settimane i numeri non saranno lievitati, Conte dovrà arrendersi a salire al Colle.

I giornali danno per certo che Conte vedrà Mattarella già nelle prossime ore per aggiornarlo sulla crisi. Non è chiaro se dopo l’incontro verrà diffuso un comunicato.