Quanto vendono i quotidiani rispetto a sette anni fa
Sempre meno, come avviene ogni anno, ma con discontinuità tra le diverse testate in questo 2020 anomalo
L’annuale consuntivo nella variazione delle diffusioni dei quotidiani pubblicato dal Post quest’anno fa i conti non solo con le variazioni sul periodo maggiore (sette anni: prendemmo il 2013 come riferimento la prima volta), ma anche rispetto all’anno passato: il 2020 ha avuto anomalie anche in questo campo e ci è sembrato utile aggiungere questo dato.
Sono i più recenti dati ADS di “diffusione” dei quotidiani (ovvero le copie messe in circolazione, cartacee e digitali, che comprendono le vendite in edicola, gli abbonamenti e le distribuzioni gratuite), relativi al mese di novembre 2020 e confrontati con lo stesso mese del 2013 e del 2019. La tabella grafica delle prime posizioni è un’elaborazione di quella pubblicata mensilmente da Prima Comunicazione: per le posizioni successive abbiamo incluso i primi cinquanta quotidiani. Tutto questo mostra ancora numeri alla mano e in maniera piuttosto palese lo straordinario declino di circolazione dei quotidiani anche soltanto nel passato più recente: nel 2013 la crisi era già avviata da tempo e i numeri di allora erano già molto inferiori a quelli di solo cinque o dieci anni prima.
Più in particolare sul 2020 si notano alcune cose (molte delle quali sono raccontate più in dettaglio ogni settimana nella newsletter del Post Charlie, dedicata al “dannato futuro dei giornali”): il crollo dei quotidiani sportivi, i più danneggiati per la sospensione di campionati e tornei; le contenute perdite di Avvenire nella sua condizione unica di crescita, che spiegammo qui; il minor declino del Corriere rispetto a Repubblica, tra i due maggiori quotidiani rivali; gli ottimi risultati del Fatto nel 2020 (ne avevamo scritto su Charlie, appunto); la “tenuta” nel 2020 del Sole 24 Ore e del Giornale, unici tra i quotidiani maggiori; il sorpasso della Verità ai danni di Libero; i grossi cali dal 2019 del Messaggero a Roma e del Giorno a Milano. Il Foglio non è registrato dai dati ADS.
Ricordiamo che alcune delle testate in questione ricevono contributi pubblici diretti (per esempio Dolomiten, ItaliaOggi e lo stesso Libero). E anche che stiamo parlando di copie digitali e cartacee del “giornale”, non di lettori dei contenuti sui siti web (i numeri dei quotidiani sportivi invece si riferiscono alle edizioni non del lunedì).